Israele ha commesso genocidio a Gaza, causando tra l’altro un numero di morti tra minori, giornalisti, personale sanitario e umanitario tra i più alti mai conosciuti in un conflitto recente nel mondo, e infliggendo deliberatamente alla popolazione palestinese condizioni con lo scopo di provocare la loro distruzione fisica. Il conflitto armato con il Libano ha causato morti e sfollamenti di massa di popolazione civile. Israele ha commesso il crimine di apartheid, anche attraverso il trasferimento forzato e lo sfollamento di palestinesi sia in Israele sia nel Territorio Palestinese Occupato (Occupied Palestinian Territory – Opt). Coloni violenti sostenuti dallo stato hanno goduto dell’impunità, mentre gli obiettori di coscienza sono stati incarcerati. Centinaia di persone palestinesi sono state uccise nelle operazioni militarizzate di rastrellamento condotte nella Cisgiordania occupata. A migliaia sono state sottoposte a detenzione arbitraria e maltrattamento, in molti casi equiparabile a tortura. Le ordinanze della Corte internazionale di giustizia per scongiurare un genocidio e porre fine all’occupazione illegale sono state ignorate. Le libertà d’espressione e riunione pacifica sono finite sotto attacco.
Israele ha consolidato la sua occupazione militare della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, attraverso l’espansione e la fortificazione delle zone militari, oltre che degli insediamenti nella Cisgiordania. A novembre, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha sollevato dall’incarico l’allora ministro della Difesa, Yoav Gallant, citando divergenze sul controllo militare diretto e indefinito di Gaza da parte di Israele e l’arruolamento nell’esercito degli ebrei haredim (ultraortodossi).
Il conflitto tra Hezbollah, un gruppo armato con base in Libano, e Israele ha conosciuto una significativa escalation. Il 23 settembre, l’esercito israeliano ha lanciato la cosiddetta “Operazione frecce del nord”. Il 1° ottobre, Israele ha avviato un’invasione di terra nel sud del Libano. Il 27 novembre, è stato firmato un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Libano.
Ad aprile e ottobre, gli attacchi israeliani contro obiettivi iraniani hanno ucciso alti ufficiali militari e le forze iraniane hanno reagito lanciando missili verso Israele, che hanno ucciso un uomo palestinese a Gerico, città situata nella parte orientale della Cisgiordania.
Conflitto armato a Gaza
Israele ha perpetrato il crimine di genocidio a Gaza uccidendo civili palestinesi, causando gravi danni fisici o mentali e infliggendo deliberatamente condizioni di vita con lo scopo di provocare la distruzione fisica della popolazione palestinese, causando sfollamenti forzati di massa, intralciando o negando soccorsi salvavita e danneggiando o distruggendo infrastrutture essenziali per la vita1.
Gli attacchi israeliani hanno provocato durante l’anno almeno 23.000 vittime immediate, secondo l’Health Cluster e l’Oms nell’Opt. Circa il 60 per cento delle persone uccise erano donne, minori e persone anziane. L’alto numero di morti tra la popolazione civile è stato il risultato degli attacchi diretti, sproporzionati o indiscriminati. Il 16 aprile, 15 persone civili che si trovavano a Market Street, nel campo per rifugiati di Al-Maghazi, nell’area centrale di Gaza, sono state uccise deliberatamente in un raid aereo israeliano. Tra loro c’erano 10 minori che giocavano intorno a un biliardino. Uno dei bambini era precedentemente fuggito da Gaza City con la sua famiglia per evitare di morire di fame2.
L’Ocha ha riportato che durante l’anno 52.214 palestinesi avevano riportato ferite legate al conflitto. Sulla base dei rapporti stilati dai medici che trattavano lesioni traumatiche agli arti inferiori, alla testa e alla spina dorsale, a luglio l’Oms ha calcolato che circa il 25 per cento delle persone ferite a Gaza avrebbe avuto esigenze di riabilitazione intensiva e continuativa per anni.
Circa il 90 per cento della popolazione di Gaza era stata sfollata, la maggior parte di loro per molteplici volte. Il 6 maggio, Israele ha cominciato un’operazione miliare su vasta scala nella zona est di Rafah, che si è estesa all’intero governatorato, nonostante gli avvertimenti di conseguenze umanitarie catastrofiche e un’ordinanza vincolante emessa dalla Corte internazionale di giustizia (International Court of Justice – Icj) che imponeva di astenersi dal farlo. L’operazione ha sfollato 1,2 milioni di palestinesi che vivevano lì e che nella stragrande maggioranza dei casi erano già persone sfollate internamente. Ha anche chiuso e distrutto gran parte del valico di Rafah con l’Egitto.
A seguito delle ripetute ordinanze di “evacuazione”, il 6 ottobre, le forze israeliane hanno ordinato lo sfollamento dei 300.000 palestinesi che rimanevano nel governatorato di Gaza Nord. Secondo il Consiglio norvegese per i rifugiati, più di un milione di persone, metà delle quali minori, vivevano nelle tende in pieno inverno. Cinque neonati sono morti di ipotermia tra il 24 e il 29 dicembre, secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (United Nations Relief and Works Agency – Unrwa).
Le forze israeliane hanno attaccato ospedali, personale medico e umanitario, causando decine di morti in attacchi compiuti con l’utilizzo di droni, lanci d’artiglieria e raid aerei. Dei 36 ospedali di Gaza, soltanto 17 erano ancora parzialmente funzionanti a fine anno, a causa degli attacchi israeliani. Il 27 dicembre, un raid israeliano sull’ospedale di Kamal Adwan ha messo fuori uso la principale struttura sanitaria di Gaza Nord, mentre il suo direttore, Hussam Abu Safiya, è stato detenuto arbitrariamente assieme ad altre 240 persone tra personale sanitario e pazienti.
Tutte le organizzazioni umanitarie hanno riferito da parte israeliana restrizioni eccessive e ritardi nelle autorizzazioni al trasferimento degli aiuti. Per esempio, Medici senza frontiere ha affermato a dicembre che negoziare l’importazione di prodotti di refrigerazione essenziali per articoli medici aveva richiesto cinque mesi e che le apparecchiature per la sterilizzazione erano state bloccate al confine. A seguito dell’assedio dell’esercito israeliano, il 96 per cento del milione di minori di Gaza era malnutrito e, a fine anno, circa 60.000 minori sotto i cinque anni soffrivano di malnutrizione acuta. Quasi due milioni di persone affrontavano condizioni di insicurezza alimentare da critiche a catastrofiche, secondo la Classificazione integrata della fase di sicurezza alimentare. Almeno 34 persone sono morte di fame tra aprile e giugno, secondo i rapporti delle Nazioni Unite.
Il 28 ottobre, la Knesset ha approvato una legge che ha vietato ogni contatto tra le autorità israeliane, come quelle che gestiscono le approvazioni al trasferimento degli aiuti, e l’Unrwa, la principale agenzia che fornisce gli aiuti, l’istruzione e i servizi sanitari. La legge ha proibito all’Unrwa di operare a Gerusalemme Est e in Israele e ha chiuso le sedi dell’organizzazione3.
I soldati israeliani hanno compiuto distruzioni gratuite senza un’imperativa necessità militare4. Le aree particolarmente colpite comprendevano il perimetro orientale, che costituisce il 16 per cento di Gaza e in particolare i suoi terreni di produzione agricola, e le città di Khuza’a, nel sud, e di Shuja’iya, nel nord.
Il conflitto ha ridotto la fornitura di acqua di Gaza a meno di cinque litri al giorno per persona per l’intero anno. Oxfam ha riportato a luglio che le gravi carenze di acqua erano causate dalla sistematica distruzione dell’infrastruttura idrica e fognaria operata a Gaza. A fine giugno, tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue erano stati distrutti e i macchinari pesanti nella principale discarica della zona sud di Gaza erano rotti. L’Oms ha riferito che al 28 maggio 727.909 persone, in particolare minori, risultavano colpite da malattie legate all’acqua e ai servizi igienicosanitari come l’epatite A.
Tutte le università e gli istituti d’istruzione superiore di Gaza, assieme a centinaia di moschee e tre chiese, erano stati danneggiati o distrutti. La maggior parte delle scuole erano state trasformate in rifugi per persone sfollate e a novembre l’Unicef ha riferito che il 95 per cento degli edifici scolastici aveva subìto danni.
Conflitto armato con Hezbollah
Per tutto l’anno, Hezbollah ha sparato ripetutamente razzi privi di guida su aree civili popolate di Israele, uccidendo e ferendo la popolazione civile e danneggiando e distruggendo abitazioni civili5. Gli attacchi di Hezbollah hanno ucciso più di 100 persone e sfollato circa 63.000 residenti del nord d’Israele. A ottobre, dopo l’invasione di terra lanciata da Israele nel sud del Libano, Amnesty International ha documentato tre attacchi missilistici di Hezbollah che hanno ucciso otto civili, ferendone almeno 16, e che potrebbero costituire crimini di guerra.
Trasferimento forzato
L’Ocha ha documentato che in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le autorità israeliane avevano demolito 1.763 edifici, sfollando permanentemente circa 4.500 palestinesi, il numero più alto mai registrato in un anno dal 2009.
Israele ha continuato la sua campagna di distruzione dei villaggi palestinesi in Cisgiordania. Secondo l’Ong B’Tselem, l’amministrazione militare israeliana ha sottoposto le popolazioni di sei villaggi palestinesi della Cisgiordania a trasferimento forzato, demolendo le loro case e minacciando almeno altre 40 comunità, ognuna delle quali contava diverse centinaia di abitanti. Le forze israeliane hanno lasciato che i coloni terrorizzassero la popolazione locale nell’impunità, o li hanno incoraggiati a farlo, partecipando in alcune occasioni alla violenza.
Israele ha istituito 43 nuovi insediamenti in Cisgiordania che si sono aggiunti ai circa altri 330 costruiti negli anni precedenti, secondo Peace Now, un’organizzazione israeliana antioccupazione. Circa 2.400 ettari di terreno della Cisgiordania sono stati dichiarati da Israele terreno demaniale, la più vasta confisca di territorio operata nell’Opt dal 1992.
All’interno di Israele, il ministero della Sicurezza nazionale ha annunciato a novembre che le demolizioni delle case dei beduini nella regione del Negev/Naqab, nel sud d’Israele, erano quadruplicate dall’inizio dell’anno, rispetto al numero delle demolizioni eseguite nel 2022. L’8 maggio, 300 persone della popolazione beduina palestinese, cittadine di Israele, sono state rese senzatetto quando le autorità hanno demolito il loro villaggio, Wadi al-Khalil, senza opportuna consultazione6. Il 3 giugno, un tribunale distrettuale ha ordinato a 500 beduini del villaggio di Ras Jrabah di demolire le loro stesse abitazioni e di spostarsi in un distretto ancora incompleto, approvato dal governo sotto un’autorità separata di soli beduini. Il 14 novembre, tutte le rimanenti infrastrutture e la moschea di Umm al-Hiran sono state demolite da unità della polizia in assetto militarizzato. Le autorità israeliane hanno affermato che le demolizioni erano necessarie per fare spazio a comunità ebraiche nuove o in espansione.
Le legge sulla deportazione delle famiglie dei terroristi, approvata il 7 novembre, consentiva la revoca della cittadinanza israeliana o della residenza a Gerusalemme alle famiglie dei detenuti accusati di avere “sostenuto il terrorismo” o persone che erano state giudicate colpevoli di reati in materia di sicurezza; una forma di punizione collettiva. La legge sulla cittadinanza e l’ingresso in Israele (ordinanza temporanea), rinnovata quasi continuamente dal 2003, ha continuato a porre determinate categorie di palestinesi a rischio di apolidia.
Libertà di movimento
I permessi speciali per i circa 3.500 minori di Gaza con malattie croniche, che avrebbero dovuto ricevere cure in Cisgiordania dopo il 7 ottobre 2023, sono stati annullati. Ventidue persone di Gaza, tra cui cinque infanti, che erano state in ospedali all’interno di Israele o a Gerusalemme Est nel 2023, sono state rimandate a Gaza a seguito di un’ordinanza emanata il 19 giugno, senza ricevere le cure mediche per le quali erano state indirizzate in queste strutture.
L’Ocha ha contato in Cisgiordania 793 blocchi stradali e posti di blocco, che ostacolavano il movimento di palestinesi tra i villaggi e le città palestinesi, e ritardavano l’accesso dei servizi di emergenza. Il permesso militare, precedentemente garantito due volte l’anno per accedere ai terreni agricoli di proprietà privata, è stato completamente cancellato, colpendo gli agricoltori di 105 località della Cisgiordania. L’esercito israeliano ha sigillato grandi città e campi per rifugiati della Cisgiordania settentrionale, imponendo il coprifuoco per giorni durante i raid. L’Oms ha registrato il doppio degli episodi di intralcio ai soccorsi medici in Cisgiordania rispetto all’anno precedente.
Circa 100.000 lavoratori e lavoratrici palestinesi della Cisgiordania si sono visti revocare il permesso di lavorare in Israele. Raramente venivano emessi nuovi permessi.
Secondo il Comitato per proteggere i giornalisti, che ha indagato casi di giornalisti che erano stati uccisi in relazione al loro lavoro, Israele ha ucciso 74 giornalisti palestinesi nell’Opt.
Secondo l’Ocha, circa 487 persone palestinesi, tra cui 90 minori, sono state uccise durante le operazioni militarizzate di rastrellamento effettuate nelle città di Jenin, Tulkarem, Nablus e Tubas, nel nord della Cisgiordania. Le autorità israeliane non hanno indagato su quelle che apparivano essere uccisioni illegali7.
I coloni hanno ucciso sei palestinesi e hanno ferito altre 356 persone, secondo l’Ocha, la maggioranza delle quali in località rurali come le colline a sud di Nablus, le colline a sud di Hebron e in aree di Gerusalemme Est e Hebron. La violenza dei coloni sostenuti dallo stato ha contribuito al trasferimento forzato della popolazione palestinese8.
Le forze israeliane hanno arrestato più di 10.000 palestinesi e sottoposto palestinesi di Gaza a sparizione forzata o detenzione in incommunicado9. Secondo l’Ong Hamoked, a fine anno circa 5.262 palestinesi erano in detenzione senza accusa né processo; 3.376 per effetto di ordini di detenzione amministrativa e 1.886 ai sensi della legge sui combattenti illegali.
A novembre, il ministro della Difesa ha annunciato che Israele non avrebbe più emesso ordini di detenzione amministrativa contro coloni ebrei.
Almeno 10 delle 156 persone palestinesi, cittadine di Israele arrestate nel 2023 per accuse vaghe e oltremodo generiche di “persistente consumo di materiali terroristici”, in relazione al fatto che avevano visualizzato sui social media sequenze video riprese a Gaza, sono rimaste in stato di detenzione cautelare a febbraio, secondo l’Ong Mossawa Center.
Dalle testimonianze di persone detenute che sono state scarcerate e del personale carcerario che hanno parlato in qualità di informatori, è emerso l’uso abituale di gravi violenze fisiche, tra cui aggressioni sessuali e stupri, contro palestinesi in tutte le strutture di detenzione. Il diniego di sufficiente cibo, acqua, accesso alla luce naturale e assistenza medica era una prassi sistematica. Almeno 54 palestinesi hanno perso la vita mentre erano in custodia, secondo la Palestinian Prisoners Society. Adnan Al-Bursh, un chirurgo ortopedico di riferimento a Gaza, è deceduto a metà aprile nel carcere di Ofer, in Cisgiordania, senza essere mai stato accusato di un reato penale. Testimoni oculari hanno affermato che era stato duramente picchiato.
L’avvocatura generale militare ha aperto 44 indagini penali sui decessi in custodia e altre otto sulle accuse di tortura, che hanno prodotto soltanto un rinvio a giudizio.
Le autorità israeliane hanno sospeso le visite del Cicr e delle famiglie dei detenuti a palestinesi in custodia israeliana, contribuendo al vuoto di responsabilità che circonda il trattamento delle persone in carcere.
Le autorità israeliane non hanno provveduto a indagare in maniera indipendente, efficace e trasparente le violazioni del diritto internazionale commesse dalle forze israeliane, compresi possibili crimini di guerra e genocidio a Gaza e uccisioni illegali in Cisgiordania. L’ingresso a Gaza di ispettori indipendenti non era permesso.
Il 26 gennaio, il 28 marzo e il 24 maggio, l’Icj ha ordinato a Israele di implementare le misure provvisorie per prevenire il genocidio a Gaza. Le autorità israeliane hanno ripetutamente ignorato tali ordinanze.
Il 19 luglio, l’Icj ha ravvisato che l’occupazione israeliana del territorio palestinese era illegale ai sensi del diritto internazionale.
Il 21 novembre, l’Icc ha emesso ordini di cattura contro il primo ministro Benjamin Netanyahu, l’allora ministro della Difesa Yoav Gallant, e un leader di Hamas per crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
La Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sul Territorio Palestinese Occupato ha continuato a vedersi rifiutare l’ingresso in Israele e Opt. Non ha ricevuto alcuna risposta da parte del governo israeliano in merito a 15 richieste di informazioni e ha riferito che il governo israeliano aveva detto ai medici israeliani di non cooperare con la sua indagine sui crimini di guerra di combattenti palestinesi nel sud d’Israele.
Le sanzioni imposte agli inizi dell’anno da Francia, Regno Unito e Usa ai singoli coloni suprematisti ebrei armati e a specifiche organizzazioni di coloni non sono sembrate avere dissuaso ulteriori atti di violenza da parte dei coloni sostenuti dallo stato o la complicità dei soldati israeliani negli attacchi dei coloni.
Le donne in gravidanza e in allattamento sono state colpite in modo sproporzionato dalla catastrofe umanitaria in corso a Gaza. Secondo la Classificazione integrata della fase di sicurezza alimentare, 16.500 donne in gravidanza e in allattamento a Gaza soffrivano di malnutrizione acuta. Le donne e le ragazze erano esposte a malattie a causa della distruzione dell’infrastruttura igienico-sanitaria e della maggior parte delle strutture sanitarie, compresi i reparti maternità e neonatali.
La violenza di genere e domestica è aumentata sia in Israele sia a Gaza, nel contesto dello sfollamento di massa e del conflitto armato.
Palestinesi con cittadinanza israeliana hanno subìto arresti e discriminazioni quando esprimevano la loro opposizione agli attacchi delle forze israeliane su Gaza. L’avvocato per i diritti umani Ahmad Khalefa è stato messo agli arresti domiciliari a febbraio, dopo avere trascorso 110 giorni in custodia cautelare, per avere organizzato una protesta contro la guerra a ottobre 2023. Le accuse di “incitamento al terrorismo” e “identificazione con una organizzazione terroristica” erano prive di fondamento, secondo l’Ong Human Rights Defenders Fund.
Il Mossawa Center ha affermato a giugno di avere ricevuto circa 400 richieste di assistenza da persone che erano state licenziate dai loro datori di lavoro israeliani, specialmente il fornitore di servizi sanitari Clalit, per post sui social media che si opponevano agli attacchi israeliani su Gaza.
Migliaia di persone israeliane ebree hanno manifestato contro il governo. Le loro proteste sono state disperse dalla polizia con cannoni ad acqua e decine di loro sono state arrestate.
Il 2 settembre, il ministro delle Finanze ha applicato un’ingiunzione di tribunale per impedire all’Histadrut, il principale sindacato israeliano, di indire una giornata di sciopero a sostegno delle proteste. Il 22 settembre, le forze israeliane hanno fatto irruzione negli uffici di Al Jazeera a Ramallah e li hanno chiusi, dopo avere già in precedenza chiuso mesi prima gli uffici dell’emittente a Gerusalemme Est. Le autorità israeliane hanno continuato a vietare ai giornalisti stranieri di entrare a Gaza e la Corte suprema israeliana ha respinto le istanze presentate dall’Associazione della stampa estera che chiedevano l’accesso.
Undici persone cittadine israeliane, nove ebree e due palestinesi, sono finite in carcere per essersi rifiutate di prestare servizio nell’esercito, sulla base delle loro obiezioni all’occupazione militare, all’apartheid e al genocidio contro la popolazione palestinese. Due di loro, gli adolescenti Tal Mitnick e Itamar Greenberg, sono stati incarcerati per sei mesi.
A giugno il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha rilevato che i detriti prodotti dalla massiva distruzione delle infrastrutture, gli ordigni al fosforo bianco e i rifiuti industriali e sanitari stavano rilasciando a Gaza livelli estremamente alti di sostanze pericolose. Ha stimato che, se i bombardamenti cessassero immediatamente, occorrerebbero 45 anni per rimuovere e riciclare i detriti e i rifiuti.
Note:
1 Israel/OPT: “You Feel Like You Are Subhuman”: Israel’s Genocide Against Palestinians in Gaza, 5 dicembre.
2 Israel/OPT: Israeli air strikes that killed 44 civilians further evidence of war crimes – new investigation, 27 maggio.
3 Israel/OPT: Law to ban UNRWA amounts to criminalization of humanitarian aid, 29 ottobre.
4 Israel/OPT: Israeli military must be investigated for war crime of wanton destruction in Gaza – new investigation, 5 settembre.
5 Israel: Hezbollah’s use of inherently inaccurate weapons to launch unlawful attacks violates international law, 20 dicembre.
6 Israel/OPT: Over 300 Palestinian Bedouin face forced evictions following mass home demolitions in Negev/Naqab, 9 maggio.
7 Israel/OPT: Palestinians face drastic escalation in unlawful killings, displacement as Israel launches West Bank military operation, 28 agosto.
8 State-backed deadly rampage by Israeli settlers underscores urgent need to dismantle aparthei”, 22 aprile.
9 Israel must end mass incommunicado detention and torture of Palestinians from Gaza, 18 luglio.