Siria, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve agire dopo l’attacco a Idlib

6 Aprile 2017

MOHAMED AL-BAKOUR/AFP/Getty Images

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Esperti di armi chimiche sostengono che, nell’attacco che il 4 aprile ha ucciso oltre 70 persone e ferito centinaia di civili a Khan Sheikhoun nella provincia di Idlib a nord della Siria, è molto probabile sia stato utilizzato un agente nervino o a un composto organofosforico come il sarin. Gli esperti non credono che sia stato utilizzato cloro come nei precedenti attacchi chimici nel conflitto siriano.

“Questo è il più sanguinoso attacco chimico in Siria dall’adozione della risoluzione 2118 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’eliminazione delle armi chimiche in Siria nel 2013 – ha dichiarato in una nota ufficiale Anna Neistat direttrice della Ricerca di Amnesty International –. L’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e le Nazioni Unite hanno confermato congiuntamente diversi attacchi con armi chimiche da allora, da parte del governo e di forze non governative. È spaventoso che nessuno sia stato assicurato alla giustizia“.

A prova dell’utilizzo di armi chimiche ci sono le immagini di alcuni video girati all’indomani dell’attacco che mostrano le vittime con pupille puntiformi, persone trattate per sofferenza respiratoria, pazienti che compiono movimenti bruschi o che sono colpiti da spasmi, tutti sintomi di avvelenamento. Inoltre, il personale medico ha riferito di aver sofferto di esposizione secondaria, che sarebbe coerente con l’uso di questo gas.

Sempre dall’analisi delle immagini – in una si vedono nove bambini senza vita appoggiati sul retro di un camion -, le vittime degli attacchi non mostrano segni evidenti di ferite o lesioni di schegge, altro indizio a conferma dell’avvelenamento chimico.

I testimoni dell’attacco con armi chimiche 

“Il rumore dell’esplosione non era quello a cui siamo abituati – i miei colleghi ed io abbiamo pensato che non fosse un’esplosione a causa del tonfo, non era un suono di esplosione – ha raccontato un infermiere che lavorava presso l’ospedale di Al Rahma la mattina dell’attacco. Si ricorda di aver controllato l’orologio intorno alle 06.20, mentre stava prendendo il caffè a colazione e tutto era tranquillo fino a quel momento –. Pochi minuti dopo, intorno alle 6.35 del mattino, le prime vittime hanno cominciato a essere portate all’interno. Poi il flusso è continuato fino alle 9.00 circa. C’era un numero enorme di persone e aiuti che arrivavano, solo quattro medici erano in ospedale in quel momento e uno di noi è rimasto anche infettato. Abbiamo accolto vittime di attacchi di cloro prima – questo è stato completamente diverso. Le vittime vomitavano dal naso e dalla bocca, un colore giallo scuro, in alcuni casi virante al marrone. Paralisi alle funzioni respiratorie – i bambini morivano più velocemente degli adulti a causa di questo. Abbiamo provato le iniezioni … ma semplicemente non hanno funzionato. Le vittime non erano in grado di deglutire, erano prive di sensi, completamente inerti”.

Anche un medico che lavora presso l’ospedale di chirurgia specializzata, a circa 50 chilometri di distanza dal luogo dell’attacco, ha fornito il suo racconto: “Le vittime ci hanno raggiunto in diverse condizioni – alcune avevano paralisi muscolari e respiratorie, che abbiamo provato a trattare con tranquillanti e atropina. Avevano secrezioni dalla bocca e dal naso, che erano bianche. Alcuni erano completamente incoscienti. Altri accusavano forti dolori muscolari. I bambini sono i primi a morire, non sono in grado di reagire. Abbiamo avuto solo un bambino che, grazie a Dio, è sopravvissuto”.

Uso di armi chimiche: il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite deve agire

“Il Consiglio di sicurezza deve votare immediatamente per indagare su questo attacco e contribuire a consegnare i responsabili alla giustizia. In caso contrario, sarebbe catastrofico e si rischierebbe di incoraggiare ulteriori governi e gruppi armati in Siria a prendere di mira i civili con crimini di guerra che utilizzano armi proibite e di tipo convenzionale” ha dichiarato Anna Neistat.

Una richiesta che si unisce a quelle rivolte al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocato per una riunione di emergenza lo scorso 5 aprile a New York, per porre fine al ciclo di impunità e sottoporre la situazione della Siria alla Corte penale internazionale.

“I membri del Consiglio di sicurezza, in particolare Russia e Cina, hanno mostrato cinico disprezzo per la vita umana in Siria fallendo ripetutamente nel deliberare misure punitive contro i responsabili di crimini di guerra e altre gravi violazioni in Siria”, ha aggiunto Neistat. Nel mese di febbraio 2017, Russia e Cina hanno posto il veto a una bozza di risoluzione del Consiglio di sicurezza per imporre misure in base al capitolo VII relativo a “trasferimento non autorizzato di armi chimiche o qualsiasi uso di armi chimiche da parte di chiunque nella Repubblica araba di Siria“.

Questo attacco serve anche come promemoria tetro e sventurato ai paesi europei riuniti a Bruxelles per prendere in considerazione la ricostruzione della Siria, perché l’azione verso la giustizia e l’accertamento della responsabilità sia al centro di qualsiasi discussione circa il futuro del paese.

Chiediamo al Consiglio di sicurezza di adottare immediatamente una risoluzione volta a far rispettare il divieto di attacchi con armi chimiche e di favorire la consegna alla giustizia degli autori di questi crimini.

La regione colpita dall’attacco con armi chimiche

Khan Sheikhoun è una piccola città sulla strada di Damasco nella Idlib rurale, che è una delle poche aree nella Siria nordorientale a rimanere sotto il controllo dell’opposizione. Negli ultimi mesi Idlib è diventata punto di raccolta per coloro che fuggono dalla violenza ad Aleppo e altrove. E ha subìto bombardamenti sporadici da postazioni di artiglieria e aerei siriani dal 2012. Recentemente il bombardamento si è intensificato, in risposta a un’offensiva a sorpresa da parte di gruppi armati di opposizione a Hama. Aerei della coalizione a guida Usa hanno inoltre compiuto attacchi nel governatorato di Idlib.