Sono proseguite le indagini sulle morti provocate durante le proteste del 2022 e 2023. Alcune proposte legislative all’esame del congresso minacciavano di limitare la società civile. Gli incendi boschivi hanno colpito vaste aree del paese causando morte e distruzione. I difensori dei diritti umani, e in particolare i leader nativi, sono rimasti a rischio e mancavano ancora meccanismi di protezione. Le strutture sanitarie pubbliche erano inadeguate e le persone ricorrevano sempre più spesso ai servizi forniti dal settore privato a proprie spese. I diritti lgbti sono stati trascurati e la “transessualità” è stata dichiarata un “disturbo mentale”. Nel paese era legale soltanto l’aborto terapeutico e l’accesso a tale procedura era inadeguato. I legislatori hanno proposto l’eliminazione dell’educazione sessuale completa. La violenza sessuale e di genere è rimasta diffusa. Modifiche alla legislazione, effettive e proposte, rischiavano di perpetuare l’impunità per i crimini contro l’umanità storici. Le autorità hanno continuato a espellere persone rifugiate e migranti, e una risoluzione ha reso più difficile per i venezuelani e altri accedere al rilascio dei visti.
Il congresso ha assunto decisioni politiche che hanno indebolito il mandato di diverse istituzioni che tutelano i diritti umani.
L’annuncio presidenziale della chiusura del ministero per le Politiche femminili e la popolazione vulnerabile ha dimostrato la mancanza di impegno del governo nella lotta alla violenza di genere.
Sono proseguite le indagini penali sui 50 decessi e le centinaia di ferimenti registrati durante le proteste tra dicembre 2022 e febbraio 20231. A luglio, la procura generale ha aperto fascicoli penali contro alti ufficiali dell’esercito e della polizia e il procuratore generale ha presentato un secondo ricorso costituzionale contro la presidente Dina Boluarte e cinque suoi ex ministri. Le indagini sulle uccisioni verificatesi durante le proteste a novembre 2020 non hanno compiuto progressi significativi.
Sono state presentate al congresso proposte legislative che avrebbero ampliato la supervisione dello stato sulle organizzazioni della società civile, limitato lo spazio civico e il finanziamento esterno, e creato reati amministrativi per azioni che turbano l’ordine pubblico.
Tra gennaio e novembre, l’Istituto nazionale della difesa civica ha identificato nel paese più di 241 incendi boschivi, che hanno causato 35 morti e 285 feriti. Diverse comunità e aree naturali protette sono state gravemente colpite.
A tre anni dalla fuoriuscita di petrolio greggio al largo della costa di Ventanilla, alla periferia della capitale Lima, l’Agenzia per la valutazione e supervisione ambientale ha riferito che 19 siti colpiti mostravano ancora i segni dei danni ambientali. Le autorità hanno continuato a non fornire un sostegno adeguato alle comunità danneggiate dalla contaminazione ambientale nella provincia di Espinar, nel dipartimento di Cusco.
A dicembre, le autorità hanno dichiarato un’emergenza ambientale di 90 giorni dovuta a una fuoriuscita di petrolio sulla spiaggia di Lobitos, nella provincia di Talara, nel dipartimento di Piura, che si era estesa su oltre 275 ettari, intaccando anche la porzione meridionale della riserva nazionale marina protetta di Mar Tropical de Grau.
Durante l’anno sono stati uccisi quattro difensori della terra, del territorio e dell’ambiente. Due di loro sono stati uccisi nella zona cuscinetto della Riserva comunale di Amarakaeri e hanno beneficiato di misure di protezione disposte dal meccanismo intersettoriale per la protezione dei difensori dei diritti umani.
Il ministero dell’Interno ha continuato a non dotarsi di un protocollo per coordinare la protezione dei difensori dei diritti umani con la polizia.
Ad aprile, i perpetratori dell’omicidio nel 2014 di quattro difensori dell’ambiente del popolo nativo ashéninka sono stati condannati.
Il sistema sanitario era caratterizzato da problemi strutturali che influivano sull’accesso a un’assistenza medica adeguata2. Di conseguenza, le percentuali di automedicazione sono rimaste elevate e c’è stato un aumento della richiesta di assistenza medica nelle farmacie, nelle cliniche e nelle strutture ospedaliere private, che penalizzava in modo sproporzionato le persone a basso reddito.
L’Associazione dei medici peruviani ha denunciato la carenza di medicinali nelle strutture sanitarie pubbliche e la risposta inadeguata delle autorità nell’affrontare il problema.
I diritti delle persone lgbti hanno continuato a essere trascurati e il congresso non è riuscito ad approvare una legge per legalizzare il riconoscimento del genere e il matrimonio egualitario.
Un decreto del ministero della Salute ha dichiarato la “transessualità” un “disturbo mentale”, in contrasto con le linee guida dell’Oms. In risposta alle proteste, il ministero ha precisato che nella pratica le persone transgender non sarebbero state trattate come aventi disturbi mentali, ma il decreto è rimasto in vigore.
Le organizzazioni della società civile hanno criticato un disegno di legge sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso, il cui iter di approvazione stava avanzando al congresso, poiché è stato considerato discriminatorio, era incentrato sulla protezione del patrimonio e non includeva tutti i diritti per le coppie dello stesso sesso, come l’ottenimento della cittadinanza o della residenza.
A cento anni dalla depenalizzazione dell’aborto terapeutico, non erano stati ancora rimossi gli ostacoli che limitavano l’esercizio di questo diritto fondamentale e l’accesso a tale procedura rimaneva inadeguato. Nel 2024, in Perù 1.080 ragazze di età inferiore ai 15 anni hanno portato a termine la gravidanza, una delle quali aveva meno di 11 anni.
Lo stato non è riuscito ad applicare le raccomandazioni sull’aborto terapeutico per tutte le minorenni formulate dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, che nel 2023 aveva emesso una sentenza favorevole nel caso di Camila, una ragazza nativa di 13 anni alla quale era stato negato un aborto.
L’accesso alle linee guida pubblicate dal ministero dell’Istruzione sull’educazione sessuale completa è stato temporaneamente limitato, ma è ripreso dopo le proteste delle organizzazioni della società civile. Ciononostante, a ottobre, i legislatori hanno presentato la proposta di legge 9.174 che mirava all’eliminazione dell’educazione sessuale completa dai programmi scolastici.
Nel 2024, il ministero per le Politiche femminili e la popolazione vulnerabile ha registrato 168.492 casi di violenza contro le donne e altri gruppi vulnerabili. Di questi, 32.388 erano casi di violenza sessuale, di cui 22.797 (il 70 per cento) riguardavano persone fino a 17 anni di età. Lo stesso ministero ha registrato 12.924 casi si stupro contro donne, di cui il 65 per cento (8.416 casi) riguardava ragazze e adolescenti. Tuttavia, i kit antistupro consegnati sono stati soltanto 2.768, un dato che sollevava dubbi circa l’effettiva implementazione di tutti protocolli di protezione per le vittime di violenza sessuale. Nell’arco dello stesso periodo, sono stati registrati 162 femminicidi. Secondo il ministero dell’Interno, nel 2024 sono state dichiarate scomparse 10.278 donne e ragazze, pari al 58 per cento del numero totale delle persone scomparse.
Ad agosto è entrata in vigore la legge 32.107 che ha applicato i termini di prescrizione ai crimini contro l’umanità e ai crimini di guerra commessi prima dell’entrata in vigore dello Statuto di Roma nel 2002. Ciò era in contrasto con l’obbligo del Perù ai sensi del diritto internazionale, come la Convenzione del 1968 sulla non applicabilità dei termini di prescrizione ai crimini di guerra e ai crimini contro l’umanità. Ciononostante, i giudici non hanno applicato questa legge in almeno tre casi giudiziari, tra cui il caso Huanta, in cui è stata finalmente emessa una sentenza contro due ex alti comandanti della marina militare peruviana, per l’omicidio di sei persone e la sparizione forzata di almeno altre 50 nel 1984, nella provincia di Huanta, del dipartimento di Ayacucho, nonché per la sparizione forzata del giornalista Jaime Alaya durante il conflitto armato interno. Il congresso ha continuato a discutere il disegno di legge 7.549, che avrebbe concesso l’amnistia ai membri delle forze armate, della polizia e delle autorità di governo che non hanno ancora ricevuto una sentenza definitiva in casi giudiziari legati alla lotta contro i gruppi d’opposizione armata tra il 1980 e il 2000.
A gennaio, la magistratura peruviana ha emesso una sentenza storica contro 13 ex membri dell’esercito per lo stupro di 12 contadine a Manta y Vilca, nella provincia di Huancavelica, del dipartimento omonimo, all’epoca del conflitto armato interno, negli anni Ottanta.
Un ordine emesso da un tribunale ha dato inizio al processo di risarcimento delle vittime di sterilizzazione forzata durante gli anni Novanta.
Le autorità hanno continuato a espellere migranti ai sensi del quadro normativo del procedimento speciale di sanzioni amministrative eccezionali, senza la garanzia che le persone espulse sarebbero state accolte da un altro paese.
A luglio, è entrata in vigore una risoluzione che ha eliminato l’esenzione dall’obbligo del passaporto per il rilascio dei visti umanitari per le popolazioni vulnerabili come minori, persone anziane e malate croniche. Era anche richiesto un passaporto valido per i venezuelani, compromettendo i diritti di migliaia di persone con limitato accesso a documenti di identità aggiornati.
A ottobre, il governo ha emanato un decreto che ha reso obbligatorio per gli hotel e altre strutture ricettive richiedere i documenti di viaggio a persone straniere e trasmettere queste informazioni alle autorità, con multe per gli stabilimenti che non avessero rispettato tale obbligo.
Note:
1 Who Called the Shots? Chain of Command Responsibility for Killings and Injuries in Protests in Peru, 18 luglio.
2 Right to Health, a Privilege of a Few, 29 ottobre (solo in spagnolo).