Rapporto pena di morte: 483 esecuzioni nel mondo nel 2020

26 Aprile 2021

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Neppure la pandemia da COVID-19 ha fermato la pena di morte nel 2020 sebbene si sia registrata una riduzione significativa delle esecuzioni, 483 quelle contate da Amnesty International, il dato più basso registrato in oltre un decennio, in calo del 26% rispetto al 2019 e del 70% rispetto al picco di 1.634 casi registrato nel 2015. E’ quanto emerge dal nuovo Rapporto annuale di Amnesty sulla pena di morte. La flessione sarebbe dovuta soprattutto all’Arabia Saudita, dove le esecuzioni registrate sono scese dalle 184 nel 2019 a 27 nel 2020, e all’Iraq, dove le esecuzioni risultano più che dimezzate, passando da 100 nel 2019 a 45 nel 2020. Nel conteggio, come sempre, sono esclusi i Paesi che classificano i dati sulla pena di morte come segreti di stato o per i quali sono disponibili informazioni limitate (Cina, Corea del Nord, Siria e Vietnam), anche se proprio la Cina resta presumibilmente “il primo boia al mondo” con migliaia di morti ogni anno. Dietro, quattro Paesi raccolgono l’88% delle esecuzioni registrate: Iran, Egitto, Iraq e Arabia Saudita. Ma ci sono anche buone notizie: l’abolizione della pena capitale in Ciad e nello stato del Colorado, l’impegno del Kazakhistan ad abolirla e la cancellazione dell’obbligatorietà della condanna nelle Barbados.

 

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cifre

I dati sulla pena di morte nel 2020

In totale 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica, 55 stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

 

I dati sulla pena di morte nel 2021

 

*: queste liste contengono soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Arabia Saudita – L’80% dei condannati a morte in Arabia Saudita per crimini commessi quando erano minorenni rischiano ancora l’esecuzione, nonostante le riforme annunciate dal Paese nel 2020. Lo denuncia l’organizzazione Reprieve che rivela come il decreto reale del marzo 2020 – con cui si stabiliva che nessun minore all’epoca del reato sarebbe stato più condannato a morte – non è stato riportato dai media statali o pubblicato nella gazzetta ufficiale, come vuole la prassi. In una comunicazione alle Nazioni Unite pubblicata l’8 aprile, le autorità saudite hanno inoltre affermato che il decreto reale si applica solo ai casi di “ta’zeer”, una determinata categoria di reati secondo il diritto islamico. Ciò, pertanto, non escluderebbe completamente la possibilità che i giudici possano ancora ricorrere alla pena di morte per reati non rientranti in tale categoria.
Secondo Reprieve, sono 10 le persone attualmente condannate a morte nel Regno per reati commessi da minorenni e solo due di loro rientrano nella categoria “ta’zeer”. (fonte: Reuters)

Iran– Con l’esecuzione il 14 marzo di Nafiseh Pakmehr, sono salite a 116 le donne messe a morte da quando Hassan Rouhani è diventato Presidente della Repubblica nell’estate 2013. Lo denuncia l’organizzazione Women’s Committee of Iran NCRI. Solo quest’anno, prima di Nasifeh, c’era stata Maryam Karimi (il 13 marzo), Zahra Esma’ili (il 17 febbraio) e una donna di 23 anni non identificata l’8 febbraio scorso. La maggior parte delle donne condannate sono vittime di violenza domestica che arrivano all’omicidio spesso per disperazione o per legittima difesa. Ma per le autorità iraniane non fa differenza e la pena di morte è un esito scontato. Non a caso, l’Iran è il paese con il più alto numero di esecuzioni di donne. Un numero, peraltro, che potrebbe essere ancor più alto rispetto alle cifre conosciute visto che gran parte delle esecuzioni avviene in segreto. (fonte: Women’s Committee of Iran NCRI)

Marocco – La Corte d’Appello di Tangeri ha confermato il 7 aprile 2021 la condanna a morte di un uomo di 24 anni (il cui nome non è stato reso noto) per il rapimento, stupro e omicidio di Adnane Bouchouf, un ragazzino di 11 anni. La Corte ha anche confermato le condanne detentive di altri tre imputati, i coinquilini dell’uomo, colpevoli di non aver denunciato il crimine. Il fatto, avvenuto nel settembre 2020, suscitò molto scalpore in Marocco e mobilitò la cittadinanza nella ricerca del minore, anche attraverso i social network, il cui corpo fu poi ritrovato in un giardino vicino casa. L’imputato ha negato di aver violentato il ragazzino che sarebbe invece caduto, a suo dire, dalle scale. Ma per la Corte, l’uomo avrebbe violentato e ucciso Adnane Bouchouf. (Fonte: Morocco World News)

Myanmar – Sarebbero salite a 26 le condanne a morte emesse dopo che la giunta militare ha imposto la legge marziale stabilendo la pena capitale come possibile punizione per tradimento, dissenso e altri reati contro il governo. Il 9 aprile, 19 persone sono state condannate per l’uccisione di un soldato: per 17 imputati la condanna è avvenuta in contumacia. Il 13 aprile 2021, altre sette persone sono state condannate per il loro ruolo nell’uccisione di una donna che avrebbe collaborato con i militari. L’omicidio sarebbe avvenuto in una zona di Yangon. La vittima avrebbe passato ai militari informazioni sui manifestanti e altri oppositori.

Repubblica Democratica del Congo – Le autorità dovrebbero annullare le condanne a morte inflitte in contumacia a due “whistleblowers” che hanno fornito informazioni su dei casi di corruzione. Lo ha dichiarato il 9 marzo 2021 l’organizzazione Human Rights Watch. I due uomini, Gradi Koko e Navy Malela, hanno lavorato nella filiale congolese di Afriland First Bank, che ha sede in Camerun, e hanno rivelato presunte pratiche finanziarie illegali e riciclaggio di denaro condividendo dati e documenti con la Platform for the Protection of African Whistleblowers (PPLAAF), un’organizzazione non governativa con sede in Francia, dopo aver ricevuto minacce. (fonte: Human Rights Watch)

 

Brevi dal mondo

2 marzo – Undici persone sono state messe a morte nella prigione Borg al-Arab di Alessandria, in Egitto, dopo essere stati riconosciuti colpevoli di omicidio. Tra loro, un macellaio ritenuto colpevole dell’omicidio di sua moglie e di due figli, un uomo reo dell’uccisione della madre e un altro uomo che avrebbe ucciso due persone in una sparatoria. Dettagli sui casi degli altri otto detenuti non sono stati divulgati.

4 marzo – Nel 2020 si si sono registrate 30 esecuzioni di persone condannate per reati di droga in soli 3 paesi: Arabia Saudita, Cina e Iran. Ma restano 35 gli stati che mantengono la pena capitale per tali reati. E almeno 213 sono state le condanne comminate nel 2020, facendo salire a circa 3mila le persone nei bracci della morte per reati di droga. Lo rivela il nuovo rapporto “Death Penalty for Drug Offences: Global Overview 2020”  pubblicato da Harm Reduction International, l’organizzazione impegnata nel campo dello sviluppo delle misure di riduzione del danno.

30 marzo –  Sono state 267 le esecuzioni in Iran nel 2020, comprese quelle di 9 donne e 4 condannati per reati compiuti quando erano minorenni. Lo indica l’ultimo rapporto di Ensemble contre la peine de mort (Ecpm) e Iran Human Rights (Ihr). Nonostante il paese abbia “continuato ossessivamente a eseguire condanne a morte”, le cifre sono le più basse dal 2008, e mostrano un costante calo dopo il picco di 972 esecuzioni del 2015, dovuto in parte a un alleggerimento delle pene per reati di droga.

5 aprile – L’Alta Corte della provincia di Sindh, in Pakistan, ha commutato in ergastolo le condanne capitali di tre uomini, in due casi distinti di omicidio. Pur ribadendo la colpevolezza degli imputati, la Corte ha stabilito la pena detentiva e non più la pena di morte per Fazl Mehmood, reo dell’omicidio di uno studente di una madrassa nel 2015, e per Nabeel e Bilal, condannati per l’uccisione di una persona di nel 2014.

9 aprile – Un tribunale cinese ha condannato a morte con una sospensione di due anni Sattar Sawut e il suo vice, Shirzat Bawudun, due ex funzionari del Dipartimento dell’istruzione dello Xinjiang, con l’accusa di aver pianificato l’inserimento di “idee sanguinose, violente, terroristiche e separatiste” nei libri di testo delle scuole primarie e secondarie dal 2003 al 2016, contenuti che secondo le autorità incitavano all’odio etnico. Come ricorda The Guardian. Nel sistema giudiziario cinese, una condanna a morte con sospensione della pena può essere commutata, in caso di buona condotta, a 25 anni o all’ergastolo.

14 aprile – La Corte d’appello dell’emirato di Sharja, negli Emirati Arabi Uniti, ha commutato in sette anni di carcere la condanna a morte emessa contro un cittadino asiatico di 34 anni accusato di aver ucciso un suo compagno di stanza. La decisione della corte è arrivata dopo che la famiglia della vittima ha graziato l’accusato che pagherà agli eredi del defunto una somma di 200.000 dirham come “prezzo del sangue”.

 

Buone Notizie

Armenia – Il 25 marzo 2021 l’Armenia ha fatto un passo avanti verso l’abolizione della pena di morte depositando (89° stato a farlo) gli strumenti di ratifica al Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici.

Polonia / Cina – il 4 marzo 2021 un tribunale di Varsavia ha respinto la richiesta di estradizione di Li Zhihui, un cittadino svedese di origini cinesi presentata dal governo della Cina, sostenendo che l’uomo – ricercato per presunti reati economici ma in realtà appartenente al gruppo religioso Falun Gong – avrebbe rischiato la pena di morte in caso di rimpatrio. Il tribunale polacco ha disposto la scarcerazione di Li chiedendo al governo di Stoccolma di organizzare il suo ritorno in Svezia.

Usa/1 – Il 5 aprile 2021 un giudice dello stato della Florida ha disposto la commutazione in ergastolo della condanna a morte per omicidio di Sommy Boy Oats a causa della sua disabilità mentale. Oats, che ora ha 63 anni, era nel braccio della morte dal febbraio 1981.

Usa/2 – Il 10 aprile 2021 il governatore dell’Ohio ha rinviato al 2024 le esecuzioni di Timothy Hoffner, John David Stupmf e Lawrence Landrum, previste rispettivamente ad agosto, a settembre e a dicembre del 2021

 

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