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Lunedì 16 luglio, il presidente americano Donald Trump e quello russo, Vladimir Putin, si incontreranno a Helsinki per la prima volta bilateralmente in una congiunzione storica che può determinare le sorti dell’Occidente e spostare l’equilibrio tra democrazie liberali e potenze autocratiche.
In vista di un vertice di tale importanza abbiamo chiesto ai due presidenti di affrontare le crisi più urgenti nel campo dei diritti umani e ripristinare la credibilità di Russia e Usa come attori internazionali responsabili.
In particolar modo abbiamo chiesto di porre la situazione internazionale dei rifugiati e la guerra in Siria in cima alla loro agenda dei lavori, ma anche di affrontare le violazioni dei diritti umani che si verificano nei loro stessi paesi.
La Russia ha reso quasi impossibile il riconoscimento dello status di rifugiato politico alle persone in fuga dalla Siria, concedendolo solo a due persone dal 2011. L’amministrazione Usa, dal canto suo, ha stabilito il record negativo del più basso numero di ammissioni di rifugiati da anni a questa parte.
Nel frattempo, entrambi i presidenti si sono resi responsabili della morte di civili in Siria. La Russia continua a collaborare ai crimini di guerra del governo siriano e la coalizione a guida Usa non ha riconosciuto quanti morti e feriti ha causato a Raqqa.
“I presidenti Putin e Trump sono veleno per i diritti umani. Le loro rispettive politiche hanno spezzato famiglie, ingabbiato bambini, fatto proseguire le atrocità in Siria e torturare e uccidere persone Lgbti in Cecenia, solo per citare alcuni degli orrori avvenuti sotto i loro occhi”, ha dichiarato Anna Neistat, alta direttrice di Amnesty International per le ricerche.
I due leader sono responsabili anche di aver inflitto sofferenze sul loro territorio nazionale.
Sotto la presidenza Putin ci sono stati profondi passi indietro nel campo dei diritti umani, tra cui la tortura nelle stazioni di polizia e nelle prigioni e l’estrema violenza omofoba promossa dalle istituzioni statali della Cecenia contro le persone Lgbti.
La Russia è inoltre responsabile di numerose violazioni dei diritti umani in Ucraina, come la detenzione tuttora in corso di Oleg Sentsov, il regista crimeano in sciopero della fame negli ultimi due mesi per protestare contro la detenzione di decine di cittadini ucraini in Russia.
Il presidente Trump, a sua volta, ha presieduto alla separazione forzata di migliaia di bambini dalle loro famiglie che, alla frontiera tra Messico e Usa, cercavano di valicare in fuga dalla violenza e dalla persecuzione nei paesi di origine dell’America centrale.
“Putin e Trump sono di fronte a una scelta: contribuire a porre fine al bagno di sangue in Siria e proteggere i diritti dei loro cittadini o voltare le spalle alla sofferenza umana che le loro politiche hanno causato o acuito”, ha sottolineato Neistat.
“Sappiano però che non agire con umanità e trasparenza renderà ancora più indelebile la macchia sulla loro leadership”, ha concluso Neistat.