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In previsione della ventottesima edizione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop28), che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, Amnesty International ha espresso preoccupazione per il rischio che chi vi parteciperà, compresi i difensori dei diritti umani, possano subire attacchi informatici tramite spyware.
Negli Emirati Arabi Uniti le tecnologie di sorveglianza sono uno strumento utilizzato da tempo per reprimere il dissenso e limitare la libertà di espressione.
Ahmed Mansoor, soprannominato ‘l’ultimo difensore dei diritti umani’ degli Emirati Arabi Uniti, è stato vittima, prima del suo arresto nel 2017, di attacchi informatici resi possibili da aziende di sorveglianza.
“Per garantire il diritto alla privacy e alla riunione pacifica, gli Emirati Arabi Uniti dovranno astenersi dalla sorveglianza tecnologica illecita dei partecipanti alla Cop28 e consentire loro di scaricare app come Signal per una comunicazione sicura e criptata”, ha dichiarato Rebecca White, referente campagne del team “Disrupting surveillance” di Amnesty International.
A marzo, il Security Lab di Amnesty International ha rivelato una sofisticata campagna di hackeraggio da parte di un’azienda di spionaggio elettronico, operante negli Emirati Arabi Uniti, che ha preso di mira il sistema operativo Android di Google.
Nel 2021, l’indagine “Progetto Pegasus” ha rivelato che giornalisti di prestigiose testate come il Financial Times, The Economist e il Wall Street Journal erano stati presi di mira dallo spyware Pegasus, verosimilmente su richiesta delle autorità degli Emirati Arabi Uniti.