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Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, ha scritto a Paolo Gentiloni, in vista del viaggio del presidente del Consiglio, in programma dal 30 ottobre al 1 novembre, in India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Vai alla nota ufficiale.
La richiesta al premier italiano è quella di cogliere questa occasione per sollevare il tema delle violazioni dei diritti umani nei tre paesi del Golfo e, più in generale, per promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel contesto delle relazioni diplomatiche bilaterali tra l’Italia e i tre paesi.
Le autorità dell’Arabia Saudita continuano a limitare duramente i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione, arrestando e incarcerando sulla base di accuse dalla formulazione vaga difensori dei diritti umani, persone che esprimono opinioni critiche e attivisti per i diritti delle minoranze. Fra questi, Raif Badawi, condannato a 10 anni di carcere e a 1000 frustate – 50 delle quali già ricevute in pubblico – per aver dato vita a un forum online di dibattito su temi politici e religiosi.
La tortura rimane una prassi comune, soprattutto durante gli interrogatori. I tribunali continuano ad accettare “confessioni” ottenute tramite tortura per condannare gli imputati in procedimenti giudiziari iniqui.
Inoltre, è prassi comune il ricorso alla pena di morte anche per reati non violenti e nei confronti di minorenni. L’Arabia Saudita è tra i primi cinque paesi al mondo per numero di esecuzioni. Dall’inizio del 2017 sono state eseguite 100 condanne a morte.
Le forze della coalizione a guida saudita intervenute nello Yemen nel marzo 2015 hanno commesso gravi violazioni del diritto internazionale, compresi crimini di guerra. A questo riguardo, risulta di particolare preoccupazione che l’Italia abbia scelto di continuare a fornire alla coalizione sistemi militari e munizionamento che alimentano il conflitto nonostante diversi rapporti attendibili dimostrino le gravi e reiterate violazioni del diritto internazionale.
Negli Emirati Arabi Uniti le autorità continuano a imporre arbitrariamente restrizioni al diritto alla libertà d’espressione e d’associazione, detenendo e perseguendo ai sensi di leggi penali sulla diffamazione e antiterrorismo persone critiche verso il governo, oppositori e cittadini stranieri. Sparizioni forzate, processi iniqui e tortura e altri maltrattamenti di detenuti sono prassi comune. Decine di persone condannate in seguito a processi iniqui negli anni precedenti sono rinchiuse in carcere, tra queste ci sono molti prigionieri di coscienza.
Uno di questi è, Ahmed Mansoor, riconosciuto difensore dei diritti umani e noto blogger, già più volte intimidito, vessato e incarcerato per mano delle autorità, è attualmente in condizione di sparizione forzata dal 20 marzo 2017, a rischio di tortura e altri maltrattamenti.
In Qatar continuano ad essere imposte indebite limitazioni alla libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica. Infatti, non è ammessa l’esistenza di partiti politici indipendenti, e soltanto i cittadini del Qatar hanno il permesso di organizzarsi in associazioni di lavoratori, a patto che queste soddisfino rigidi criteri stabiliti dalle autorità. Non sono ammessi e vengono sistematicamente dispersi i raduni pubblici non autorizzati e sono in vigore leggi che criminalizzano espressioni ritenute offensive verso l’emiro.
Inoltre, la discriminazione contro le donne è radicata nella legge e nella prassi. I lavoratori migranti subiscono gravi forme di sfruttamento e abusi.
Nella documentazione inviata al presidente del Consiglio Gentiloni anche informazioni sulle violazioni dei diritti umani in India, altro paese che il primo ministro visiterà nei prossimi giorni.