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Repubblica dell’Unione del Myanmar

Il conflitto armato interno si è intensificato. La frequenza degli attacchi aerei è aumentata, così come quella degli attacchi militari a scuole, ospedali e infrastrutture civili. Il conflitto e la repressione militare hanno privato le persone del diritto all’istruzione. La popolazione etnica rohingya ha subìto la peggiore violenza dal 2017. Sono continuati gli arresti arbitrari, con processi iniqui e raid contro le persone impegnate nell’attivismo. Le dure pene detentive a cui sono stati sottoposti i giornalisti hanno creato un effetto dissuasivo e limitato ulteriormente il diritto alla libertà d’espressione. Spedizioni di carburante per aviazione hanno di nuovo raggiunto il paese, nonostante le sanzioni e le campagne globali per interrompere la catena di approvvigionamento, al fine di prevenire gli attacchi aerei.

 

CONTESTO

Il governo militare è rimasto in carica dopo la destituzione del governo democraticamente eletto, avvenuta il 1° febbraio 2021. Il generale comandante in capo e leader del colpo di stato, Min Aung Hlaing, ha continuato a guidare il Consiglio di amministrazione dello stato, il nome ufficiale della giunta. Ha anche assunto la carica di presidente ad interim al posto di Myint Swe, che è stato detto avesse problemi di salute. Quasi quattro anni dopo il colpo di stato, la situazione dei diritti umani in Myanmar è entrata in una nuova fase letale. Le aree di confine occidentali, settentrionali e sudorientali del paese sono state lacerate dal conflitto armato interno.

Potenti organizzazioni armate etniche hanno continuato ad allinearsi con le Forze di difesa popolare, l’ala armata del governo di unità nazionale d’opposizione, formatosi dopo il colpo di stato, anche se le alleanze all’interno dei gruppi hanno iniziato a spaccarsi. L’esercito ha avuto difficoltà a mantenere il controllo del territorio, perdendo città, basi, avamposti e stazioni di polizia. Le città più popolose, tra cui Mandalay, la seconda città del Myanmar, sono state teatro dei combattimenti. Il rischio per i civili è aumentato, poiché l’esercito del Myanmar ha risposto con forza sempre maggiore. Gli attacchi aerei hanno raggiunto numeri record, fino a cinque volte superiori nei primi sei mesi dell’anno rispetto a quello precedente. Le persone sfollate internamente hanno superato i tre milioni. Più di 20.000 sono rimaste dietro le sbarre. Il numero di uccisioni ad opera dei militari durante l’anno è stato di oltre 6.000.

Gli attacchi aerei militari hanno raggiunto livelli senza precedenti, principalmente come parte della controffensiva per l’Operazione 1027. Chiamata così per ricordare la sua data di inizio, il 27 ottobre 2023, l’Operazione 1027 ha visto una serie di assalti contro l’esercito, guidati da tre organizzazioni armate etniche: l’esercito di Arakan, l’esercito di liberazione nazionale Ta’ang e l’esercito dell’Alleanza democratica nazionale di Myanmar. Iniziata nello stato di Shan e interrotta per la prima metà del 2024 dopo un cessate il fuoco mediato dalla Cina, l’operazione è poi ripresa e si è diffusa in diverse parti del paese. Insieme alle Forze di difesa popolare, i combattenti dell’Operazione 1027 hanno preso intere città, strade strategiche, un aeroporto e due dei 14 comandi militari regionali.

A novembre, la procura dell’Icc ha emesso un mandato di arresto per il generale d’alto rango Min Aung Hlaing, per crimini contro l’umanità di deportazione e persecuzione della popolazione rohingya durante le operazioni militari del 2017.

 

ATTACCHI E UCCISIONI ILLEGALI

La natura della controffensiva dell’esercito è rimasta in linea con la prassi del passato, vale a dire attacchi indiscriminati e sproporzionati abbinati a letali incursioni via terra. Gli attacchi aerei militari hanno colpito edifici religiosi, scuole, ospedali e aree in cui si erano rifugiati persone sfollate internamente, tra cui un accampamento e un monastero. I membri dell’Operazione 1027 sono stati anche accusati di violazioni, tra cui il reclutamento forzato di civili.

A gennaio, gli attacchi aerei dell’esercito di Myanmar hanno ucciso 17 civili, tra cui nove minori, che si stavano riunendo per andare in chiesa nel villaggio di Kanan, nella regione di Sagaing, vicino al confine occidentale con l’India1.

Il 9 maggio, l’esercito del Myanmar ha lanciato un attacco a un monastero nel villaggio di Ah Kyi Pan Pa Lon, nella township di Saw, nella regione centrale di Magway. Testimoni hanno dichiarato che, dopo due bombardamenti iniziali, il jet da combattimento è tornato indietro e ha sparato pesantemente contro coloro che fuggivano dalle esplosioni. Gli attacchi hanno ucciso 12 civili e ferito 26. Il monastero, che si riteneva risalire a circa 100 anni fa, è stato distrutto2. Sempre a maggio, l’esercito ha fatto irruzione nel villaggio di Byaing Phyu, vicino alla capitale dello stato di Rakhine, Sittwe, prendendo di mira i civili del gruppo etnico rakhine a causa della loro presunta affiliazione con l’esercito di Arakan. Almeno 50 persone sono state uccise.

Il 19 giugno, Bhaddanta Muninda Bhivamsa, importante figura religiosa della comunità buddista di Myanmar, è stato colpito a morte mentre viaggiava in auto nella township di Ngazun, nella regione di Mandalay. Il settantottenne era il priore del monastero di Win Neinmitayon, nella regione di Bago. Viaggiava con un altro monaco che è rimasto ferito insieme all’autista. Racconti successivi hanno affermato che i soldati hanno sparato contro l’auto, dopo che aveva cercato di sorpassare un camion militare in un’area di conflitto.

Il 5 agosto, un attacco con droni e mortai contro i rohingya in fuga dai combattimenti nello stato settentrionale di Rakhine ha ucciso circa 200 uomini, donne e bambini, il peggior attacco contro i rohingya dal 20173. I membri della comunità hanno incolpato l’esercito di Arakan, uno dei tre gruppi coinvolti nell’Operazione 1027 contro i militari. In una risposta ufficiale ad Amnesty International, l’esercito di Arakan ha negato l’accusa.

Il 5 settembre, l’attacco aereo dei militari su un campo di sfollati interni nella cittadina di Pekon, nello stato meridionale di Shan, ha provocato la morte di circa otto civili, tra cui sei minori. Una residente ha affermato che non c’erano combattimenti nelle vicinanze e che nel campo c’erano solo “donne e bambini indifesi” sfollati a causa del conflitto armato.

 

DIRITTI ECONOMICI, SOCIALI E CULTURALI

I militari hanno condotto attacchi illegali nelle scuole, uccidendo e ferendo studenti e insegnanti e violando ulteriormente, tra gli altri, anche il diritto all’istruzione. Sebbene lo sviluppo di un sistema educativo nelle aree sotto il controllo dell’opposizione abbia consentito agli studenti di continuare gli studi, gli attacchi militari e l’intensificarsi del conflitto armato hanno messo ulteriormente a dura prova il corpo docente. In molti casi si è dovuto costruire rifugi antiaerei nei terreni delle scuole, ricostruire le scuole dopo i bombardamenti o trasformarle in unità educative mobili per evitare di diventare bersagli.

Il 6 febbraio, un attacco aereo ha colpito una scuola nel villaggio di Daw Sei Ei nello stato di Karenni, uccidendo quattro bambini. Il bombardamento del 5 settembre del campo per sfollati interni nello stato meridionale di Shan ha ucciso e sfollato studenti. A fine anno, almeno 750 minori erano stati uccisi o feriti in tutto il Myanmar.

Le continue interruzioni del sistema educativo, iniziate durante la pandemia, hanno portato un gran numero di studenti ad abbandonare il loro percorso scolastico. Il colpo di stato e le sue conseguenze hanno avuto un impatto grave sull’accesso all’istruzione nel paese. Milioni di persone non hanno frequentato le lezioni in un contesto scolastico formale e pare che più di 13.000 scuole siano state costrette a chiudere a causa del conflitto armato. Alcuni genitori hanno ritirato la prole da scuola per fuggire in Thailandia, temendo per la propria sicurezza.

 

ARRESTI ARBITRARI E PROCESSI INIQUI

L’uso militare dei tribunali per reprimere il dissenso è continuato senza sosta. Le persone sono state trattenute arbitrariamente senza accusa nei centri di interrogatorio. Processi di massa si sono svolti a porte chiuse, con scarse possibilità di accedere all’assistenza legale, ed è stato sempre più frequente il ricorso a leggi più severe, come le norme antiterrorismo.

Un giornalista di Dawei Watch Media, Myo Myint Oo, è stato condannato all’ergastolo con accuse di terrorismo, mentre il suo collega Aung San Oo ha ricevuto una condanna a 20 anni.

 

TORTURA E MALTRATTAMENTO

L’esercito ha continuato a ricorrere ai centri di interrogatorio per estorcere con la forza informazioni prima della formulazione di un’accusa. Il 9 ottobre, gli attivisti filodemocratici Paing Phyo Min e Shein Wai Aung sono stati arrestati e inviati in un centro di interrogatorio dopo i raid4.

Le condizioni di detenzione, incluso l’accesso al cibo e all’assistenza medica, sono rimaste pessime. Guardie carcerarie hanno picchiato decine di donne detenute arbitrariamente nella prigione di Daik-U, nella regione centrale di Bago. Il 19 agosto, il regista cinquantenne Pe Maung Sein è morto tre giorni dopo essere stato liberato dalla prigione, in cui le ferite riportate durante un “interrogatorio” non erano state curate adeguatamente per due anni. Zaw Myint Maung, 73 anni, ex primo ministro di Mandalay sotto il governo civile estromesso dal colpo di stato, è morto a ottobre dopo quasi quattro anni di carcere. Poco prima di morire di leucemia è stato trasferito all’ospedale di Mandalay.

 

RESPONSABILITÀ AZIENDALE

Nonostante le richieste da tutto il mondo di privare l’esercito del paese delle risorse necessarie per effettuare attacchi aerei illegali, Myanmar ha ricevuto nuove spedizioni di carburante per velivoli. A gennaio, Amnesty International ha denunciato le nuove tattiche elusive dell’esercito per importare il carburante per aviazione per tutto il 2023, dopo le sanzioni imposte a parti della sua catena di approvvigionamento5. Almeno altre due spedizioni di carburante sono entrate nel paese tra gennaio e giugno 2024.

I recenti cambiamenti nella rotta di approvvigionamento hanno portato all’acquisto e alla vendita del carburante molte volte, prima di raggiungere il Vietnam, da dove è stato spedito in Myanmar. In due casi, una petroliera di proprietà cinese ha trasportato carburante dal Vietnam a Myanmar. Una probabile terza spedizione sembra essere arrivata in Myanmar dagli Emirati Arabi Uniti a maggio. Non è chiaro come sia stato utilizzato il carburante dopo l’arrivo, ma il fatto che l’esercito controllasse il porto ha sollevato notevoli preoccupazioni sulla possibilità del suo impiego per scopi non civili.

Ad aprile, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione su Myanmar che, per la prima volta, ha invitato gli stati membri delle Nazioni Unite ad astenersi dall’esportazione, vendita o trasferimento di carburante per aerei all’esercito di Myanmar. A ottobre, Regno Unito, Ue e Canada hanno approvato ulteriori sanzioni che, nel complesso, hanno preso di mira l’accesso dell’esercito del paese a fondi, equipaggiamento e materiali, incluso il carburante per aerei.

Il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Myanmar ha anche notato con preoccupazione un modello mutevole di forniture di armi provenienti dalla regione, con un’impennata di rifornimenti dalla Thailandia. È stata rilevata una significativa diminuzione da parte di entità di Singapore.

 

VIOLAZIONI DA PARTE DI GRUPPI ARMATI

Si sono moltiplicate le accuse di violazioni perpetrate da gruppi armati d’opposizione. Persone rifugiate rohingya, fuggite da Myanmar, hanno raccontato ad Amnesty International che l’esercito di Arakan ha bruciato le loro case, le ha cacciate, ha ucciso civili e ha rubato i loro beni. L’esercito di Arakan ha negato di aver compiuto violazioni durante i combattimenti contro l’esercito, che ha condotto una vasta campagna di bombardamenti nella base dell’esercito di Arakan, nello stato di Rakhine. I gruppi militanti rohingya sono stati anche accusati di reclutamento forzato di bambini soldato. Ad aprile, l’esercito dell’Alleanza democratica nazionale di Myanmar, che insieme all’esercito di Arakan fa parte dell’Alleanza delle tre fratellanze che ha lanciato l’Operazione 1027, ha commesso esecuzioni extragiudiziali del suo stesso personale.

D’altro canto, l’Ohchr, l’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha documentato uccisioni di civili da parte di altri gruppi opposti all’esercito. A settembre, l’ufficio ha riferito che nella prima metà dell’anno erano state denunciate 124 uccisioni di amministratori, dipendenti pubblici, informatori militari e di loro familiari.

 

 

Note:
1 Myanmar: Military air strikes that killed 17 civilians “must be investigated as war crimes”, 8 febbraio.
2 Myanmar: “Reckless” shipments of jet fuel continue as air strikes multiply, 8 luglio.
3 Myanmar: New attacks against rohingya a disturbing echo of 2017 mass violence, 21 agosto.
4 Myanmar: Two activists at grave risk of torture after arrests, 10 ottobre.
5 Myanmar: New data suggests military still importing fuel for deadly air strikes despite sanctions, 31 gennaio.

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