25 novembre: i diritti delle donne primo bersaglio di forze politiche ostili

25 Novembre 2024

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In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, Alba Bonetti, presidente di Amnesty International Italia, ha dichiarato:

“’Una volta ogni tre giorni, l’assassino ha le chiavi di casa’. Una frase lapidaria, letta sul muro di una città italiana. C’è una consapevolezza diffusa riguardo alle origini e alle cause della violenza sulle donne. Tante persone sanno che la violenza subita dalle donne non dipende da loro, ma dalle fondamenta ancestrali della cultura patriarcale che tutte e tutti respiriamo dalla nascita, da quando i bambini cominciano a sentirsi dire “sii un ometto, non fare la femminuccia”, raccomandazioni che non trovano analoga corrispondenza per le bambine, che imparano presto ad essere trattate come pietra di paragone in negativo”.

“Il fondamento del patriarcato è che il corpo di una donna è sempre e comunque nella disponibilità, materiale e simbolica, di un uomo. Fondamento che nutre linguaggi, leggi, consuetudini. Ancora oggi, in molti paesi del mondo sono gli uomini a decidere se le donne possono studiare, quando e con chi devono sposarsi, come devono vestirsi. Perfino se possono cantare! Percosse, carcere, torture e spesso la morte sono la risposta a chi si ribella”.

“I femminicidi sono un’altra forma di espressione del dominio maschile sulle donne. Il termine indica non tanto il genere della vittima, quanto il fatto che è stata uccisa perché ha rifiutato di sottomettersi all’ordine del possesso patriarcale: “sei non vuoi essere mia, non sarai di nessun altro”.

“I diritti delle donne sono il primo bersaglio delle forze politiche ostili al rispetto dei diritti umani e quando queste forze arrivano al governo varano leggi che li negano o li delimitano sensibilmente o cercano di disapplicare le norme esistenti”.

“È il caso, per quanto riguarda il nostro paese, dell’interruzione volontaria di gravidanza: un diritto garantito per legge dal 1978 ma negato di fatto a moltissime donne a causa dell’altissima percentuale di medici obiettori di coscienza, situazione a cui lo stato non pone rimedio. Negli ospedali italiani trovano invece spazio le associazioni antiabortiste che, con personale non formato, cercano di convincere le donne a non abortire”.

“L’Italia fa parte di quella minoranza di stati europei che non hanno ancora adeguato la definizione di stupro al principio del consenso. A oggi l’articolo 609-bis del codice penale definisce lo stupro in base all’esercizio dell’inganno, della forza o dell’abuso di autorità. Condizioni che non sempre ricorrono (in moltissimi casi lo stupratore è un familiare o un amico) e soprattutto non tengono conto della volontà della vittima. Con la sua campagna #IoLoChiedo, Amnesty International Italia prosegue il suo impegno di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e pressione sul governo affinché si giunga presto anche da noi alla definizione del reato di stupro come ‘atto sessuale senza consenso, tale da includere tutti i casi violenza sessuale’”.

“Sono passati dieci anni da quando l’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul, il quadro giuridico internazionale sulle modalità di contrasto ed eliminazione della violenza contro le donne. Delle tre direttrici di azione indicate dalla Convenzione (prevenzione, protezione, punizione), in questi anni i vari governi italiani hanno privilegiato l’inasprimento delle pene e un, seppur parziale, investimento a sostegno dei centri antiviolenza. Poco o nulla si è fatto per lavorare sulle radici del problema, che sono di ordine esclusivamente culturale”.

Un investimento serio e capillare sull’educazione alle relazioni affettive tra bambine e bambini fin dall’infanzia è l’unica azione che ci permetterà di cacciare per sempre l’assassino fuori di casa”.