Iran, a rischio esecuzione decine di persone

10 Marzo 2023

© Francesca Maceroni

Tempo di lettura stimato: 3'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Sarebbero un centinaio le persone messe a morte in Iran nei soli mesi di gennaio e febbraio, secondo una ricerca del Centro Abdorrahman Boroumand e di Amnesty International, con un notevole aumento delle esecuzioni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. “Le autorità iraniane stanno eseguendo condanne a morte su scala spaventosa”, ha dichiarato Roya Boroumand, direttore esecutivo del Centro Abdorrahman Boroumand, un’organizzazione iraniana per i diritti umani.

In un comunicato, si ricorda in particolare come l’escalation stia colpendo anche le diverse minoranze etniche. Dall’inizio dell’anno, sono stati messi a morte un arabo della minoranza ahwazi, 14 curdi e 13 baluci a seguito di processi gravemente iniqui, segnando un’agghiacciante escalation nell’uso della pena di morte come strumento di repressione contro le minoranze etniche.

“Il mondo deve agire ora per fare pressione sulle autorità iraniane affinché stabiliscano una moratoria ufficiale sulle esecuzioni, annullino le condanne ingiuste e le sentenze capitali e facciano cadere tutte le accuse relative alla partecipazione pacifica alle proteste”, sottolinea Diana Eltahawy, vicedirettrice regionale di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Temiamo che siano a rischio esecuzione molte altre persone, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora a seguito delle proteste popolari in corso in Iran. Per questo motivo, rinnoviamo l’invito a firmare l’appello pubblicato sul sito di Amnesty Italia in cui si invitano le autorità iraniane ad annullare tutte le condanne a morte e ad assicurare un giusto processo, senza il ricorso alla pena di morte, osservando i principi della giustizia minorile per gli imputati minorenni. Firma l’appello!

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cifre

I dati sulla pena di morte nel 2022 e nel 2023

In totale 144 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 112 Stati l’hanno abolita per ogni reato; 9 Stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 23 Stati sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte; 55 Stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

 

 

 

*: questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte.

 

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Altre notizie

Arabia Saudita – L’uso della pena di morte sotto il governo del principe ereditario Mohammed bin Salman e di suo padre, Re Salman, è quasi raddoppiato ogni anno da quando sono saliti al potere, secondo un nuovo rapporto reso pubblico il 31 gennaio dall’Organizzazione no-profit Saudita Europea per i Diritti Umani (ESOHR) e da Reprieve. Tra il 2015 e il 2022, denunciano le due ong, sono state effettuate in media 129 esecuzioni all’anno. La cifra rappresenta un aumento dell’82% rispetto al periodo 2010-2014. L’anno scorso sono state messe a morte 147 persone, 90 delle quali per reati considerati non violenti. Il Rapporto ha anche esaminato il crescente ricorso alle esecuzioni di massa, come il numero record di 81 persone uccise il 12 marzo dello scorso anno per una serie di accuse, tra cui il terrorismo. Reprieve ed Esohr aggiungono che dal 2013 sono state messe a morte almeno 15 persone che erano minori al momento del reato. Di questi, ben 11 sono state uccise dopo l’ascesa al potere di Mohammed bin Salman. “La pena di morte viene abitualmente usata per reati non letali e per mettere a tacere dissidenti e manifestanti, nonostante le promesse del principe ereditario che le esecuzioni sarebbero state usate solo per gli omicidi”, le accuse di Reprieve ed Esohr.

India – Mai tante condanne a morte negli ultimi due decenni come lo scorso anno: 165, ben oltre le 146 del 2021. È quanto emerge dal rapporto “Death Penalty in India: Annual Statistics 2022” pubblicato dal Project 39A presso la la National Law Università di Delhi. Un numero record su cui hanno certamente influito le 38 sentenze emesse il 18 febbraio 2022 per gli attentati avvenuti nel 2008 a Ahmedabad, nello Stato del Gujarat, costati la vita a 56 persone. I dati sembrano quasi in controtendenza rispetto ai pronunciamenti della Corte Suprema indiana che nel 2022 ha prima, in un atto di sua iniziativa, evidenziato la mancanza di uniformità nell’applicazione della pena di morte e poi, in una sentenza, ha sottolineato il “dovere dei tribunali di raccogliere materiale sulle circostanze attenuanti” emanando linee guida per la raccolta di tali informazioni. Aumenta costantemente anche la popolazione nei bracci della morte: alla fine del 2022 erano 539 i detenuti condannati alla pena capitale presenti nelle carceri. L’aumento, spiega il rapporto, non è dovuto solo all’elevato numero di condanne a morte inflitte dai tribunali, ma anche “al basso tasso di casi di pena capitale esaminati da parte delle corti d’appello”. Nel 2022, le alte corti indiane hanno assunto decisioni su 68 casi, solo 11 invece i casi esaminati dalla Corte Suprema. (fonte: The Wire)

Kenya – Il 53% dei detenuti nel braccio della morte del Kenya si è visto negare il diritto di comunicare con un avvocato prima del processo, il 24% non ha potuto avere una assistenza legale neppure durante il processo e il 43% ignorava cosa stesse accadendo. Sono alcuni degli elementi che emergono dal rapporto del Death Penalty Project, in collaborazione con la Commissione Nazionale per i Diritti Umani del Kenya. Lo studio si basa su un campione di 671 detenuti in 12 carceri keniote e include non solo detenuti attualmente condannati a morte, ma anche detenuti precedentemente condannati a morte che hanno in seguito ricevuto la commutazione della pena. Secondo il rapporto, attualmente ci sono circa 600 prigionieri nel braccio della morte in Kenya condannati per rapina con violenza (56%) o per omicidio (44%). “Il 95% dei condannati per rapina non sapeva che questo reato fosse punibile con la morte e allo stesso modo l’86% dei condannati per omicidio non sapeva che fosse punibile con la morte”, ha detto il Direttore dell’Unità di Ricerca sulla Pena di morte presso l’Università di Oxford, Carolyn Hoyle. Il rapporto fa luce anche sulle condizioni della detenzione: malnutrizione o inadeguato accesso a cure sanitarie, peggioramento della salute fisica e mentale, deterioramento dei rapporti con i familiari. La Commissione ha esortato il governo ad accelerare il processo di abolizione della pena di morte. In Kenya non si registrano esecuzioni dal 1987. (fonte: Death Penalty Project)

Usa – Il governatore democratico della Pennsylvania, Josh Shapiro, ha dichiarato che non permetterà allo Stato di mettere a morte nessun detenuto e che non firmerà mandati di esecuzione. Shapiro, insediatosi a gennaio di quest’anno, sta così proseguendo quanto già avviato dal suo predecessore, Tom Wolf, imponendo di fatto una moratoria sulla pena di morte. Ma il governatore neoeletto è andato anche oltre, chiedendo ai parlamentari di abrogarla perché fallibile e irreversibile. «Lo Stato – ha detto in una conferenza stampa – non dovrebbe avere come obiettivo di mettere a morte persone», sottolineando come la sua posizione sia cambiata a partire da quando, tra il 2017 e il 2023, ha ricoperto il ruolo di procuratore generale dello Stato. «Voglio essere onesto: il mio approccio alla pena capitale si è evoluto nel tempo. Per più di un decennio, incluso quando ho assunto l’incarico di procuratore generale, ho creduto che la pena di morte dovesse essere riservata ai crimini più atroci e che fosse, in effetti, una giusta punizione per quei reati. Tuttavia, quando i primi casi di pena capitale sono arrivati sulla mia scrivania, mi sono scoperto ripetutamente restio nel perseguire la pena di morte. Quando mio figlio mi ha chiesto perché sia giusto uccidere qualcuno come punizione per aver ucciso qualcun altro, non sono riuscito a guardarlo negli occhi e a spiegare perché». (fonte: Stato della Pennsylvania)

 

Brevi dal mondo

2 febbraio – Quattro militari somali sono stati fucilati per omicidio il 2 febbraio 2023 nella capitale Mogadiscio. “Il tribunale militare ha portato a termine l’esecuzione di Bukhari Awil Mohamud dell’Agenzia nazionale di intelligence e sicurezza (NISA), Ali Mohamud Hussein delle Forze armate, Abdirisaaq Ahmed Mukhtar delle Forze di polizia e Mohamed Nur Sheikh Warre, anch’egli membro della polizia, dopo averli giudicati colpevoli di aver ucciso dei commilitoni”, ha detto ai giornalisti Mohamed Abdullahi Khalif, vice procuratore delle Forze armate somale, a Dolow, nella regione di Gedo.

9 febbraio – Oltre a Dillbeck (notizia “In primo piano”), altre esecuzioni si sono registrate negli Usa a febbraio. Due in Texas dove è stato messo a morte John Balentine, 54 anni, colpevole dell’omicidio nel 1998 di tre adolescenti; il mese si era aperto con l’esecuzione di Wesley Ruiz, un ispanico di 43 anni, condannato per l’omicidio di un agente di polizia, nonostante i sospetti di pregiudizio razziale che hanno contaminato il suo processo. L’8 febbraio, invece, nel Missouri è stato messo a morte Raheem Taylor, reo dell’omicidio della sua compagna e dei suoi tre figli piccoli: Taylor ha sempre affermato la sua innocenza, sostenendo di trovarsi in California al momento degli omicidi.

9 febbraio – Sono state 11 le esecuzioni nel 2022 a Singapore, dopo che nei due anni precedenti nessun detenuto era stato messo a morte. E’ quanto emerge dai dati diffusi giovedì dal Servizio penitenziario di Singapore (SPS). Tutte le esecuzioni hanno riguardato reati legati alla droga: a Singapore la pena di morte è la punizione obbligatoria per tali reati. Il diritto internazionale vieta l’imposizione obbligatoria della pena capitale e richiede che questa sanzione estrema sia limitata ai ‘crimini più gravi’ come ad esempio l’omicidio intenzionale. Secondo le autorità, a Singapore c’è un forte sostegno alla pena capitale. Tre studi condotti o commissionati dal Ministero degli Interni hanno rivelato che più di sette persone su 10 sono favorevoli all’uso della pena di morte per i crimini più gravi come l’omicidio intenzionale, l’uso di armi da fuoco e il traffico di droga.

12 febbraio – Il tribunale militare di Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, ha condannato a morte sette soldati dell’esercito congolese (Fardc), dichiarandoli colpevoli di codardia, dopo che loro stessi avrebbero ammesso di essere fuggiti dai combattimenti contro i ribelli del M23. Lo riferiscono i media locali. Secondo l’accusa, i militari sono fuggiti dalla zona dei combattimenti verso la città di Sake sparando e seminando il panico tra migliaia di civili che hanno abbandonato le loro case e sono fuggiti verso Goma, Minova e Mubambiro. Durante la ritirata, due civili sono morti ed altri 4 sono rimasti feriti. I sette militari presenteranno appello contro la condanna.

14 febbraio – Fariba Hosseini, madre di due bambini, arrestata sei anni fa con l’accusa di omicidio, è stata messa a morte nell’istituto detentivo femminile di Karaj, la prigione Fardis. Secondo il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana e il gruppo Iran Human Rights Society, un’altra donna è stata impiccata a Karaj, a gennaio: una prigioniera afgana di cui si conosce solo il nome, Nazifeh. Sarebbero molte le donne afgane rinchiuse nella prigione Fardis per furto, traffico di droga e omicidio. Sono trattenute in una situazione incerta perché non hanno alcun supporto. Sale a 205 il numero di esecuzioni di donne in Iran dal 2007.

21 febbraio –In Bielorussia, La camera bassa del Parlamento, la Camera dei Rappresentanti, ha approvato in seconda e ultima lettura un disegno di legge che prevede la pena di morte per alto tradimento per i dipendenti pubblici e i membri delle forze armate. Il disegno di legge deve ancora essere approvato dalla camera alta, il Consiglio della Repubblica, prima che il presidente Alyaksandr Lukashenka lo firmi convertendolo in legge. La Bioelorussia è l’unico paese in Europa che pratica la pena capitale. Da quando Lukashenka è salito al potere nel 1994, nel paese sono state praticate più di 400 esecuzioni.

 

 

Buone Notizie

Giappone – Il 17 febbraio 2023 l’Alta corte della prefettura di Miyagi ha commutato in ergastolo la condanna a morte di un uomo di 51 anni che, in primo grado, era stato giudicato colpevole di un duplice omicidio premeditato. La corte ha rilevato che non vi erano sufficienti prove per determinare la premeditazione.

Malesia – Il 14 febbraio 2023 una corte d’appello ha annullato, per insufficienza di prove, il verdetto di colpevolezza e la condanna a morte di due fratelli che in primo grado, il 27 febbraio 2020, erano stati giudicati responsabili del traffico di 986 grammi di cannabis.

Kenya – Il 18 febbraio 2023 una corte d’appello ha commutato in ergastolo le condanne a morte inflitte a due uomini colpevoli di rapina a mano armata.

Pakistan – Il 23 gennaio 2023 la Corte internazionale di giustizia ha ordinato la revisione della condanna a morte inflitta nel 2017 a un ex ufficiale della marina indiana, giudicato colpevole di spionaggio. L’imputato non era stato informato dei diritti a lui spettanti ai sensi della Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari e il governo indiano era stato privato del diritto di accesso consolare, ossia di comunicare col suo cittadino e fornirgli assistenza.

Sri Lanka – Il 22 febbraio 2023 il presidente in carica, Ranil Wickremesinghe, ha annunciato che non firmerà alcun ordine di esecuzione di condanne a morte emesse dai tribunali dello stato. L’ultima esecuzione è avvenuta nel 1976, ma nel 2019 il governo aveva introdotto la pena di morte per reati di droga e assunto due addetti alle impiccagioni.

USA – Il 24 gennaio 2023 la Corte suprema dello stato della California ha annullato, ordinando un nuovo processo, la condanna a morte di Billy Ray Waldon, giudicato colpevole di un triplice omicidio commesso nel 1985. Nel processo di primo grado il giudice aveva consentito che Waldon si difendesse da solo, nonostante una perizia medica avesse diagnosticato che era affetto da paranoie e allucinazioni.

Zambia – L’8 febbraio il presidente dello Zambia, Hakainde Hichilema, ha commutato in ergastolo 390 condanne a morte. La decisione è avvenuta sei settimane dopo aver abolito la pena capitale. “Ora non abbiamo nessun detenuto che sta scontando una condanna a morte a seguito dell’abolizione della pena di morte”, ha detto in una conferenza stampa il ministro degli Interni Jack Mwiimbu.

 

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