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Amnesty International ha chiesto ai leader che parteciperanno all’incontro G7 in programma dall’11 al 13 giugno di discutere con urgenza una strategia internazionale che garantisca che tutti i cittadini con doppia nazionalità detenuti arbitrariamente in Iran siano rilasciati quanto prima.
Il governo canadese ha recentemente lanciato un “piano di azione collettivo” per promuovere la collaborazione tra paesi i cui cittadini sono detenuti arbitrariamente e utilizzati come leva. La questione è tra i temi in discussione al G7, che quest’anno si tiene a Carbis Bay, in Cornovaglia.
Amnesty International ha già espresso le proprie preoccupazioni sulla possibilità che alcuni dei cittadini con doppia nazionalità detenuti arbitrariamente in Iran possano esserlo come parte di un modello più ampio messo in atto dalle autorità per esercitare una leva diplomatica.
L’associazione vuole attirare l’attenzione sulla terribile situazione in cui si trovano dieci cittadini con doppia nazionalità: gli iraniano-austriaci Kamran Ghaderi e Massud Mossaheb; Shokrollah Jebeli (in regime di detenzione preventiva) di nazionalità australiano-iraniana; Nahid Taghavi e Jamshid Sharmahd, iraniano-tedeschi; l’iraniano-svedese Ahmadreza Djalali e quattro britannici-iraniani, Nazanin Zaghari-Ratcliffe, Anoosheh Ashoori, Mehran Raoof e Morad Tahbaz.
Quest’ultimo, sebbene sia anche di nazionalità statunitense, si trova in stato di detenzione preventiva prolungata da quasi 18 mesi. Questa pratica, secondo il diritto e i principi internazionali, dovrebbe costituire una misura eccezionale a cui ricorrere solo in ragione di condizioni rigidamente definite e per un periodo di tempo quanto più breve possibile.
Amnesty International – che ha pubblicato un’immagine composta dalle dieci persone, con il messaggio “Riconoscete questi volti? Riportateli a casa” – chiede insistentemente ai membri del G7 di riprendere presto a discutere sulle misure che si intende mettere in atto per garantire il loro rilascio. Nel loro ultimo incontro, i ministri degli Esteri e dello Sviluppo del G7 hanno convenuto che i cittadini con doppia nazionalità detenuti arbitrariamente in Iran devono essere rilasciati ma non hanno fornito alcun dettaglio su come ottenere tale risultato.
Richard Ratcliffe, il cui settimo compleanno della figlia Gabriella coincide con l’inizio dell’incontro del G7, ha dichiarato:
“Ritengo che la comunità internazionale abbia permesso per troppo tempo il deterioramento della situazione di questi ostaggi trattenuti dallo stato. In Iran si tratta di un fenomeno in crescita, presente addirittura come progetto politico nei dibattiti presidenziali di questa settimana”.
“A febbraio, il ministero degli Esteri ha ipotizzato che durante il G7 la comunità internazionale si sarebbe potuta riunire per sviluppare alcuni meccanismi concreti per mettere fine a questa infida pratica e alla tortura che essa causa a famiglie innocenti. Aspettiamo con ansia di conoscere i risultati di queste discussioni”.
“Ritengo che durante questa settimana Boris Johnson potrebbe avere la possibilità di discutere del caso di Nazanin di persona con il presidente Biden e concordare le azioni da intraprendere per riportare a casa dall’Iran i cittadini britannici e americani che sono in carcere ingiustamente, così come i cittadini stranieri o con doppia nazionalità”.
“Venerdì festeggeremo il settimo compleanno di Gabriella. Sarà il sesto compleanno di fila che trascorrerà lontano da Nazanin. Siamo tutti rimasti abbandonati in attesa troppo a lungo”.
Lydia Parker, responsabile della campagna sugli Individui a rischio di Amnesty International Regno Unito, ha dichiarato:
“Abbiamo assistito troppo a lungo a sforzi frammentari da parte del nostro e degli altri governi nell’affrontare il crescente flagello delle autorità iraniane che detengono arbitrariamente centinaia di persone, tra cui i cittadini con doppia nazionalità”.
“Le famiglie di Nazanin Zaghari-Ratcliffe, Anoosheh Ashoori e di altre persone nelle stesse condizioni chiedono una svolta nella fallimentare strategia britannica, per assicurare la libertà dei propri cari”.
“Al G7, il Regno Unito deve agire con urgenza per garantire il rilascio dei suoi cittadini detenuti arbitrariamente, anche unendo le proprie forze con quelle degli altri paesi che hanno a propria volta cittadini detenuti arbitrariamente in Iran. Abbiamo necessità di una pressione internazionale congiunta, esercitata dal maggior numero di paesi possibile”.
Nazanin Zaghari-Ratcliffe
Ad aprile, la cittadina britannico-iraniana Nazanin Zaghari-Ratcliffe, 42 anni, è stata condannata a un altro anno di carcere, con divieto di viaggio di un anno, per “propaganda contro il sistema” a seguito di un processo profondamente iniquo dinanzi al Tribunale rivoluzionario di Teheran. Ciò è avvenuto esattamente al termine della sua prima condanna di cinque anni, ugualmente inflitta in seguito a un processo profondamente iniquo. I suoi familiari riferiscono che si è sentita spesso dire di essere detenuta in Iran per far leva su una questione finanziaria con il Regno Unito. Il ministro degli Esteri britannico ha descritto il trattamento in Iran di Zaghari-Ratcliffe come “equivalente alla tortura”.
Fallimento della diplomazia
Sono di lunga data le preoccupazioni per la mancata priorità data dal governo britannico al caso di Zaghari-Ratcliffe o ai casi di altri cittadini britannici detenuti in Iran. Al momento del primo arresto nel 2016, funzionari britannici avevano detto ai familiari di Zaghari-Ratcliffe di rimanere discreti in merito alla detenzione, così come, all’inizio di quest’anno, è stato detto a Richard Ratcliffe di smettere di parlare pubblicamente della data di scarcerazione anticipata della moglie. I funzionari britannici non sono neanche riusciti a partecipare alle udienze di Nazanin in tribunale, venendo meno al loro obbligo di far valere il suo diritto all’assistenza consolare. In generale, Ratcliffe ha definito un “fallimento della diplomazia” l’incapacità del Regno Unito di ottenere la libertà della moglie.
Una leva diplomatica
Amnesty International teme che il trattamento di Zaghari-Ratcliffe possa far parte di un modello più ampio di cui si servono le autorità iraniane: utilizzare i cittadini britannici detenuti come leva diplomatica, come già dichiarato dal Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, una tattica che il ministro degli Esteri britannico ha recentemente condannato. L’ingegnere meccanico austro-iraniano Massud Mossaheb e il medico e ricercatore iraniano-svedese Ahmadreza Djalali sono attualmente in carcere a seguito di processi gravemente iniqui, mentre Amnesty International ha di recente denunciato il caso di Mehran Raoof, attivista e sindacalista con la doppia nazionalità britannica e iraniana, detenuto arbitrariamente in Iran da ottobre, e dell’ambientalista iraniano-britannico-americano, Morad Tahbaz.
Inoltre, Amnesty International rinnova il suo appello alle autorità iraniane affinché rilascino immediatamente e senza condizioni tutte le persone detenute arbitrariamente solo per aver esercitato in maniera pacifica i propri diritti umani e di rilasciare tutte le altre persone condannate durante processi profondamente iniqui, tenuti senza alcun fondamento giuridico, o condannate o detenute in attesa di processo per atti che non costituiscono reati secondo il diritto internazionale.
I temi del G7
Durante l’incontro G7 si discuterà di emergenza climatica e della pandemia da coronavirus. Amnesty International chiede a tutti i paesi di intraprendere azioni ambientali più coraggiose, anche impegnandosi a programmare la fine dei sussidi al settore dei combustibili fossili e incrementando il sostegno finanziario alle azioni di contrasto al cambiamento climatico. Amnesty International chiede inoltre ai leader del G7 di sostenere una deroga temporanea alle norme internazionali in materia di proprietà intellettuale sui vaccini, deroga che contribuirebbe all’accesso globale ai vaccini contro il Covid-19.