@Aleksandra Skochilenko
“Non importa che cosa cercheranno di fare con me i miei accusatori, non importa come cercheranno di calpestarmi nel fango, umiliarmi, mettermi nelle condizioni più disumane. Tirerò fuori la parte più luminosa, più incredibile e più bella da questa esperienza”
Quanto può far paura l’arte a chi vuole nascondere la verità? Per capirlo basta cercare la storia di Aleksandra “Sasha” Skochilenko, giovane artista russa, condannata a sette anni di carcere per essersi opposta alla narrazione unica sull’invasione dell’Ucraina.
Una vita tra musica, disegno e scrittura, due gatti, e un impegno costante per la sensibilizzazione sulle malattie mentali. In un sistema dominato da una diffusa propaganda di disinformazione, Aleksandra utilizza la sua arte per opporsi all’invasione russa, organizzando jam session musicali per la pace e pubblicando cartoline contro la guerra.
Il 31 marzo 2022 è passato poco più di un mese da quando le truppe di Mosca sono entrate in Ucraina. Sasha entra in un supermercato di San Pietroburgo e sostituisce i prezzi dei prodotti sugli scaffali con cartellini contenenti i nomi delle vittime di Mariupol e le informazioni sui crimini di guerra commessi dalle forze armate russe.
Su segnalazione di un cliente del supermercato, l’11 aprile viene arrestata e interrogata fino alle 3.00 del mattino successivo. L’accusa è di “diffusione pubblica di informazioni consapevolmente false sull’utilizzo delle forze armate della Federazione Russa”, una delle tante formulazioni introdotte per criminalizzare chi critica la guerra.
Posta in custodia cautelare fino al 1° giugno, a fine aprile viene trasferita in un centro di detenzione preventiva. Da allora, le sue condizioni di salute fisica e mentale si aggravano. Durante i mesi di prigionia, Sasha subisce molestie e pressioni continue da parte di compagne di cella e guardie carcerarie. Non può contare sul sostegno psicologico necessario per curare il disturbo bipolare e la depressione, e non riceve cibo per seguire la dieta senza glutine, necessaria dato che soffre di celiachia. A queste vessazioni, si aggiunge l’impossibilità di incontrare la sua compagna Sonia, iscritta nel registro dei testimoni, in un clima che sta diventando ogni giorno più repressivo nei confronti delle persone LGBTQIA+.
Il 16 novembre 2023 viene condannata a sette anni di carcere ai sensi dell’articolo 207.3 del codice penale sul “discredito delle forze armate”.
Ti piace disegnare? Partecipa all’azione di solidarietà #libericolori!
Con il suo coraggio, Sasha ci ha dimostrato come l’arte sia un potente strumento di libertà, in grado di far paura a chi vuole reprimerla.
Aiutaci a non lasciarla sola. Come ha già fatto Fumettibrutti, usa la tua arte per mandare un messaggio di solidarietà a Sasha e a tutte le persone vittime della repressione in Russia!
Inviaci il tuo disegno a:
© Amnesty International
Aleksandra è detenuta da oltre un anno in condizioni terribili solo per essersi opposta pacificamente all’invasione russa in Ucraina.
Molestie, pressioni e accesso mancato a cure adeguate stanno avendo un forte impatto sulla sua salute fisica e mentale.
Ognuno ha il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni.
Per questo, chiediamo che tutte le accuse contro Aleksandra siano ritirate e sia rilasciata immediatamente e incondizionatamente dal carcere.
Durante la detenzione, devono essere assicurate condizioni conformi agli standard internazionali, un’assistenza sanitaria adeguata, la dieta senza glutine, e deve essere protetta dalle molestie di guardie carcerarie e compagne di cella.
Una confezione di caffè, 400 rubli, recita: “Le forze armate russe hanno bombardato il teatro d’arte a Mariupol, dove circa 400 persone si erano rifugiate dal fuoco dell’artiglieria”. Un’altra targhetta, 14 rubli, recita: “Le truppe russe hanno impedito a 14 camion carichi di aiuti umanitari di entrare nella regione di Kherson. I civili hanno bisogno di acqua e di cibo”. E ancora, 4300 rubli: “Fermate la guerra. Nei primi tre giorni, sono morti 4300 soldati russi. Perché la televisione tace?” .
Gianmarco Saurino ripercorre la storia di Sasha e dei diritti negati in Russia, nella prima puntata del podcast Ellissi, prodotto con Emons Record.
ASCOLTA ORA LA PUNTATA!
“Grazie Amnesty International”: questo il messaggio accompagnato dal disegno che Sasha ha inviato per ringraziare oltre 3000 bambine, bambini, ragazze e ragazzi che, da tutta Italia, hanno già partecipato a un’azione di solidarietà in suo favore.
Le 3000 cartoline con disegni, scritte, immagini degli amati gatti di Sasha, Lucy e Maude, hanno superato gli ostacoli imposti dalla Russia grazie all’aiuto della sua compagna Sonia.
I partecipanti all’azione urgente di Amnesty Kids hanno così potuto far sentire a Sasha tutto il supporto e l’affetto di cui necessita in questo momento difficile.
Tra loro, c’è Agata, 12 anni, che scrive:
“Ciao Aleksandra, ho cercato di disegnarmi, perché tu potessi, in qualche modo, vedermi e conoscermi. Come avrai notato dal mio cappello, anch’io come te amo i gatti. Voglio dirti che non sei sola, voglio farti sapere che con il tuo agire altruista e coraggioso sei diventata un modello per me e per tanti altri ragazzi! Саша, держись! (Sacha, tieni duro!).
E poi una bambina che viene dalla Russia e che ha aiutato i suoi compagni di classe a tradurre tutti i bigliettini.
Infine, Livia, che disegna Sasha con il suo inconfondibile cappello, la chitarra e i suoi gatti e le dice “Tu sei più forte di loro, siamo con te”.
“Discredito” e “diffusione di informazioni deliberatamente false” sulle forze armate. Queste sono solo due delle molte accuse in cui si può incorrere se ci si esprime contro l’invasione russa in Ucraina. Nuove leggi e formulazioni, frutto di un clima di tensione crescente, in cui la criminalizzazione del dissenso è all’ordine del giorno, soprattutto da quando è iniziato il conflitto.
A riprova di ciò, oggi il “discredito” è punibile con una multa fino a 150.000 rubli (2.600 dollari USA) e , se ripetuto, si rischiano fino a cinque anni di reclusione. Chi diffonde “informazioni deliberatamente false”, può invece scontare fino a 15 anni di carcere. A fine dicembre 2022, erano stati avviati oltre 280 procedimenti penali per queste due accuse e oltre 5.500 amministrativi per il solo “discredito”. La maggior parte, per punire chi condivide e diffonde notizie sui crimini di guerra commessi in Ucraina.
I principali obiettivi sono attivisti, giornalisti, osservatori, ma anche normali cittadini, che ogni giorno subiscono un sistema in cui i diritti alla libertà di espressione e di assemblea sono sempre più limitati, attraverso un sistematico ricorso a restrizioni, rappresaglie, uso eccessivo della forza e arresti arbitrari.
Tra loro, Vladimir Kara-Murza, attivista e giornalista condannato a 25 anni di carcere per “alto tradimento” e per altri reati di natura politica. La colpa? Aver contestato, tra le altre cose, l’invasione russa durante delle conferenze a Lisbona, Helsinki, Washington.
E poi, Ilya Yashin, ex consigliere municipale a Mosca, condannato a otto anni e mezzo con l’accusa di aver “consapevolmente diffuso false informazioni” sulle forze armate, per un video su Youtube in cui parlava dei crimini nella città di Bucha.
Come lui, Aleksey Gorinov, esponente del movimento di opposizione “Solidarietà” e consigliere di un altro municipio di Mosca, condannato a sette anni di carcere per aver definito il conflitto come un atto di aggressione e una guerra per cui morivano bambini.
Stessa accusa di Yashin e Gorinov anche per Maria Ponomarenko, giornalista del portale RusNews condannata a sei anni di colonia penale per aver denunciato su un canale Telegram la morte di civili ucraini a seguito del bombardamento del teatro di Mariupol.
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La storia di Sasha è quindi simile a quella di tante e tanti altri cittadini, attivisti, difensori dei diritti umani e giornalisti, che dal febbraio 2022 sono quotidianamente criminalizzati in Russia per il solo fatto di opporsi alla guerra.
Secondo il nostro Rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo, sono oltre 19.400 le persone arrestate, di cui la maggior parte ha ricevuto multe pesanti o subito la detenzione amministrativa per aver espresso in maniera pacifica il proprio dissenso.
Chi ha il coraggio di parlare non deve essere abbandonato!
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