Il nostro appello per salvare la vita a Sulaimon

23 Novembre 2022

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Sulaimon Olufemi è un cittadino nigeriano che, dopo un processo profondamente ingiusto, è stato condannato a morte nel maggio 2005 per l’omicidio di un agente di polizia. Dal 2002 è rinchiuso in un carcere in Arabia Saudita dove languisce continuando a proclamare la sua innocenza. Nell’ottobre 2021, la figlia dell’agente deceduto ha accettato il pagamento di una diya che secondo la shari’a può essere chiesto se un reato – come nel cosa di Sulaimon – viene punito in base al sistema della qisas (retribuzione). La famiglia ha chiesto una diya di due milioni di riyal (oltre 530.000 euro) entro 18 mesi dalla richiesta. Sulaimon, che ha tempo fino al prossimo aprile altrimenti verrà chiesta l’esecuzione della condanna, non può permettersi il pagamento di una tale somma di denaro nè la sua famiglia che vive in condizioni di povertà.

La storia di Sulaimon è stata scelta in occasione della Giornata mondiale contro la pena di morte, la campagna internazionale promossa dalla Coalizione mondiale contro la pena di morte, di cui Amnesty International è membro fondatore. La campagna si conclude il 30 novembre con la Giornata delle Città per la Vita che ricorda la prima abolizione della pena di morte nel 1786, da parte del Gran Ducato di Toscana.

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I dati sulla pena di morte nel 2022

In totale 143 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 111 stati l’hanno abolita per ogni reato; 7 stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 25 stati sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte. 56 paesi mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

 

 

*: questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Algeria – Un tribunale algerino ha condannato a morte lo scorso mese di ottobre il giornalista Abderrahmane Semmar, noto come Abdou Semmar, secondo quanto riportato da Morocco World News. L’uomo era accusato di aver divulgato informazioni riservate sugli accordi relativi all’azienda petrolifera di stato algerina Sonatrach. Semmar è giornalista e caporedattore di Algeria Part, una testata giornalistica nota per la sua opposizione al regime di Algeri. Le sentenze sono arrivate dopo che Semmar ha pubblicato notizie sulla corruzione all’interno della Sonatrach. Pubblicazione che per il tribunale costituisce atto di “alto tradimento”. Non è la prima volta che l’Algeria punisce i giornalisti. Nel 2020, un tribunale ha condannato a due anni di carcere Abdelkrim Weghileche, direttore di una stazione radio online locale, con accuse riguardanti i post che aveva pubblicato sui social media. Un altro tribunale ha condannato Khaled Drareni a tre anni di carcere per aver seguito da giornalista una manifestazione antigovernativa. (fonte: Morocco World News)

Iran – Aumentano i timori per le condizioni del rapper iraniano Tomaj Salehi, arrestato il 30 ottobre e costretto a una video confessione che ha allarmato familiari e attivisti per i diritti umani. Secondo la Cnn, è stato accusato di crimini per cui rischia la pena di morte. Molto seguito nel suo Paese, e schieratosi subito a sostegno delle vaste manifestazioni che da settimane si tengono dopo la morte di Mahsa Amini, Salehi è stato trasferito nel carcere di Evin, a Teheran, secondo quanto riferito a IranWire dai suoi familiari. Lo zio Iqbal Iqbali ha raccontato che “è nelle mani di funzionari dell’intelligence” e “non è autorizzato a chiamare o ricevere visite”, lanciando l’allarme sull’incolumità del musicista, la cui vita – a suo dire – “è ora in pericolo”. A preoccupare ulteriormente è anche la video-confessione, secondo la famiglia estorta con la forza, in cui Salehi dice di “pentirsi”:  appare bendato e in ginocchio e con segni di violenza. Il video è stato diffuso dai media affiliati al regime, ma è partita subito una campagna sui social in farsi per non condividerlo: “Lo scopo di queste immagini è creare paura e disperazione, non diffondetele”, ha twittato il celebre Hichkas, considerato il “padre del rap persiano” e in auto-esilio all’estero. (fonte: agenzie di stampa)

Singapore – Si chiama Transformative Justice Collective il gruppo di attivisti e difensori dei diritti umani che ha promosso la campagna #StopTheKilling con cui si chiede all’opinione pubblica di mettere pressione affinché le autorità di Singapore adottino una moratoria immediata sulle esecuzioni in vista dell’abolizione della pena capitale. La campagna propone una petizione in cui si afferma che la pena di morte non è la giusta soluzione per prevenire i crimini e che esorta il governo ad adottare un approccio diverso per combattere il traffico di stupefacenti garantendo, ad esempio, assistenza sanitaria e alloggi a prezzi accessibili, posti di lavoro dignitosi con salari adeguati, tutele a sostegno dei lavoratori e programmi riabilitativi gratuiti e accessibili che non trattino come criminali chi sceglie di parteciparvi. Nel 2022, a oggi, Singapore ha messo a morte 11 persone per reati connessi alla droga, mentre sono 63 i detenuti rinchiusi nel braccio della morte. (fonte: Global Voices)

Usa – Taylor Parker è destinata a diventare la settima donna nel braccio della morte in Texas, dopo la sua condanna nella contea di Bowie per l’omicidio di Reagan Hancock e il rapimento del suo bambino non ancora nato, Braxlynn Sage. Tutte le detenute nel braccio della morte dello Stato sono relegate all’Unità di Mountain View, che si trova in un edificio separato dal resto dei prigionieri nel complesso TDCJ. Le detenute nel braccio della morte vivono in celle singole. Possono uscire solo per fare la doccia e per due ore al giorno per la ricreazione, a meno che non lavorino. I lavori a cui possono essere adibite si limitano a cose la fabbricazione di coperte e cuscini. Sono costantemente controllate e tutti gli strumenti sono inventariati. Le altre sei donne ospitate presso l’Unità di Mountain View si trovano in prigione da periodi che vanno dai 10 ai 27 anni e sono di età compresa tra 49 e 64 anni. Parker, con i suoi 29 anni, sarà la più giovane. (fonte: KEKT News)

Zimbabwe – Nella lunga lista di aspiranti candidati ad assumere il posto di boia in Zimbabwe ci sarebbero due donne. A dichiararlo, in un’intervista al quotidiano statale Sunday Mail, la segretaria permanente alla Giustizia, agli Affari legali e parlamentari del paese, Virginia Mabiza. “In passato siamo stati subissati di domande per il posto di boia, ma a causa della moratoria di fatto che è in corso da più di un decennio non è stato necessario assumere qualcuno”, ha detto Mabiza. “Al momento, (il posto del boia) non è comunque un problema perché la discussione è incentrata sull’abolizione della pena di morte», ha aggiunto, sottolineando che si tratterebbe di un lavoro part-time per ‘ovvie ragioni'”. Secondo il Sunday Mail sono 66 i detenuti presenti nel braccio della morte dello Zimbabwe. Il paese, guidato dal presidente Emmerson Mnangagwa favorevole all’abolizione della pena capitale, non effettua esecuzioni dal 2005. (fonte: The Sunday Mail)

Brevi dal mondo

2 novembre – La moratoria sulla pena di morte in Russia può essere annullata anche in base all’attuale Costituzione. Lo ha dichiarato Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, parlando in relazione ad atti di “sovversione filo-ucraini”. “Nella Russia moderna c’è una moratoria sulla pena di morte. Molto umana”, ha scritto Medvedev su Telegram, come riporta l’agenzia Tass. “Nel quadro dell’attuale Costituzione, la moratoria sulla pena di morte può essere superata, se necessario”, ha scritto Medvedev, “si tratta di scegliere i mezzi per tutelare gli interessi del nostro popolo, dello Stato e della società”.

3 novembre – Due miliziani di Al-Shabaab sono stati messi a morte in Somalia. Salgono a 10 le esecuzioni nelle ultime due settimane di membri del gruppo militare legato ad al-Qaeda. I due, Abdulle Ahmed Mudey, 24 anni, e Omar Adan Mohamed, 29 anni erano stati condannati per l’uccisione di due agenti della sicurezza nel 2019, il tribunale militare aveva respinto i loro appelli, ordinando l’immediata fucilazione. La settimana precedente, il tribunale militare aveva disposto l’esecuzione di tre miliziani condannati per vari crimini, compreso il coordinamento di attacchi in tutta la Somalia. Le esecuzioni, riporta il sito online Garowe, fa parte della strategia per eliminare dalla Somalia i miliziani islamisti, che tuttavia continuano a dominare la maggior parte del Paese, oltre al Kenya nord-orientale.

15 novembre – “I paesi che continuano a mettere a morte i loro stessi cittadini sono una minoranza in diminuzione”, ma la pena capitale viene ancora eseguita in più di 50 paesi e “vediamo con grande preoccupazione come i regimi autoritari stiano usando la pena di morte sempre di più per reprimere l’opposizione politica”. Lo ha detto la ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock, parlando a Berlino all’ottavo Congresso mondiale contro la pena di morte, a cui partecipano rappresentanti da 125 paesi. A rappresentare il governo italiano alla conferenza nella capitale tedesca era presente la sottosegretaria al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Maria Tripodi. Per questa 8^ edizione, l’obiettivo principale del programma è stata la mobilitazione della nuova generazione abolizionista. Il Congresso ha segnato il punto culminante di un progetto lungo un anno, l’Abolition Now Tour, riunendo più di 50 giovani abolizionisti provenienti da 6 paesi per condividere le loro speranze e lavorare insieme per raggiungere l’obiettivo finale dell’abolizione universale.

25 novembre – Il 55% degli americani sarebbe favorevole alla pena di morte per una persona condannata per omicidio. E’ quanto emerge dal tradizionale sondaggio dell’agenzia Gallup. Si tratta del sesto anno consecutivo che il sostegno alla pena capitale negli Usa si attesta tra il 54% e il 56%, una percentuale ben inferiore a quelle tra il 60% e l’80% registrate nei quattro decenni precedenti tra il 1976 e il 2016.Gallup ha iniziato a fare sondaggi sul tema della pena di morte nel 1936 e all’epoca gli americani favorevoli erano il 59%; il minimo storico invece è stato toccato nel 1966 con il 42%.

 

Buone Notizie

Ghana – Il 5 novembre 2022, durante un incontro con una delegazione di Amnesty International, il presidente Nana Akufo-Addo ha dichiarato che dopo che lo stato ha consapevolmente deciso di non eseguire più condanne a morte, si dovrebbe fare la cosa logica, ossia abolire la pena di morte dall’ordinamento, aggiungendo che “si sarebbe dovuto fare già da tempo”.

Singapore – Il 31 ottobre 2022 la corte d’appello ha annullato la condanna a morte di Punithan Genasan, un cittadino malese di origine indiana che in primo grado, in un processo celebrato via Zoom nel 2020 durante la pandemia, era stato giudicato colpevole di traffico di droga. Secondo la corte d’appello, la pubblica accusa non ha dimostrato l’effettiva colpevolezza dell’imputato.

Sri Lanka – Il 27 ottobre 2022 una corte d’appello ha commutato a sette anni di carcere la condanna a morte inflitta nel 2018 a un quindicenne al momento del reato. I giudici hanno applicato un emendamento apportato nel 2021 al codice penale, che vieta da allora l’emissione di condanne alla pena capitale nei confronti di rei minorenni.

Usa – Il 2 novembre 2022 le autorità dello stato dell’Oklahoma hanno nuovamente rinviato l’esecuzione di Richard Glossip, inizialmente fissata per il 22 settembre, poi per l’8 dicembre. Fino al 16 febbraio 2023 ci sarà tempo perché la Corte d’appello dello stato esamini i ricorsi della difesa che sostiene l’innocenza del condannato.

Zambia – Durante il Congresso mondiale contro la pena di morte che si è tenuto a Berlino dal 15 al 18 novembre, lo Zambia ha annunciato l’abolizione della pena di morte.

 

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