Stop all’uso della pena capitale per i reati di droga

9 Ottobre 2023

Tempo di lettura stimato: 2'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Il 10 ottobre è la Giornata mondiale contro la pena di morte e quest’anno Amnesty International ha deciso di mettere al centro dell’attenzione l’uso della pena capitale per i reati di droga, in spregio agli standard internazionali e fortemente discriminatorio nella sua applicazione. Nel mondo, sono 36 gli stati che prevedono la pena di morte per reati di droga. Tra il 2018 e il 2022 Amnesty International ha registrato oltre 700 esecuzioni per tali reati. Solo lo scorso anno, almeno 325 persone sono state messe a morte, oltre il doppio dell’anno precedente. Capofila tra gli stati, l’Iran con 255 esecuzioni (il 78 per cento del totale), 57 in Arabia Saudita (un terzo del totale) dopo un periodo di pausa di due anni. Nessuna novità anche nel 2023: sono in Iran, tra gennaio e maggio ci sono state 173 esecuzioni per reati droga. Preoccupa anche la situazione a Singapore dove dall’inizio dell’anno cinque persone sono state messe a morte, tutte per reati legati alla droga. Condanne imposte come punizione obbligatoria e dopo procedimenti che non soddisfano gli standard più elevati per un giusto processo. Per questo motivo, Amnesty ha lanciato una ‘postcard action‘, un’azione attraverso una cartolina da inviare a Lee Hsien Loong, Primo Ministro di Singapore, per chiedere di porre fine alle esecuzioni e di abolire la pena di morte una volta per tutte.

Leggi il comunicato sulla Giornata mondiale contro la pena di morte (in inglese).

cifre

 

I dati sulla pena di morte nel 2022 e nel 2023

In totale 144 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 112 Stati l’hanno abolita per ogni reato; 9 Stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 23 Stati sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte; 55 Stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

 

 

*: questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte. Non sono noti neppure i dati di Afghanistan, Corea del Nord, Siria e Vietnam.

 

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Altre notizie

Arabia Saudita – Un tribunale ha condannato a morte Mohammad bin Nasser al-Ghamdi, un insegnante in pensione di 54 anni, per “5 tweet che criticavano la corruzione e le violazioni dei diritti umani”, secondo quanto hanno segnalato suo fratello e l’organizzazione per i diritti umani Human Right Watch. Secondo quanto riferito dal fratello, al-Ghamdi è stato arrestato l’11 giugno 2022 nella sua abitazione a La Mecca e poi trasferito alla prigione di Dhahban, presso Gedda, dove è stato tenuto in isolamento per quattro mesi senza poter incontrare i familiari né contattare un avvocato. Infine, è stato spostato alla prigione di al-Ha’ir, nella capitale Riad, dove ha potuto finalmente prendere contatto con la famiglia. L’uomo non ha avuto accesso a una vera difesa legale prima della sua condanna a luglio, quando è stato riconosciuto colpevole di vari reati. In particolare, ai sensi degli articoli 30, 34, 43 e 44 della legislazione antiterrorismo, al-Ghamdi è stato condannato a morte per “rottura del vincolo di fedeltà con i guardiani dello stato”, “sostegno a un’ideologia terrorista e a un’entità terrorista [la Fratellanza musulmana]”, “uso dei profili Twitter e YouTube per seguire e promuovere utenti che cercano di destabilizzare l’ordine pubblico” e “simpatia per persone in carcere per accuse di terrorismo”. Le prove di questi ‘reati’, come Amnesty International ha potuto leggere, sarebbero una serie di post in cui al-Ghamdi aveva criticato il re e il principe della corona e la politica estera dell’Arabia Saudita, aveva chiesto la scarcerazione di esponenti religiosi in carcere e aveva protestato contro l’aumento dei prezzi. Negli atti del processo non si fa riferimento ad alcun atto di violenza. Secondo il fratello, un esperto di Islam critico nei confronti del governo che vive in esilio nel Regno Unito, la condanna a morte è una ritorsione nei confronti del suo attivismo. [Fonte: Amnesty International https://www.amnesty.it/arabia-saudita-condannato-a-morte-per-aver-postato-sui-social-media/ e agenzie di stampa]Cina – Un cittadino sudcoreano è stato messo a morte il 4 agosto per traffico di droga, un verdetto raro nel Paese asiatico per un titolare di passaporto straniero e che potrebbe alimentare le tensioni tra Pechino e Seul. L’esecuzione dell’uomo, che la Cina presenta come ‘Jiang’ e la cui traslitterazione coreana potrebbe essere ‘Kang’, è avvenuta dopo l’annuncio del verdetto da parte della Corte intermedia del popolo di Canton, come ha riferito il Ministero degli Esteri cinese. “Quando gli imputati di nazionalità straniera commettono un crimine sul territorio cinese, la legge cinese si applica allo stesso modo”, ha affermato il dicastero. L’uomo è stato arrestato in Cina nel 2014 in possesso di cinque chili di metanfetamine, secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. Condannato a morte per la prima volta nel 2019, la sentenza è stata confermata nel 2020, ha affermato l’agenzia. Il governo sudcoreano ha espresso il suo “rammarico” dopo l’esecuzione del suo cittadino. E’ raro che in Cina vengano condannati cittadini stranieri alla pena di morte. L’esecuzione più recente di un titolare di passaporto occidentale è quella di Akmal Shaikh, un britannico messo a morte nel 2009 per traffico di eroina, secondo l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. [Fonte: agenzie di stampa]IranÈ a rischio esecuzione Abbas Deris, 50 anni, arrestato insieme al fratello di 30 anni, Mohsen Deris, durante le proteste a livello nazionale del novembre 2019. Sono stati accusati di “moharebeh (inimicizia contro dio), disturbo dell’ordine pubblico e partecipazione all’omicidio di un ufficiale di un’unità speciale”. Lo scorso 4 luglio 2023, il suo avvocato ha dichiarato pubblicamente che la Corte Suprema aveva confermato la condanna a morte comminata nell’ottobre 2022 da un tribunale rivoluzionario al termine di un processo gravemente iniquo e condizionato da ‘confessioni’ trasmesse dalla televisione di stato alcune settimane dopo l’arresto. In un video diffuso online a metà luglio 2023, i tre figli di Abbas Deris si appellano alla comunità internazionale al fine di ottenere l’annullamento della condanna in base alla dichiarazione “non ci è rimasto nessuno tranne nostro padre”, in riferimento alla morte della madre poco dopo l’arresto di Abbas Deris. Amnesty ha lanciato un’azione urgente [Fonte: https://www.amnesty.org/en/documents/mde13/7189/2023/en/]Iran – Sono passati nove anni da quel 25 ottobre 2014 quando Reyhaneh Jabbari, 26 anni, venne impiccata in Iran. La giovane donna era stata condannata per l’omicidio, sette anni prima, di Morteza Abdolali Sarbandi, un ex impiegato del ministero dell’Intelligence iraniano. Lei ammise di aver accoltellato l’uomo ma dopo aver subito un’aggressione sessuale e comunque sostenendo che l’omicidio era stato poi commesso da un altro uomo presente nella stanza. Dichiarazioni mai adeguatamente investigate, torture e minacce, indagini e processo profondamente viziati. Una storia ‘simbolo’ della condizione della donna in Iran, delle profonde ingiustizie, della complessità della società iraniana e dell’impunità di cui godono uomini che commettono violenza sulle donne, a ogni livello. Un documentario ricostruisce la storia, si tratta di “Seven Winters in Teheran” della regista tedesca Steffi Niederzoll. Presentato a febbraio al festival di Berlino, in concorso anche al Festival Mix di Milano dove è stato premiato con la menzione speciale. Sul Corriere della Sera [https://27esimaora.corriere.it/23_ottobre_06/ragazza-giustiziata-aver-resistito-stupro-iran-documentario-7c2996e0-647a-11ee-b6dc-e5be88e81c69.shtml] è disponibile una interessante intervista alla regista.Singapore – Mohamed Shalleh Adul Latiff, 39 anni, è stato messo a morte tramite impiccagione lo scorso 3 agosto. L’uomo era stato riconosciuto colpevole di “traffico di droga” nel 2019 perché trovato in possesso di 55 grammi di eroina, secondo quanto reso noto dall’Ufficio centrale dei Narcotici. Si tratta della terza esecuzione nell’arco di una settimana dopo quelle di Saridewi Djamani e Mohd Aziz bin Hussain, condannati a morte per possesso di droga. Peraltro, quella di Djamani è la prima esecuzione di una donna nel Paese dopo 20 anni. Con Mohamed Shalleh salgono a cinque le impiccagioni quest’anno a Singapore. Durante il processo, l’uomo ha affermato di aver creduto di consegnare sigarette di contrabbando per un amico a cui doveva dei soldi.  “Le autorità di Singapore devono porre fine alle esecuzioni illegali e al suo approccio estremamente punitivo alle politiche di controllo delle droghe” ha dichiarato recentemente Chiara Sangiorgio, esperta di pena di morte di Amnesty International. [Fonte: agenzie di stampa]

 

Brevi dal mondo

14 settembre – Due soldati, il tenente colonnello pilota Majid ben Moussa Awad Al-Balawi e il capo battaglione Youssef ben Radha Hassan Al-Azouni, sono stati messi a morte a Taif, in Arabia Saudita. I due erano stati condannati per “alto tradimento”. Le esecuzioni di soldati sono rare in Arabia Saudita, che coltiva il massimo segreto attorno alle sue forze armate. Le ultime esecuzioni di questo tipo annunciate nel regno risalgono all’aprile 2021, e riguardavano tre soldati accusati di “alto tradimento”.2 ottobre – Per la prima volta, la lirica come veicolo per cambiare l’opinione pubblica favorevole alle esecuzioni. Accade a New York dove in questi giorni, nella Metropolitan Opera, tempio della lirica a Lincoln Center, è in scena “Dead Man Walking” in cui il baritono Ryan McKinny è un condannato in attesa di esecuzione. Come il film premio Oscar del 1995, l’opera prende il titolo dal memoir di Helen Prejean, l’84enne suora della Louisiana che da decenni guida negli Usa le campagne contro le esecuzioni. “Partiamo con un delitto orrendo e includiamo i punti di vista delle famiglie delle vittime. Cominci odiando il protagonista poi subentra l’interrogativo: puoi ancora vedere l’essere umano dentro di lui?”, spiega McKinny. Mai prima d’ora il movimento abolizionista aveva pensato di usare la lirica per combattere la pena capitale. “E’ la prima volta ed è molto importante”, ha commentato Jamila Hodge, direttrice di Equality Justice Usa.3 ottobre –  Mike Mikombe, un ufficiale dell’esercito della Repubblica Democratica del Congo è stato condannato a morte da un tribunale militare per il ruolo avuto nell’uccisione di oltre 50 persone a Goma, lo scorso mese di agosto, nel corso delle manifestazioni contro le organizzazioni delle Nazioni Unite. Mikombe era a capo dell’unità della Guardia repubblicana nella città di Goma, dove sono avvenuti gli scontri. In Congo la pena di morte non viene applicata da 20 anni e viene sistematicamentecommutata in ergastolo.

 

Buone Notizie

Armenia – L’11 settembre 2023, con 87 voti a favore, zero contrari e sette astensioni, il parlamento ha ratificato il Protocollo n. 13 alla Convenzione del Consiglio d’Europa sui diritti e le libertà fondamentali, concernente l’abolizione della pena di morte in ogni circostanza.Ghana – Il 25 luglio 2023 il parlamento ha cancellato la pena di morte dalla Legge sui reati penali del 1960 e dalla Legge sulle forze armate del 1962.  Resta solo in vigore, nella Costituzione, la previsione della pena capitale per il reato di alto tradimento.Malesia/1 – L’11 settembre 2023 una corte d’appello ha annullato la condanna a morte di Hairun Jalmani, 62 anni, madre single di nove figli, commutando la pena in 12 anni di carcere. Jalmani era stata condannata a morte nel 2018 per il possesso di 114 grammi di metanfetamina.Malesia/2 – Il 12 settembre 2023 una corte d’appello ha commutato in 10 anni e sei mesi di carcere e a 10 frustate la condanna a morte di un ex militare, Abdul Salam Zainal Abidin, che otto anni prima era stato condannato alla pena capitale per traffico di cannabis.Malesia/3 – Il 25 settembre 2023 una corte d’appello ha commutato la condanna a morte di Siva Sangker, colpevole dell’omicidio della sua fidanzata avvenuto nel 2016, in 40 anni di carcere e 12 frustate.Malesia/4 – Il 27 settembre 2023 una corte d’appello ha commutato in 35 anni di carcere la condanna a morte di Alip Abu Bakar, che nel 2019 in primo grado era stato condannato alla pena capitale per l’omicidio della moglie.Usa/1 – – Il 5 settembre 2023 Jesse Johnson è stato scarcerato dopo che la pubblica accusa ha rinunciato a chiedere un nuovo processo. La condanna a morte, emessa 25 anni prima, era stata annullata nel 2021 dalla corte d’appello dello stato dell’Oregon poiché, nel processo di primo grado, l’imputato non era stato difeso in maniera adeguata: in particolare, non era stata chiesta la deposizione di una testimone a sostegno della sua innocenza.Usa/2 – Il 15 settembre 2023 Baxter International Inc., B. Braun Medical Inc., Fresenius Kabi, e Johnson & Johnson hanno annunciato la sospensione delle forniture di attrezzature per somministrazioni intravenose agli stati che applicano la pena di morte. Già da oltre 10 anni le principali aziende farmaceutiche non forniscono medicinali per l’iniezione letale.Usa/3 – Il 19 settembre 2023 un giudice dello stato dell’Oklahoma ha confermato la decisione della procura di non chiedere un nuovo processo nei confronti di Glynn Simmons, che dunque è totalmente prosciolto dall’accusa di omicidio che, 48 anni, gli era valsa una condanna a morte. Nel 1977, a seguito di una pronuncia della Corte suprema federale, la condanna era stata commutata in ergastolo.  Vietnam – Il 30 agosto 2023, su proposta del giudice capo della Corte suprema popolare, il presidente Vo Van Thoung ha commutato in ergastolo 11 condanne a morte.

 

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