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La pena di morte viola il diritto alla vita. Sin dalla nostra fondazione lottiamo perché questo diritto, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e altri trattati regionali e internazionali, sia riconosciuto dalle nazioni di tutto il mondo.
Vedo il mio assalitore come una vittima e uccidendolo avremmo semplicemente perso un’altra vita senza affrontare le cause del problema.
Rais, vittima e fondatore di Un mondo senza odio
Da quando l’ho giudicato, mi sento estremamente colpevole per aver condannato un innocente. Ancora oggi mi sento così.
Kumamoto Norimichi, giudice di Hakamada
Zeinab Sekaanvand, Iran
Costretta a sposarsi a 15 anni. Vittima di violenze e abusi da parte del marito e del fratello dello sposo, è stata accusata dell'omicidio del marito. Condannata a morte al termine di un processo gravemente iniquo, ha confessato l'omicidio solo dopo essere stata ripetutamente torturata ma ha poi ritrattato denunciando che l’assassino era stato il fratello del marito. Il 22 ottobre 2014, è stata condannata a morte.
Hussain Humaam Ahmed, Maldive
Il 24 giugno 2016, la Corte suprema delle Maldive ha confermato la condanna a morte di Humaam, 22 anni. L'esecuzione potrebbe essere imminente e segnare la fine di una moratoria di fatto durata più di 60 anni. Il ragazzo è stato condannato a morte nel 2014 per l'omicidio di un membro del parlamento sulla base di una “confessione” estorta sotto minaccia di far del male alla sua famiglia. Le denunce di un procedimento giudiziario fortemente iniquo e della disabilità mentale di Humaam, che gli ha impedito di collaborare in modo adeguato con i suoi legali, sono state ignorate dalle corti.
Hamid Ahmadi, Iran
Hamid aveva solo 17 anni quando è stato condannato a morte per aver accoltellato un giovane durante una lite. Nel 2015 la sua sentenza capitale è stata rivista grazie alle nuove disposizioni del codice penale iraniano sui minori condannati a morte, tuttavia, le attenuanti sull’effettiva maturità mentale al momento del reato non sono state accolte e la sentenza capitale del ragazzo è stata confermata.
Ashraf Fayadh, Arabia Saudita
La storia di Ashraf è quella di un poeta condannato a morte per i suoi scritti che, secondo le autorità saudite, avrebbero messo in discussione la religione e diffuso il pensiero ateo. Ashraf è stato accusato e condannato a morte per il reato di apostasia e per aver violato le norme contro il cybercrime poiché nel suo cellulare erano presenti foto di alcune donne.
Ali Mohammed Baqir al-Nimr, Arabia Saudita
Il 2 gennaio 2016, Nimr Baqr al-Nimr, eminente religioso sciita è stato messo a morte, accrescendo così il timore che il destino di Ali, suo nipote e giovane attivista, possa essere lo stesso. Ali, arrestato e condannato a morte quando aveva 17 anni, ha denunciato di essere stato torturato e costretto a firmare una ‘confessione’. Partecipazione a manifestazioni antigovernative, attacco alle forze di sicurezza, rapina a mano armata e possesso di un mitra, sono i reati per i quali è stato condannato.
Abdul Basit, Pakistan
Condannato a morte per un omicidio del quale si è sempre dichiarato innocente. A causa delle dure condizioni di detenzione e della mancata assistenza sanitaria, nel 2010 si è ammalato di meningite tubercolare, la malattia lo ha paralizzato dalla vita in giù. Abdul è stato portato davanti al patibolo tre volte e per tre volte l'esecuzione è stata fermata. La prima a causa delle complicazioni logistiche per impiccare un uomo sulla sedia a rotelle, le altre per le proteste internazionali.
Mohamed Ould Cheikh M’kheitir, Mauritania
Mohamed è un giovane blogger condannato a morte per apostasia nel 2014 per aver pubblicato un articolo ritenuto offensivo nei confronti del profeta Maometto. L’articolo criticava fortemente l’uso della religione come mezzo per marginalizzare alcuni gruppi sociali del suo paese. Mohamed è stato condannato solo per aver esercitato il suo diritto di pensiero ed espressione.
Zeinab Sekaanvand, Iran
Costretta a sposarsi a 15 anni. Vittima di violenze e abusi da parte del marito e del fratello dello sposo, è stata accusata dell'omicidio del marito. Condannata a morte al termine di un processo gravemente iniquo, ha confessato l'omicidio solo dopo essere stata ripetutamente torturata ma ha poi ritrattato denunciando che l’assassino era stato il fratello del marito. Il 22 ottobre 2014, è stata condannata a morte.
Hussain Humaam Ahmed, Maldive
Il 24 giugno 2016, la Corte suprema delle Maldive ha confermato la condanna a morte di Humaam, 22 anni. L'esecuzione potrebbe essere imminente e segnare la fine di una moratoria di fatto durata più di 60 anni. Il ragazzo è stato condannato a morte nel 2014 per l'omicidio di un membro del parlamento sulla base di una “confessione” estorta sotto minaccia di far del male alla sua famiglia. Le denunce di un procedimento giudiziario fortemente iniquo e della disabilità mentale di Humaam, che gli ha impedito di collaborare in modo adeguato con i suoi legali, sono state ignorate dalle corti.
Hamid Ahmadi, Iran
Hamid aveva solo 17 anni quando è stato condannato a morte per aver accoltellato un giovane durante una lite. Nel 2015 la sua sentenza capitale è stata rivista grazie alle nuove disposizioni del codice penale iraniano sui minori condannati a morte, tuttavia, le attenuanti sull’effettiva maturità mentale al momento del reato non sono state accolte e la sentenza capitale del ragazzo è stata confermata.
Ashraf Fayadh, Arabia Saudita
La storia di Ashraf è quella di un poeta condannato a morte per i suoi scritti che, secondo le autorità saudite, avrebbero messo in discussione la religione e diffuso il pensiero ateo. Ashraf è stato accusato e condannato a morte per il reato di apostasia e per aver violato le norme contro il cybercrime poiché nel suo cellulare erano presenti foto di alcune donne.
Ali Mohammed Baqir al-Nimr, Arabia Saudita
Il 2 gennaio 2016, Nimr Baqr al-Nimr, eminente religioso sciita è stato messo a morte, accrescendo così il timore che il destino di Ali, suo nipote e giovane attivista, possa essere lo stesso. Ali, arrestato e condannato a morte quando aveva 17 anni, ha denunciato di essere stato torturato e costretto a firmare una ‘confessione’. Partecipazione a manifestazioni antigovernative, attacco alle forze di sicurezza, rapina a mano armata e possesso di un mitra, sono i reati per i quali è stato condannato.
Abdul Basit, Pakistan
Condannato a morte per un omicidio del quale si è sempre dichiarato innocente. A causa delle dure condizioni di detenzione e della mancata assistenza sanitaria, nel 2010 si è ammalato di meningite tubercolare, la malattia lo ha paralizzato dalla vita in giù. Abdul è stato portato davanti al patibolo tre volte e per tre volte l'esecuzione è stata fermata. La prima a causa delle complicazioni logistiche per impiccare un uomo sulla sedia a rotelle, le altre per le proteste internazionali.
Mohamed Ould Cheikh M’kheitir, Mauritania
Mohamed è un giovane blogger condannato a morte per apostasia nel 2014 per aver pubblicato un articolo ritenuto offensivo nei confronti del profeta Maometto. L’articolo criticava fortemente l’uso della religione come mezzo per marginalizzare alcuni gruppi sociali del suo paese. Mohamed è stato condannato solo per aver esercitato il suo diritto di pensiero ed espressione.