ONG in Egitto: il presidente firma la legge bavaglio

31 Maggio 2017

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Un “colpo catastrofico nei confronti dei gruppi per i diritti umani in Egitto” usato come “stratagemma per mettere a tacere tutte le voci indipendenti“. Najia Bounaim, direttrice delle campagne per l’Africa del Nord di Amnesty International ha commentato in una nota ufficiale la firma del presidente Abdel Fattah al-Sisi sulla legge che impone alle Organizzazioni non governative (Ong) limitazioni dure e senza precedenti.

La gravità delle restrizioni imposte dalla legge minaccia di annientare le Ong nel paese, in un momento in cui la crescente repressione del dissenso rende il loro lavoro più significativo che mai“, ha affermato Najia Bounaim.

I contenuti della legge

La legge 70 del 2017 dà alle Ong che operano in Egitto un anno per conformarsi alle nuove disposizioni, altrimenti saranno sciolte dal tribunale.

Le limitazioni previste dalla nuova legge comprendono il divieto di svolgere ricerche sul campo e indagini senza il permesso del governo, costringendo così le Ong ad adattare le loro attività alle priorità e ai piani del governo o ad affrontare fino a cinque anni di carcere.

La legge inoltre conferisce alle autorità ampi poteri per sciogliere le Ong, destituire il loro consiglio di amministrazione e perseguire penalmente i loro dipendenti per vaghe e generiche ragioni di “minaccia all’unità nazionale” e “turbativa all’ordine pubblico“.

La campagna contro le Ong in Egitto

Dopo che la legge era stata approvata dal parlamento nel novembre 2016, Amnesty International aveva chiesto al presidente di non firmarla in quanto in conflitto con la Costituzione e gli obblighi internazionali dell’Egitto. Tuttavia, egli ha firmato la legge senza tener conto di alcuna delle preoccupazioni sollevate dalle organizzazioni per i diritti umani egiziane e internazionali.

Negli ultimi tre anni, le autorità egiziane hanno orchestrato una campagna mirata contro le Ong. A 24 loro esponenti è stato vietato di viaggiare all’estero e a sette organizzazioni e 10 persone sono stati congelati i beni. Più di recente, due giudici istruttori hanno convocato per interrogatori due direttori di Ong, Mohamed Zaree del Cairo Institute for Human Rights Studies e Mustafa el-Hassan da Hisham del Mubarak Law Center. Entrambi sono stati rilasciati su cauzione.

Ancora la scorsa settimana sono state intensificate le misure repressive contro altre voci critiche. Il 23 maggio, le autorità egiziane hanno arrestato l’ex candidato alla presidenza Khaled Ali con l’accusa di aver violato la morale pubblica. Il giorno dopo è stato rilasciato su cauzione e rinviato a processo, con udienza fissata al 3 luglio. Inoltre, recentemente le autorità hanno bloccato più di 21 siti, tra i quali noti portali di notizie come Mada Masr e Daily News Egypt.

Per troppo tempo la comunità internazionale ha chiuso un occhio di fronte alla continua erosione dei diritti umani in Egitto, incoraggiando così le autorità a intensificare i loro attacchi contro l’opposizione pacifica senza timore di essere chiamate a risponderne. Chiediamo di fare urgentemente pressione sulle autorità egiziane per porre termine all’inchiesta in corso dal 2011 sui gruppi per i diritti umani, che insieme alla nuova legge rischia di avere conseguenze devastanti per i diritti umani in Egitto” ha concluso Najia Bounaim.