Siria, a Idlib attacchi illegali con bombe a grappolo e barili bomba

15 Settembre 2018

28 novembre 2016

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Siria, denuncia di Amnesty International: a Idlib attacchi illegali con bombe a grappolo e barili bomba

Il governo siriano, sostenuto dalla Russia, ha intensificato gli attacchi illegali contro la popolazione civile del governatorato di Idlib utilizzando bombe a grappolo, vietate dal diritto internazionale, e barili bomba privi di guida, nel preludio della ampiamente prevista offensiva militare contro la regione nel nord della Siria.

È quanto denunciato oggi da Amnesty International, che ha riferito di almeno 13 attacchi portati a termine tra il 7 e il 10 settembre nella parte meridionale del governatorato. I bombardamenti hanno colpito i villeggi di al-Tah, Jerjanaz, al_Habeet, Hass, Abadeen e i dintorni di Khan Sheikhoun, provocando 14 morti e 35 feriti tra i civili.

“Il governo siriano ha regolarmente fatto ricorso alle bombe a grappolo e ai barili bomba in tutte le offensive militari nel paese per infliggere danni e sofferenze terribili ai civili. Ora, stanno usando questa tattica anche a Idlib e non vediamo alcuna ragione per cui debbano smettere”, ha dichiarato Diana Semaan, ricercatrice di Amnesty International sulla Siria.

“Di fronte all’imminente offensiva su Idlib, la comunità internazionale deve agire con urgenza per assicurare che la popolazione civile della zona sia protetta da questi attacchi deliberati e indiscriminati. Un’ulteriore escalation di attacchi del genere da parte del governo siriano, dei gruppi armati e dei loro alleati non farà altro che aumentare il numero delle vittime civili ed esasperare ulteriormente la crisi umanitaria”, ha aggiunto Semaan.

Gli attacchi sono iniziati lo stresso giorno in cui Russia, Iran e Turchia si riunivano nella capitale iraniana per un vertice sulla Siria.

Testimonianze terribili

Undici persone residenti nel governatorato di Idlib hanno denunciato ad Amnesty International che per alcuni giorni le forze siriane hanno sganciato barili bomba e lanciato razzi contenenti bombe a grappolo su centri abitati, danneggiando scuole e abitazioni.

Gli esperti in materia di armi di Amnesty International hanno esaminato le immagini inviate dagli abitanti che mostrano i resti delle bombe a grappolo a seguito degli attacchi del 10 settembre contro al-Tah e Jerjanaz. Le immagini mostrano chiaramente frammenti di razzi 9M27K di produzione russa aventi un calibro di 220 mm e contenenti bombe a grappolo della serie 9N235. Un’altra immagine proveniente sempre da al-Tah mostra una bomba a grappolo della stessa serie, inesplosa e che rischia di causare gravi danni ai civili, soprattutto ai bambini, anche a lungo termine.

Due soccorritori hanno raccontato ad Amnesty International che l’8 settembre una decina di loro colleghi sono finiti sotto attacco mentre stavano spegnendo un incendio provocato da un attacco aereo russo che aveva colpito una azienda produttrice di patate situata lungo una grande arteria stradale, un chilometro e mezzo a nord di Khan Sheikhoun.

Uno dei soccorritori stava lavorando all’interno dell’azienda quando ha avvertito il suono di un aereo di sorveglianza in avvicinamento:

“Sono corso fuori per avvisare i colleghi. Non ho neanche finito la frase quando c’è stata un’esplosione in cielo e la bomba è caduta su di noi. Ci sono state delle piccole esplosioni e poi sono finito a terra, svenuto. In ospedale mi hanno tolto le schegge che si erano conficcate in entrambe le cosce”.

Dalle numerose testimonianze raccolte da Amnesty International è emerso che le forze siriane hanno lanciato molti razzi 9M27K di fabbricazione russa, ognuno dei quali può contenere 30 bombe a grappolo, sui villaggi di Jerjanaz, al-Tah e Hish tra le 8 e le 8.30 del mattino del 10 settembre.

Tre persone residenti a Jarjanaz hanno riferito che quel giorno il centro abitato è stato colpito da almeno quattro razzi, che hanno danneggiato varie abitazioni e due scuole e ferito 11 civili.

Un abitante la cui casa è a circa 900 metri dalla zona colpita, ha raccontato di aver udito diversi tipi di esplosione:

“Prima di tutto, sono andato a vedere la scuola che era stata colpita. Ho visto due alunne ferite dalle schegge. Quando c’è stato l’attacco erano fuori ma il resto degli studenti era dentro. Il cortile era ricoperto di bombe inesplose. Le mura della scuola erano piene di schegge e c’erano dei fori nel pavimento. Poi mi sono recato nel centro abitato, dove c’erano diversi feriti a terra, in attesa dei soccorsi”.

Tre persone del villaggio di Habeet hanno raccontato che il 10 settembre le forze siriane hanno sganciato numerosi barili bomba. Queste munizioni prive di guida, contenenti almeno quarantacinque chilogrammi di materiali esplosivi, sono notoriamente imprecise e il loro uso ha causato la distruzione di abitazioni civili in tutta la Siria.

La comunità internazionale deve agire con urgenza

Amnesty International sta chiedendo alla comunità internazionale di usare tutta la sua influenza perché sia posta immediata fine a questi attacchi illegali e siano prevenute ulteriori perdite civili.

“Il governo siriano ha ripetutamente mostrato un crudele disprezzo per le vite dei civili. Russia e Iran devono garantire che le forze siriane pongano termine a questi crimini di guerra e proteggano i civili di Idlib. La Turchia, dal canto suo, ha la responsabilità di assicurare che i gruppi armati rispettino il diritto internazionale umanitario”, ha sottolineato Semaan.

“Occorrono pressioni coordinate da parte della comunità internazionale per salvare le vite dei civili e impedire le gravi violazioni dei diritti umani cui abbiamo già assistito in altre zone della Siria, come Aleppo Est e la Ghuta orientale”, ha aggiunto Semaan.

Amnesty International ha chiesto alla Turchia anche di aprire i suoi confini per consentire l’ingresso dei civili che vogliono fuggire dagli attacchi contro Idlib e alla comunità internazionale di aiutare la Turchia ad accogliere eventuali rifugiati.

“Per coloro che vogliono recarsi nelle zone controllate dal governo, la Russia deve garantire che il governo siriano non attui ritorsioni, come ad esempio le detenzioni arbitrarie e le sparizioni forzate di adulti e ragazzi, il confinamento delle persone evacuate nei campi irraggiungibili da parte degli aiuti delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite, come già accaduto nel caso della Ghuta orientale”, ha concluso Semaan.

Ulteriori informazioni

Nella zona di Idlib vivono due milioni e mezzo di persone, tra cui 700.000 sfollati interni provenienti da altre parti della Siria, 300.000 dei quali arrivati dall’agosto 2017. Secondo le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite, oltre due milioni di persone hanno disperato bisogno di cibo, acqua e cure mediche. La maggior parte degli sfollati si trova in campi sovraffollati nei pressi del confine turco, senza adeguate infrastrutture o sufficiente accesso alla corrente elettrica e all’acqua potabile. Le opportunità di lavoro sono scarse. Per questo motivo la maggior parte della popolazione della zona di Idlib fa affidamento agli aiuti umanitari per la propria sopravvivenza.

FINE DEL COMUNICATO                                                                          Roma, 14 settembre 2018

Per interviste:

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