Pena di morte: una punizione da consegnare alla storia

15 Maggio 2023

© Anadolu Agency via Getty Images

Tempo di lettura stimato: 1'

La pena di morte è una punizione crudele, disumana e degradante che ormai la maggior parte degli stati del mondo ha consegnato alla storia. 

Fin dalla nostra fondazione nel 1961, abbiamo iniziato a fare pressione attraverso gli appelli per fermare le esecuzioni dei prigionieri di coscienza, vale a dire persone detenute solo per il pacifico esercizio dei propri diritti. 

Negli anni, ci siamo impegnati sempre di più contro la pena capitale a prescindere dal reato commesso. A livello internazionale siamo, ad esempio, tra i membri fondatori della Coalizione mondiale contro la pena di morte. In Italia, dal 2014 collaboriamo con la Task force contro la pena di morte, istituita dal ministero degli affari esteri.

Ogni anno diffondiamo un rapporto sulla pena di morte nel mondo, fornendo dati e informazione dettagliate.

SFOGLIA IL RAPPORTO 2022

La pena di morte nel 2022

Il numero delle esecuzioni registrate nel 2022 è il più alto da cinque anni, a causa dell’aumento delle condanne a morte eseguite nell’area Medio Oriente – Africa del Nord. Nel mondo, 20 stati hanno eseguito condanne a morte, mentre il numero delle condanne alla pena capitale è rimasto sostanzialmente invariato: 2016 rispetto alle 2052 del 2021. Sono riprese le esecuzioni in cinque stati: Afghanistan, Kuwait, Myanmar, Palestina e Singapore. Abbiamo assistito anche a un’impennata degli stati abolizionisti.

  • 883 esecuzioni, record dal 2017
  • 81 esecuzioni in un solo giorno in Arabia Saudita
  • 20 stati hanno eseguito condanne a morte
  • 6 stati hanno abolito del tutto o parzialmente la pena di morte

 

Dove è ancora in vigore la pena di morte?

La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.

 

 

Quali sono gli stati dove sono avvenute più esecuzioni?

Il 90 per cento delle esecuzioni registrate ha avuto luogo in soli tre paesi del Medio Oriente e Africa del Nord: in Iran sono salite da 314 nel 2021 a 576 nel 2022; in Arabia Saudita sono triplicate, da 65 nel 2021 a 196 nel 2022, il più alto numero registrato da Amnesty International in 30 anni; e in Egitto, dove sono state messi a morte 24 prigionieri. Il dato non tiene conto delle migliaia di condanne a morte presumibilmente eseguite in Cina.

 

cifre

 

Quali sono i crimini puniti con la pena di morte?

Il diritto internazionale dei diritti umani stabilisce che le esecuzioni dovrebbero limitarsi ai “reati più gravi”, ma gli illeciti per i quali è prevista la pena di morte sono molteplici e profondamente diversi da stato a stato: la maggior parte dei mantenitori la prevede per l’omicidio, altri per terrorismo o reati contro l’ordine costituito, altri ancora per apostasia o reati a sfondo religioso. In alcuni stati, si può essere condannati a morte per adulterio o per aver stretto una relazione omosessuale, anche se consensuale.

Esistono ordinamenti giuridici che prevedono la pena più crudele anche per reati comuni come il traffico di droga. Nel 2022, le persone messe a morte per reati di droga è più che raddoppiato rispetto al 2021. 

Esecuzioni per reati di droga sono state registrate in Cina (sebbene non se ne conosca il numero), Arabia Saudita (57), Iran (255) e Singapore (11) e hanno costituito il 37 per cento del totale delle esecuzioni registrate da Amnesty International nel 2022. 

 

"Nel 2022, almeno 883 persone sono state messe a morte in 20 stati: è la cifra più alta registrata dal 2017. Il dato non include le migliaia di esecuzioni che riteniamo siano state eseguite in Cina. Leggi il nostro rapporto sulla #penadimorte https://bit.ly/453GRTG"

Foto di OZAN KOSE/AFP via Getty Images

Le autorità iraniane stanno compiendo una strage di stato sotto la veste di esecuzioni giudiziarie. Sono state messe a morte persone condannate per reati di droga, manifestanti, dissidenti politici e membri di minoranze etniche oppresse. Nei primi cinque mesi del 2023 sono state già eseguite quasi 300 condanne a morte. Nel solo nel mese di maggio, le autorità hanno ucciso in media tre persone al giorno. Questa arbitraria privazione della vita delle persone deve finire.

Quest’anno, circa il 20% delle esecuzioni registrate riguardano i membri della minoranza etnica beluci, sebbene costituiscano solo il 5% della popolazione iraniana. Nei primi cinque mesi di quest’anno, le esecuzioni di persone condannate per reati legati alla droga sono triplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Queste esecuzioni colpiscono maggiormente le comunità più impoverite.

Le autorità hanno messo a morte persone anche solo per i loro messaggi sui social media e per rapporti sessuali tra adulti consenzienti. Le autorità iraniane stanno intensificando il ricorso alla pena di morte come strumento politico di repressione. Stanno usando questa punizione estrema, crudele e disumana per tormentare e terrorizzare le persone in Iran e imporre il silenzio e la sottomissione.

La comunità internazionale deve a chiedere immediatamente all’Iran di imporre una moratoria ufficiale su tutte le esecuzioni, inviare rappresentanti a visitare i bracci della morte e chiedere di poter assistere ai processi degli imputati che rischiano la pena capitale.

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5 motivi per dire NO alla pena di morte

La Dichiarazione universale dei diritti umani e altri trattati regionali e internazionali, che chiedono l’abolizione della pena di morte, riconoscono il diritto alla vita. Un riconoscimento sostenuto anche dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite che, nel 2007 e nel 2008, ha adottato una risoluzione che chiede, fra l’altro, una moratoria sulle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte.

Una difesa legale inadeguata, le false testimonianze e le irregolarità commesse da polizia e accusa sono tra i principali fattori che determinano la condanna a morte di un innocente. In alcuni paesi, il segreto di Stato che circonda la pena capitale impedisce una corretta valutazione di questo fenomeno.

Nessuno studio ha mai dimostrato che la pena di morte sia un deterrente più efficace di altre punizioni.

Eseguendo una condanna a morte, lo stato commette un omicidio e dimostra la stessa prontezza del criminale nell’uso della violenza fisica. Alcuni studi hanno non solo dimostrato come il tasso di omicidi sia più alto negli stati che applicano la pena di morte rispetto a quelli dove questa pratica è stata abolita, ma anche come questo aumenti rapidamente dopo le esecuzioni.

Qualunque sia il metodo scelto per uccidere il condannato, l’uso della pena di morte nega la possibilità di riabilitazione, di riconciliazione e respinge l’umanità della persona che ha commesso un crimine.

Il nostro lavoro contro la pena di morte salva vite

Questa storia spiega perché le firme, le mobilitazioni, la sensibilizzazione servono e possono salvare delle vite.
Magai aveva solo 15 anni quando era stato condannato in Sud Sudan alla pena capitale. Anche grazie al nostro lavoro di denuncia e pressione, la notizia della sua condanna a morte ha fatto il giro del mondo. Centinaia di migliaia di persone come te hanno firmato appelli e fatto pressione sulle autorità per chiedere di annullare la condanna a morte. Ha funzionato!
Magai non sarà messo a morte.


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