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Il 18 marzo le autorità iraniane hanno annunciato che verranno graziati tutti i prigionieri condannati per reati contro la “sicurezza” – molti dei quali dunque per motivi politici – a un massimo di cinque anni. Inoltre, coloro che hanno ottenuto permessi nelle ultime settimane non rientreranno in carcere.
L’annuncio è arrivato alla vigilia del Capodanno persiano e di due festività islamiche ma anche alla luce “della situazione sensibile” del paese, un chiaro riferimento alla diffusione del Covid-19. Nelle ultime settimane, le direzioni delle carceri avevano concesso permessi provvisori di uscita su cauzione, nel tentativo di contenere la diffusione del coronavirus nei luoghi di pena.
“Apprezziamo il rilascio di chiunque sia stato imprigionato per reati di opinione, anche se non avrebbe mai dovuto entrare in un carcere“, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“Purtroppo, tantissimi altri prigionieri di coscienza resteranno in carcere, compresi difensori dei diritti umani e persone arrestate per aver preso parte alle proteste pacifiche degli ultimi mesi“, ha aggiunto Luther.
“Chiediamo ancora una volta alle autorità iraniane di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza“, ha concluso Luther.