Repubblica Democratica del Congo


Rapporto 2024 – 2025   Africa Subsahariana 2025

Ultime notizie sul paese

Repubblica democratica del Congo

Sono continuati gli attacchi contro la popolazione civile nel contesto dell’escalation del conflitto tra i gruppi armati e le forze governative. Almeno 100 civili sono stati uccisi a seguito dei bombardamenti indiscriminati compiuti dalle forze governative e dai gruppi armati. Le forze governative hanno sottoposto a esecuzione extragiudiziale 250 persone. C’è stato un allarmante aumento denunciato di casi di violenza sessuale e di genere, compresa la violenza sessuale legata al conflitto, che ha raggiunto un livello record. Il paese contava più di sette milioni di persone sfollate internamente, l’80 per cento delle quali erano fuggite dal conflitto armato e vivevano in condizioni terribili. L’espansione dei progetti minerari ha portato a sgomberi forzati di massa e alla negazione dei diritti, compreso quello all’alloggio, alla salute, all’acqua e ad altri servizi essenziali. I diritti alla libertà d’espressione, riunione pacifica e associazione sono stati limitati, in particolare nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu, dove è stata imposta una forma di legge marziale. Attivisti, membri dell’opposizione, giornalisti e altre persone sono stati soggetti ad arresti e detenzioni arbitrari e privati del diritto a un processo equo. Il membro di un partito dell’opposizione ha ricevuto una condanna al carcere dopo che aveva dichiarato di essere stato stuprato durante la sua detenzione arbitraria. Nelle carceri ci sono stati più di 120 decessi e centinaia di detenute sono state stuprate nel penitenziario di Makala quando, secondo le autorità, alcuni reclusi hanno tentato la fuga. C’è stato un picco di condanne a morte, dopo che il governo ha annunciato l’intenzione di riprendere le esecuzioni. Il ministro della Giustizia ha incaricato il procuratore generale di avviare procedimenti legali contro coloro che difendevano i diritti delle persone lgbti. Il procuratore dell’Icc ha annunciato la ripresa delle indagini sui crimini definiti dallo Statuto di Roma, commessi nella provincia del Nord Kivu da gennaio 2022.

 

CONTESTO

A gennaio, il presidente Tshisekedi ha prestato giuramento per un secondo mandato a seguito delle elezioni presidenziali e parlamentari tenutesi a dicembre 2023. Il nuovo governo è entrato in carica sei mesi dopo le elezioni, sotto la guida, per la prima volta, di una donna come primo ministro.

È persistito nell’est del paese il conflitto armato in un contesto di trattative politiche in fase di stallo. A settembre, le forze governative sono state impegnate in combattimenti nella provincia del Nord Kivu contro le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Forces démocratiques de libération du Rwanda – Fdlr), un gruppo armato. Nel frattempo, le forze governative e l’esercito ugandese hanno continuato le loro operazioni militari nelle province del Nord Kivu e nell’Ituri contro le Forze democratiche alleate (Allied Democratic Forces – Adf), un gruppo armato ugandese, e liberato almeno 500 persone che erano state rapite dalle Adf. Queste operazioni militari hanno provocato ulteriori sfollamenti della popolazione e un peggioramento della crisi umanitaria.

In tutta la nazione ci sono state proteste, anche nella capitale Kinshasa, in relazione al conflitto armato tra il Movimento 23 marzo (M23), un gruppo armato presumibilmente sostenuto dal Ruanda, e il governo congolese con i suoi alleati. Le proteste riguardavano anche il presunto sostegno offerto al Ruanda da alcuni paesi occidentali, tra cui Francia, Regno Unito e Usa.

Le violenze intercomunitarie si sono estese nelle province di Kasai, Kwango, Kwilu, Mai-Ndombe e Tshopo e hanno provocato ulteriori gravi violazioni dei diritti umani.

A ottobre, il presidente Tshisekedi ha annunciato la sua intenzione di rivedere la costituzione del 2006. La Chiesa cattolica e altri attori della società civile hanno avvertito che la mossa avrebbe destabilizzato ulteriormente il paese.

Ad agosto, l’Oms ha definito l’aumento dei casi di Mpox “un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale”.

In diverse province, insegnanti hanno organizzato scioperi per chiedere l’aumento degli stipendi.

 

ATTACCHI E UCCISIONI ILLEGALI

Sono proseguiti gli attacchi contro la popolazione civile, in un’escalation del conflitto tra i gruppi armati e le forze governative, che hanno causato centinaia di decessi e un numero ancora maggiore di ferimenti. Gli scontri tra le forze governative da un lato e i gruppi armati M23, Cooperativa per lo sviluppo del Congo e le Adf dall’altro erano responsabili della maggior parte delle uccisioni di civili.

Almeno 100 civili sono stati uccisi e molti altri sono stati feriti a seguito dei bombardamenti indiscriminati compiuti da tutte le parti in conflitto, in aree popolate del Nord Kivu. Le forze governative e l’M23 hanno utilizzato armi esplosive in aree popolate per lanciare attacchi e per difendere le loro posizioni.

Diciannove persone sono state uccise e almeno altre 25 sono state ferite il 25 gennaio dopo che un razzo, che si ritiene fosse stato lanciato dalle forze congolesi, aveva colpito una casa a Mweso, una città nella provincia del Nord Kivu.

Il 4 marzo, almeno 17 civili sono stati uccisi e altri 12 sono stati feriti dopo che un proiettile d’artiglieria aveva colpito un gruppo di civili in fuga dai combattimenti nella città di Nyanzale, nel Nord Kivu. Testimoni hanno affermato che il proiettile era stato lanciato da una collina controllata dall’M23.

Le Adf si sono rese responsabili di alcuni degli attacchi più letali contro la popolazione civile. Ad aprile, almeno 28 civili sono stati uccisi negli attacchi compiuti dalle Adf in seguito alla notizia dell’uccisione di due dei loro leader, secondo quanto riferito dall’Ong Armed Conflict Location & Event Data Project. A giugno, il gruppo ha preso di mira e ucciso più di 200 civili in due attacchi separati nei territori di Beni e Lubero, suscitando unanime condanna e appelli da parte delle istituzioni nazionali, regionali e internazionali, compresa la Commissione dell’Ua, per una efficace protezione dei civili.

Ad agosto, nove civili sono stati uccisi nel regno di Bwito, nel Nord Kivu, dai ribelli dell’M23 che presumibilmente stavano inseguendo membri delle Fdlr. Tra ottobre e novembre, l’M23 ha ucciso 15 civili nel villaggio di Binza, nel territorio di Rutshuru, nel Nord Kivu, secondo notizie diffuse dai media che citavano organizzazioni della società civile e leader locali.

Ad agosto, le forze governative hanno ucciso almeno nove manifestanti pacifici nella città di Kilwa, nel territorio di Pweto, nella provincia dell’Alto Katanga, secondo quanto riferito da un’organizzazione della società civile e diverse notizie di stampa. Le vittime erano sospettate di appartenere al Bakata Katanga, un gruppo politico-religioso impegnato in sporadici combattimenti contro le forze governative.

 

ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIALI

Almeno 250 persone sono state sottoposte a esecuzione extragiudiziale dalle forze governative, secondo l’Ufficio congiunto per i diritti umani delle Nazioni Unite.

Il 19 maggio, le forze governative hanno sottoposto a esecuzione due persone, che erano trattenute sotto la loro custodia e che erano sospettate di essere coinvolte in un tentato colpo di stato per rovesciare il governo del presidente Tshisekedi a maggio.

 

VIOLENZA SESSUALE E DI GENERE

Organizzazioni locali e internazionali hanno rilevato un allarmante numero di casi di violenza sessuale riportati, compresi i casi di violenza sessuale legata al conflitto, che persisteva dall’anno precedente. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato ad aprile 2024, i casi di violenza sessuale registrati nel 2023 erano stati 113.000, e nel primo trimestre del 2024 il numero dei casi di violenza sessuale legata al conflitto era raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2023.

A settembre, Medici senza frontiere ha dichiarato di avere curato, nel 2023, più di 25.000 sopravvissute a violenza sessuale e che questa tendenza numerica era continuata nei primi mesi del 2024. La maggior parte dei casi era stata trattata all’interno e in prossimità dei campi per sfollati interni nella città di Goma, nella provincia del Nord Kivu. Circa il 40 per cento delle sopravvissute a violenza sessuale erano ragazze, secondo quanto riportato dall’Unicef.

Physicians for Human Rights, che ha parlato con 16 organizzazioni che forniscono servizi alle vittime di violenza sessuale, ha osservato che l’aumento di questo tipo di violenza era legato ai vari conflitti, collegandolo in particolare al ritorno all’azione dell’M23 e all’intensificarsi dei combattimenti tra l’M23 e le forze governative.

 

DIRITTI DELLE PERSONE SFOLLATE INTERNAMENTE

Secondo l’Ocha, il paese contava una popolazione di circa 7,3 milioni di persone sfollate internamente, l’80 per cento delle quali erano fuggite a causa degli scontri tra i vari gruppi armati. Almeno la metà degli sfollati erano donne. La maggior parte viveva in condizioni terribili, con limitato accesso all’istruzione, alla salute e ai servizi di salute sessuale e riproduttiva. Le condizioni erano in parte dovute alla mancanza di finanziamenti della comunità internazionale per affrontare la crisi umanitaria e i continui attacchi da parte dei gruppi armati contro i campi per sfollati interni.

 

SGOMBERI FORZATI

Nella città di Kolwezi, nella provincia di Lualaba, le società hanno proseguito la loro espansione dell’estrazione mineraria su vasta scala di cobalto e rame, materiali d’importanza cruciale per la transizione dai combustibili fossili verso l’energia rinnovabile. Come negli anni precedenti, queste operazioni sono state accompagnate da sgomberi forzati e altre violazioni dei diritti umani. Le persone e le comunità colpite hanno affermato di sentirsi frustrate per i continui sgomberi forzati e per la mancanza di eque forme di compensazione per le loro perdite. I rappresentanti delle comunità hanno raccontato ad Amnesty International che le persone colpite avevano anche subìto altre violazioni dei diritti umani associate con lo sfollamento, compreso il diniego d’accesso all’istruzione, alla salute, all’acqua e ad altri servizi essenziali.

 

LIBERTÀ D’ESPRESSIONE, ASSOCIAZIONE E RIUNIONE

Le autorità hanno continuato a limitare i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione pacifica. Lo “stato d’assedio” (una forma di legge marziale), imposto a maggio 2021, ha ulteriormente limitato questi diritti per le persone residenti nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu. La sua applicazione e i suoi continui rinnovi hanno violato i princìpi costituzionali e gli obblighi regionali e internazionali in materia di diritti umani.

Attivisti filodemocratici, membri dell’opposizione, difensori dei diritti umani e dell’ambiente e giornalisti sono stati soggetti ad arresti e detenzioni arbitrari (v. sotto), a vessazioni giudiziarie e all’esilio.

A febbraio, le forze di sicurezza hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere persone che manifestavano contro il presunto supporto fornito da alcuni paesi occidentali alle operazioni militari del governo ruandese nella Repubblica Democratica del Congo (Democratic Republic of Congo – Drc) e il suo sostegno all’M23.

 

TORTURA E MALTRATTAMENTO

A settembre, Jacky Ndala, un membro del partito d’opposizione Insieme per la Repubblica (Ensamble pour la Republique), ha raccontato pubblicamente per la prima volta le esperienze subite durante la sua detenzione arbitraria presso l’agenzia d’intelligence nazionale (Agence nationale de renseignements – Anr) nel 2022. Ha sostenuto di essere stato stuprato e sottoposto a condizioni di detenzione disumane. Una esponente del partito di maggioranza a settembre ha dichiarato sui social media di avere dato istruzione agli agenti dell’Anr di stuprarlo. Le autorità hanno aperto un’indagine sulle accuse, che erano state fatte nel contesto di diffuse segnalazioni da parte di attivisti dell’utilizzo di tortura e maltrattamento nei centri di detenzione gestiti dall’Anr. Il 18 dicembre, Jacky Ndala è stato condannato a due anni e mezzo di carcere per “diffusione di dicerie”, in relazione alle sue accuse.

 

DETENZIONE ARBITRARIA E PROCESSI INIQUI

Giovani attivisti sono rimasti detenuti illegalmente e decine di membri dell’opposizione, giornalisti e altri sono stati arbitrariamente arrestati per avere criticato il governo o per avere semplicemente svolto il loro legittimo lavoro.

Il leader d’opposizione e imprenditore Seth Kikuni è stato arrestato il 2 settembre e trattenuto in incommunicado per diversi giorni, prima di essere condotto davanti a un pubblico ministero. È stato trasferito nel penitenziario di Makala, a Kinshasa, il 28 settembre e accusato di “incitamento alla disobbedienza civile e diffusione di notizie false”.

Il 19 marzo, il giornalista Stanis Bujakera è stato scarcerato dopo avere trascorso sei mesi di una condanna per accuse inventate di “diffusione di notizie false”. Era stato arrestato a settembre 2023.

King Mwamisyo, membro del movimento della società civile Lotta per il cambiamento (Lutte pour le Changement), è rimasto in detenzione dopo essere stato giudicato colpevole dell’accusa priva di fondamento di “oltraggio all’esercito” e condannato a cinque anni di carcere a giugno 2023, per avere criticato lo stato d’assedio.

 

CONDIZIONI DI DETENZIONE DISUMANE

A settembre, almeno 129 prigionieri sono stati uccisi in quello che le autorità hanno descritto come un tentativo da parte di alcuni reclusi di evadere dal penitenziario di Makala. Secondo il ministro dell’Interno, 24 prigionieri sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco dalle forze di sicurezza mentre i rimanenti sono morti per soffocamento nel carcere sovraffollato. Il penitenziario era stato costruito per una capienza massima di 1.500 detenuti ma, all’epoca, ne ospitava un numero compreso tra 14.000 e 15.000. Secondo le Nazioni Unite, nell’episodio sono state anche stuprate più di 250 recluse.

 

PENA DI MORTE

L’ultima esecuzione nota risale al 2003. Tuttavia, a marzo, l’allora ministro della Giustizia ha annunciato che le esecuzioni sarebbero riprese per affrontare il problema del “tradimento” nell’esercito, in un contesto di aumento dei conflitti armati, principalmente dovuti alla ripresa dell’M23; e per arginare la violenza nelle aree urbane, compresa Kinshasa. Le organizzazioni internazionali e nazionali si sono opposte alla decisione, in quanto costituiva una violazione del diritto fondamentale alla vita e sulla base del fatto che il sistema giudiziario aveva dimostrato i suoi limiti nel garantire che gli standard regionali e internazionali sull’equo processo fossero applicati. Prima dell’annuncio del ministro, il presidente aveva descritto il sistema giudiziario come “malato”. A ottobre, l’Ohchr ha espresso le sue preoccupazioni per la decisione del ministro e ha osservato un significativo aumento delle condanne a morte emesse dai tribunali militari a partire da marzo.

A settembre, un tribunale militare ha emesso una condanna a morte contro persone che erano state giudicate colpevoli in relazione al tentato colpo di stato di maggio. A ottobre, un tribunale militare di Kinshasa ha condannato a morte un poliziotto coinvolto nell’uccisione a settembre di Gires Mukungi Manzanza, membro del partito politico Impegno per la cittadinanza e lo sviluppo (Engagement pour la Citoyenneté et le Développement).

 

DIRITTI DELLE PERSONE LESBICHE, GAY, BISESSUALI, TRANSGENDER E INTERSESSUATE

Alcune settimane dopo essere entrato in carica a giugno, il ministro della Giustizia ha incaricato il procuratore generale di aprire procedimenti legali contro coloro che difendevano i diritti delle persone lgbti. In precedenza, ad aprile, un membro del parlamento aveva affermato di avere presentato una proposta di legge per rendere le relazioni omosessuali consensuali un reato.

 

DIRITTO A VERITÀ, GIUSTIZIA E RIPARAZIONE

Ad aprile, il Fondo fiduciario per le vittime dell’Icc ha terminato il Programma di riparazione del Katanga di cui avevano beneficiato le vittime di un attacco armato avvenuto il 24 febbraio 2003 nel villaggio di Bogoro, nella provincia dell’Ituri. La camera preliminare II dell’Icc aveva emesso un ordine di riparazione nel 2017, che era stato confermato in appello nel 2018, e le riparazioni erano state attuate tra il 2017 e ottobre 2023.

A settembre, il presidente Tshisekedi ha nominato il nuovo direttore generale del fondo nazionale di riparazione per le vittime di violenza sessuale (Fonds National des Réparations des Victimes de violences sexuelles liées aux conflits et des victimes des crimes contre la paix et la sécurité de l’humanité – Fonarev). La decisione è stata osteggiata da diverse persone critiche, tra cui il premio Nobel Denis Mukwege, che hanno espresso le loro preoccupazioni per l’inefficacia del Fonarev. Il Fondo era stato creato nel 2022 e posto sotto l’ufficio della First Lady. A giugno, il Fonarev aveva annunciato l’avvio di una procedura per identificare le vittime di violenza sessuale legata ai conflitti nel territorio di Beni, al fine di riconoscere loro forme di compensazione.

Il 14 ottobre, l’ufficio del procuratore dell’Icc ha annunciato che avrebbe “rinnovato i suoi sforzi investigativi” nella Drc. L’annuncio è arrivato in risposta al deferimento fatto dal governo all’Icc a maggio 2023. Nella dichiarazione, il procuratore dell’Icc ha sottolineato che l’indagine avrebbe dato “primaria attenzione” ai crimini commessi nella provincia del Nord Kivu a partire da gennaio 2022, compresi quelli commessi da tutti gli attori e non soltanto i crimini commessi da particolari gruppi armati.

A novembre, il ministero della Giustizia ha organizzato una conferenza per discutere del futuro del sistema giudiziario. Le autorità erano anche impegnate nei colloqui in corso sulle nuove iniziative per affrontare i reati legati ai conflitti, inclusa la possibile creazione di un tribunale speciale per esaminare i crimini di diritto internazionale.

A luglio, i membri del comitato direttivo responsabile del fondo speciale per la distribuzione del risarcimento per le vittime delle attività illegali dell’Uganda nella Repubblica Democratica del Congo sono stati destituiti e sostituiti a seguito di accuse di appropriazione indebita di fondi. Contro gli ex membri sono stati avviati procedimenti legali.

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