Andrea Artax
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RACCONTARE LE SENSAZIONI
a cura di Francesca Corbo, ufficio del portavoce
Manuel Agnelli è stato il protagonista dell’ultima giornata di Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty, che quest’anno si è arricchito con la prima edizione della “Settimana dei diritti umani”, una manifestazione multidisciplinare per promuovere una cultura universale dei diritti umani che si è svolta dal 17 al 23 luglio. Agnelli ha ricevuto il Premio Amnesty International Italia 2023 nella sezione Big, per il suo brano “Severodonetsk”, una canzone che mette l’essere umano al centro, dando voce alle vittime di violenza e sofferenza.
Ci racconti come nasce la canzone e di cosa parla?
Ho scritto questa canzone dopo lo scoppio della guerra, quando ho realizzato che i racconti dei media erano tutti improntati sulla geopolitica, sulle ragioni dell’uno o dell’altro, ma nessuno raccontava come le persone stavano vivendo umanamente questa situazione mostruosa: essere strappati dalle proprie case, avere delle perdite nelle famiglie, anche solo la violenza psicologica di dormire col terrore di venire bombardati. Nella canzone racconto l’esperienza di una persona che subisce una cosa più grande di sé, che non riesce a capire cosa può fare e che si mette in standby emotivamente perché è l’unico modo di uscirne e di sopravvivere. Ho cercato raccontare delle sensazioni.
La musica e l’arte in generale possono essere dei grandi alleati dei diritti umani perché riescono ad arrivare alle persone in maniera diretta, spontanea, con un linguaggio più immediato. Qual è il ruolo degli artisti nel parlare di diritti?
Ultimamente la cultura, più ancora dell’arte, viene trattata dai governi come se fosse un bene di lusso e non necessario. Tempo fa ho avuto l’onore e il piacere di essere invitato a Roma da Papa Francesco, che ha fatto un discorso molto chiaro sul ruolo della cultura e dell’arte come parte fondamentale della struttura della persona. È molto importante che il Papa abbia fatto un discorso di questo genere perché ha ridato un ruolo a noi artisti, dicendo una cosa che sembra banale ma non lo è: che dobbiamo essere la voce di chi non ce l’ha e che quindi siamo noi che dobbiamo raccontare le cose che gli altri non sono in grado di raccontare.