Sono proseguiti indagini, procedimenti giudiziari e condanne infondate nei confronti di difensori dei diritti umani, giornalisti, politici dell’opposizione e altre persone. Le leggi antiterrorismo e sulla disinformazione sono state utilizzate per ridurre la libertà d’espressione. La libertà di riunione pacifica è stata illegalmente limitata. La distribuzione degli aiuti dopo i terremoti di febbraio non è riuscita a rispondere adeguatamente ai diritti e ai bisogni delle persone con disabilità. La violenza contro donne e ragazze è rimasta diffusa. La retorica discriminatoria e stigmatizzante nei confronti delle persone Lgbti, rifugiate e migranti è aumentata nel periodo precedente alle elezioni presidenziali e legislative di maggio. Il paese ha continuato a ospitare il maggior numero di rifugiati al mondo; alcuni sono rimasti a rischio di essere rimpatriati illegalmente. Le vittime di violazioni dei diritti umani commesse da funzionari statali hanno continuato a subire gli effetti della cultura dell’impunità. Sono pervenute accuse serie e credibili di tortura e altri maltrattamenti. Un programma di sostegno governativo ha portato benefici a milioni di persone che vivono in povertà.
Il 6 febbraio, due terremoti catastrofici hanno devastato 11 province, colpendo più di 15 milioni di persone nella parte sud-orientale della Turchia e provocando diffuse distruzioni, sfollamenti e spoliazioni. Secondo il ministero dell’Interno sono morte almeno 50.000 persone, tra cui 7.302 rifugiati e migranti. Centinaia di migliaia di persone sono rimaste senza casa, riparo, cibo, acqua e assistenza medica.
Il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha ottenuto il terzo mandato dopo le elezioni presidenziali di maggio.
Il 1° ottobre, un gruppo affiliato al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Partîya Karkerén Kurdîstan –Pkk) ha rivendicato la responsabilità di un attentato suicida nella capitale Ankara, in cui sono rimasti feriti due agenti di polizia. Per rappresaglia, il 5 e 6 ottobre, la Turchia ha lanciato attacchi aerei sulle aree controllate dai curdi nel nord-est della Siria, uccidendo 11 civili e distruggendo infrastrutture vitali.
All’indomani dei terremoti di febbraio, le autorità hanno limitato l’accesso a Twitter e TikTok. Sono state arrestate almeno 257 persone per aver criticato la risposta del governo al terremoto, inclusi giornalisti e alcune persone, basandosi esclusivamente sui loro post sui social media.
A febbraio, il giornalista Sinan Aygül (la prima persona a essere posta in custodia cautelare nel 2022 con il reato di “diffusione pubblica di disinformazione”) è stato condannato a 10 mesi di reclusione per un tweet in cui aveva condiviso accuse di abusi sessuali non confermate. Il 1° novembre, il giornalista Tolga Şardan è stato detenuto per sei giorni con la stessa accusa, per aver scritto un articolo sulla corruzione nel sistema giudiziario.
A maggio, la cantante pop Gülşen è stata condannata a 10 mesi di reclusione, con sospensione della pena, per “incitamento del pubblico all’odio e all’inimicizia”, in relazione a un video diffuso sui social media in un episodio risalente al 2022, in cui la cantante e un componente della band scambiavano battute umoristiche.
È proseguito il procedimento giudiziario nei confronti di 15 giornalisti, tra cui il copresidente dell’Associazione dei giornalisti Dicle Fırat, con l’accusa di “appartenenza a un’organizzazione terroristica”. A luglio sono stati rilasciati con la condizionale dopo 13 mesi di detenzione preventiva nella città di Diyarbakır.
A luglio, la redattrice di T24 Sibel Yükler, i reporter dell’agenzia Mezopotamya Delal Akyüz e Fırat Can Arslan, la redattrice di Bianet Evrim Kepenek e la giornalista freelance Evrim Deniz sono stati arrestati e accusati di “aver preso di mira un pubblico ufficiale coinvolto nella lotta al terrorismo”. L’accusa riguardava i loro post sui social media riguardanti il trasferimento di un pubblico ministero e di una giudice, una coppia sposata che era stata assegnata al processo contro 15 giornalisti a Diyarbakır (v. sopra). Fırat Can Arslan è diventato il primo giornalista sottoposto a custodia cautelare ai sensi dell’art. 6 della legge antiterrorismo. Nella prima udienza del processo, il 31 ottobre, è stato assolto e rilasciato.
A settembre, il procuratore capo di Ankara ha avviato un’indagine penale contro il deputato dell’opposizione Sezgin Tanrıkulu per “denigrazione della nazione e dello stato turco” e “incitamento del pubblico all’odio o all’ostilità”, in seguito ai commenti critici nei confronti delle forze armate turche, espressi durante un programma televisivo.
A settembre, il sindaco del comune di Antalya ha annullato il 60° Festival cinematografico dell’Arancia d’oro di Antalya e ne ha licenziato il direttore, per le controversie sulla proiezione di un documentario intitolato Il decreto. La pellicola raccontava la storia dei lavoratori del settore pubblico licenziati sommariamente in seguito al fallito colpo di stato del 2016.
L’11 novembre, il gruppo di difensori dei diritti umani Madri/Persone del sabato, che comprende parenti di vittime di sparizioni forzate, è stato autorizzato a leggere una breve dichiarazione vicino a piazza Galatasaray, a Istanbul, un luogo di grande importanza simbolica per il gruppo, dopo che gli era stato vietato di farlo per oltre cinque anni1. Questo sviluppo positivo non è stato sufficiente ad applicare le decisioni della Corte costituzionale secondo cui la libertà di riunione del gruppo avrebbe dovuto essere rispettata e, tra aprile e novembre, la polizia ha continuato a usare illegalmente la forza per disperdere le loro proteste e detenere e perseguire penalmente chi vi partecipava.
Nonostante i divieti generalizzati in almeno sei province e quattro distretti in tutto il paese, si sono svolte numerose marce pacifiche del Pride. Almeno 224 persone sono state detenute arbitrariamente durante il periodo del Pride, tra cui astanti, minori, avvocati, giornalisti, studenti universitari, difensori dei diritti umani e cittadini stranieri.
Il 20 luglio, la forza pubblica ha impedito diverse commemorazioni dell’uccisione di 33 persone, vittime di un bombardamento da parte del gruppo armato Stato islamico avvenuto nel 2015, nella città sud-orientale di Suruç. Almeno 187 manifestanti sono stati detenuti arbitrariamente nelle città di Istanbul, Smirne e Ankara. A Istanbul, le autorità hanno represso la manifestazione utilizzando spray al peperoncino, proiettili di plastica e uso illegale della forza.
Tra luglio e settembre, la polizia ha utilizzato illegalmente la forza, idranti e spray al peperoncino a distanza ravvicinata contro attivisti ecologici che protestavano contro l’abbattimento di migliaia di alberi per espandere una miniera di carbone nella foresta di Akbelen, nella provincia di Muğla. Almeno 50 attivisti sono stati arrestati e poi rilasciati, sebbene alcuni siano stati soggetti a restrizioni di viaggio e a tre sia stato vietato l’ingresso nel distretto di Milas, nella provincia di Muğla.
La Turchia è rimasta nella “lista grigia” del Gruppo intergovernativo di azione finanziaria, pur continuando a utilizzare le sue raccomandazioni sulla lotta al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo, come cortina fumogena per facilitare le vessazioni nei confronti delle Ong. Le autorità hanno intensificato il ricorso a ispezioni intrusive delle Ong ai sensi della legge sulla prevenzione del finanziamento della proliferazione di armi di distruzione di massa.
A settembre, un tribunale ha respinto una causa che chiedeva la chiusura della Ong We Will Stop Femicides Platform per presunte “attività illegali e immorali… che danneggiano la struttura familiare turca con il pretesto di difendere i diritti delle donne”.
A fine anno era ancora in corso il procedimento giudiziario contro almeno 15 esponenti dell’Associazione per il monitoraggio della migrazione accusati di “appartenenza a un’organizzazione terroristica”, così come il procedimento per chiudere l’associazione accusata di “operare in linea con gli scopi e gli obiettivi di un gruppo terroristico armato”.
A fine anno era ancora pendente anche la causa avviata nel 2021 per chiudere il secondo più grande partito d’opposizione, il Partito democratico popolare, e imporre il divieto di svolgere attività politica per cinque anni a 451 suoi ex e attuali componenti.
A novembre, un tribunale civile di Ankara ha licenziato gli 11 membri del consiglio centrale dell’Associazione medica turca per “aver agito al di fuori degli scopi fondanti dell’associazione”. A fine anno la decisione era in attesa di appello.
A gennaio, Şebnem Korur Fincancı è stata giudicata colpevole di “aver fatto propaganda a favore di un’organizzazione terroristica” e condannata a 32 mesi di reclusione per aver chiesto un’indagine indipendente sul presunto uso di armi chimiche nella regione del Kurdistan iracheno nel 2022. È stata rilasciata in attesa di appello.
A giugno, il tribunale penale per reati gravi n. 35 di Istanbul ha annullato le condanne del 2020 di Özlem Dalkıran, Idil Eser, Taner Kılıç e Günal Kurşun, quattro difensori dei diritti umani coinvolti nel cosiddetto procedimento di Büyükada, per “mancanza di prove”, in linea con la precedente sentenza della corte di cassazione. A fine anno era ancora in sospeso un appello della procura contro l’assoluzione di Taner Kılıç2.
I tribunali ancora una volta non hanno messo in atto le sentenze della Corte europea dei diritti umani nei casi di Osman Kavala e Selahattin Demirtaş, nonostante la Turchia stesse affrontando un procedimento d’infrazione per il rifiuto di rilasciare Osman Kavala. Inoltre, a settembre, la più alta corte d’appello della Turchia ha confermato la condanna all’ergastolo contro Osman Kavala e le condanne a 18 anni di reclusione contro Çiğdem Mater, Can Atalay, Mine Özerden e Tayfun Kahraman, nonostante la ripetuta incapacità della procura di fornire prove. Le condanne di Mücella Yapıcı, Hakan Altınay e Yiğit Ali Ekmekçi sono state annullate3.
Can Atalay, arrestato nel 2022 in relazione alle proteste di Gezi Park, è stato eletto deputato per la provincia meridionale di Hatay alle elezioni parlamentari di maggio, ma a luglio la corte di cassazione ha respinto la sua richiesta di rilascio. A ottobre e dicembre, la corte costituzionale ha stabilito per due volte che la sua detenzione continuata costituiva una violazione dei suoi diritti4. La Corte di cassazione si è rifiutata di attuare le sentenze vincolanti della Corte costituzionale, sostenendo che i giudici della Corte costituzionale che avevano deciso per il rilascio di Can Atalay avevano “agito fuori dalla legge”.
Ad agosto, Celalettin Can è stato incarcerato per scontare una pena di 15 mesi. Aveva partecipato alla campagna di solidarietà del 2016 con il quotidiano curdo Özgür Gündem, ora chiuso, ed è rimasto in carcere fino al suo rilascio con la condizionale, il 19 dicembre.
I terremoti di febbraio e le condizioni nei luoghi di sfollamento hanno avuto un impatto sproporzionato sulle persone con disabilità. La distribuzione di cibo, acqua e altri materiali di aiuto non ha tenuto adeguatamente in considerazione i loro diritti e le loro esigenze specifiche durante la risposta d’emergenza al terremoto5. Le persone con disabilità hanno avuto difficoltà a ottenere protesi e dispositivi di assistenza di qualità. I dati del governo indicano che il 70 per cento delle 100.000 persone ferite dai terremoti probabilmente vivranno con una disabilità.
Secondo la We Will Stop Femicides Platform, nel corso dell’anno uomini hanno ucciso 315 donne in atti di femminicidio e 248 donne sono state trovate morte in circostanze sospette.
Il più alto tribunale amministrativo della Turchia, il Consiglio di stato, ha continuato a esaminare le richieste delle organizzazioni per i diritti delle donne, per l’annullamento della decisione presidenziale del 2021 di ritirare la Turchia dalla Convenzione di Istanbul. A fine anno non era ancora stata presa alcuna decisione.
Nei giorni successivi ai terremoti, molte persone Lgbti hanno evitato di accedere a rifugi, cure mediche o altri aiuti a causa delle preoccupazioni per la propria sicurezza.
Le persone Lgbti hanno subìto una retorica discriminatoria e stigmatizzante che si è ulteriormente intensificata nel periodo precedente le elezioni di maggio. A maggio, il presidente ha dichiarato: “Lgbt è un veleno iniettato nell’istituzione della famiglia. Non è possibile per noi accettare questo veleno soprattutto in un paese in cui il 99 per cento della popolazione è musulmana”.
A settembre, per il secondo anno consecutivo, l’emittente statale Rtük ha approvato uno spot pubblicitario di promozione di una manifestazione contro i diritti Lgbti a Istanbul, che prendeva di mira la cosiddetta “propaganda Lgbti”.
Dopo i terremoti di febbraio, attori sia civili sia statali hanno fisicamente maltrattato i rifugiati siriani durante aggressioni razziste e/o li hanno molestati verbalmente con discorsi d’odio. I rifugiati siriani sono stati sfrattati dai campi d’emergenza per fare spazio ai turchi sopravvissuti al terremoto6.
Il periodo precedente alle elezioni presidenziali di maggio è stato guastato dalla retorica razzista e contro i rifugiati da parte dei principali candidati.
I rifugiati in Turchia hanno continuato a rischiare di essere rimpatriati illegalmente in paesi come la Siria e l’Afghanistan, cosa che costituirebbe un respingimento. Il ministero degli Interni ha annunciato che nei primi 10 mesi dell’anno 28.734 afgani sono stati rimpatriati in Afghanistan.
In 30 città, la presidenza per la gestione della migrazione ha annunciato l’implementazione di “punti mobili di migrazione”, per identificare i migranti irregolari attraverso controlli d’identità e impronte digitali. I controlli hanno previsto l’impiego di agenti delle forze di polizia e di sicurezza e di personale esperto del servizio di gestione della migrazione.
A gennaio, il tribunale penale per reati gravi n. 7 di Diyarbakır ha assolto l’agente di polizia che, nel 2017, sparò e uccise Kemal Kurkut mentre entrava nell’area in cui si svolgevano i festeggiamenti del Newroz, a Diyarbakır.
A maggio sono state assolte ad Ankara 19 persone accusate di sparizioni forzate o esecuzioni extragiudiziali tra il 1993 e il 1996, “nell’ambito delle attività di un’organizzazione armata istituita per commettere crimini”.
È proseguito il procedimento giudiziario contro tre agenti di polizia e un presunto membro del Pkk, accusati di aver ucciso l’avvocato per i diritti umani Tahir Elçi nel 2015.
Persone detenute per presunti saccheggi dopo i terremoti di febbraio sono state sottoposte a tortura e altro maltrattamento da parte della polizia. Almeno una persona è morta in custodia dopo essere stata torturata; in seguito al decesso, tre gendarmi sono stati sospesi il 15 febbraio7.
A giugno, dopo lo scioglimento della marcia del Trans Pride di Istanbul, agenti di polizia hanno fatto ricorso alla forza illegale, equivalente a tortura o altro maltrattamento, mentre arrestavano almeno cinque manifestanti.
La Turchia ha dovuto affrontare una crescente crisi del costo della vita: a ottobre, l’inflazione per i prodotti alimentari era oltre il 72 per cento, mentre quella generale a fine anno era superiore al 64 per cento. A luglio, 3,7 milioni di nuclei familiari che vivevano in povertà hanno avuto diritto a beneficiare del programma governativo di sostegno alla famiglia.
La Turchia è rimasta esposta agli effetti dei cambiamenti climatici, tra cui siccità e caldo estremo e, ad agosto, ha registrato la temperatura più alta mai toccata con 49,5°C. Il settore energetico del paese è rimasto fortemente dipendente dalle importazioni di petrolio, carbone e gas fossile. Un contributo determinato a livello nazionale rivisto, presentato ad aprile, si impegnava a ridurre del 41 per cento le emissioni di gas serra entro il 2030 e a giungere a zero emissioni nette entro il 2053. Secondo il Climate Action Tracker, tuttavia, ciò porterebbe a un aumento delle emissioni e non sarebbe coerente con la limitazione dell’aumento della temperatura globale a 1,5°C. La Turchia si è opposta all’inclusione di un impegno per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili alla Cop28. Sebbene il piano energetico nazionale includesse obiettivi per l’aumento delle energie rinnovabili, non è stata formulata una tabella di marcia per raggiungerli e il piano prevedeva di aumentare anziché eliminare gradualmente l’uso del carbone.
Note:
1 Türkiye: Further information: Fully open Galatasaray Square: Saturday Mothers/People, 17 novembre.
2 Türkiye: Justice prevails as four human rights defenders finally acquitted, 6 giugno.
3 Türkiye: Upholding sentence against Osman Kavala and four other Gezi defendants a “devastating politically motivated blow”, 29 settembre.
4 Türkiye: Court ruling for release of Can Atalay “long overdue”, 25 ottobre.
5 Türkiye: “We All Need Dignity” – The Exclusion of Persons With Disabilities in Türkiye’s Earthquake Response, 26 aprile.
6 Türkiye/Syria: A Human Rights Response to the 6 February Earthquakes, 23 febbraio.
7 Türkiye: Police and gendarmerie commit abuses in earthquake zone, 5 aprile.