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Sono “plausibili” le accuse di 27 esecuzioni extragiudiziali riportate dal quotidiano russo Novaya Gazeta lo scorso 9 luglio. Il quotidiano russo è una “fonte credibile” secondo Denis Krivosheev, vicedirettore di Amnesty International per l’Europa e l’Asia centrale, che in una nota ufficiale richiede di “indagare immediatamente e se risulteranno fondate, tutti i responsabili dovranno essere portati davanti alla giustizia“.
Novaya Gazeta, citando due fonti di alto livello in Cecenia, ha riferito che decine di persone sono state detenute illegalmente durante le incursioni iniziate senza preavviso a metà dicembre 2016. Secondo quanto riportato, ventisette di loro sono state uccise nella notte del 26 gennaio senza essere formalmente arrestate.
Secondo Novaya Gazeta, che ha pubblicato una serie di articoli sulla persecuzione di persone omosessuali in Cecenia, queste esecuzioni non sono legate alla campagna anti-omosessuali della Cecenia. Si ritiene che gli arresti di massa siano stati innescati dall’uccisione di un poliziotto avvenuta il 16 dicembre 2016.
“Amnesty International documenta da molti anni la pratica di esecuzioni extragiudiziali in Cecenia e altrove nel Caucaso settentrionale e queste accuse sono coerenti con le nostre precedenti conclusioni” ha aggiunto Krivosheev.
Una mobilitazione mondiale (erano già 700.000 le firme raccolte a maggio 2017) che ha visto la nostra sezione impegnata in sit-in il 5 giugno a Roma e oltre 42mila firme raccolte per protestare contro la campagna coordinata di rapimenti, torture e uccisioni da parte delle autorità cecene nei confronti delle persone omosessuali.
Chiediamo “un’indagine esauriente e approfondita sulle accuse di detenzione segreta, tortura e altri maltrattamenti ai danni di oltre 100 uomini sospettati di essere omosessuali in Cecenia. Non si può permettere alle forze di sicurezza di farla franca con la tortura e gli omicidi solo perché portano il distintivo dello stato” ha concluso Krivosheev.