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In occasione del terzo anniversario dalla scomparsa di Giulio Regeni le manifestazioni organizzate in tutta Italia il 25 gennaio hanno con forza ribadito la nostra richiesta di verità su quanto accaduto in Egitto al ricercatore italiano.
In totale sono state 103 le piazze che il 25 gennaio hanno ricordato con una fiaccolata il momento della scomparsa di Giulio Regeni: ben 73 organizzate dagli attivisti di Amnesty International e 30 realizzate grazie al sostegno di altre associazioni e organizzazioni nazionali e locali.
Verità per Giulio Regeni è stata chiesta, nella settimana dal 21 al 25 gennaio, dagli alunni e dagli insegnanti di 80 scuole italiane.
A loro e a tutte e tutti coloro che in questi tre anni sono stati al nostro fianco in questa importante campagna va il nostro grazie per il prezioso contributo di partecipazione.
Giulio Regeni era uno studioso coraggioso e indipendente, che ha sacrificato la sua vita in nome della libertà di ricerca e di informazione.
Anche per questo le scuole hanno scelto di ricordarlo.
Alle 19.41 del 25 gennaio in oltre 100 piazze italiane mille luci saranno pronte ad accendersi per ricordare la sparizione di Giulio Regeni.
Il 25 gennaio 2016 il nome di Giulio Regeni si aggiungeva a quelli dei tanti egiziani e delle tante egiziane vittime di sparizione forzata.
Pochi giorni dopo, il 3 febbraio, il nome del ricercatore italiano si aggiungeva al lungo elenco delle persone torturate a morte in Egitto.
Siamo qui ad organizzare il terzo, e speriamo ultimo, anniversario della scomparsa di Giulio in assenza della verità, ma allo stesso tempo siamo in attesa dei famosi “passi in avanti” annunciati dal governo italiano in diverse occasioni. Per ora l’unica cosa che vediamo è la promozione del turismo in Egitto, il nostro paese amico, e l’intensificarsi di scambi commerciali e diplomatici.
“Noi proseguiamo a coltivare una speranza: che quell’insistere giorno dopo giorno a chiedere la verità, quelle iniziative che quotidianamente si svolgono in Italia e non solo producano il risultato che attendiamo: l’accertamento delle responsabilità per la sparizione, la tortura e l’uccisione di Giulio. Quella verità la deve fornire il governo egiziano e deve chiederla con forza quello italiano” – ha dichiarato in una nota ufficiale Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.
Il 25 gennaio 2016 Giulio Regeni veniva sequestrato, trasferito in uno o più centri di detenzione senza poter avere contatti col mondo esterno, per essere poi sottoposto nei giorni successivi a feroci torture e assassinato.
Da subito chi in Egitto e in Italia conosce bene il sistema di violazioni dei diritti umani nel paese nordafricano ha parlato di “delitto di stato”, dell’ennesima tragica sequenza sparizione-tortura-uccisione che aveva riguardato stavolta non una delle centinaia di cittadini egiziani bensì un cittadino italiano.
Come è noto, le autorità egiziane hanno scelto la tattica del depistaggio, della perdita di tempo, delle promesse non mantenute; si pensi che solo nel dicembre 2017 l’avvocata della famiglia Regeni è riuscita a farsi dare dei documenti dalla procura locale recandosi direttamente al Cairo mentre non sono ancora disponibili le immagini riprese il 25 gennaio 2016 dalle telecamere a circuito chiuso installate nella zona in cui Giulio Regeni scomparve.
Nonostante questo comportamento assai poco collaborativo, nel settembre 2017 l’Italia ha deciso di far tornare alla piena operatività l’ambasciata al Cairo. Amnesty International ha giudicato prematura tale decisione, rammaricandosi per il fatto che non fossero state adottate ulteriori misure di pressione politica e diplomatica che potessero dare sostegno al lavoro investigativo della Procura di Roma e al coraggio dei legali italiani ed egiziani della famiglia Regeni.
Abbiamo visto un nuovo governo entrare in carica e scambi di viaggi istituzionali in entrambe le direzioni con le solite promesse di giustizia e verità per Giulio, ma questo non ci ha ancora dato i nomi che aspettiamo, che pretendiamo.
Il 29 novembre 2018, di ritorno dall’ennesimo viaggio fallimentare in Egitto, gli inquirenti italiani hanno deciso di dare una svolta all’indagine sul ricercatore italiano: gli uomini di Ros e Sco hanno identificato i sospettati.
Sette agenti dei servizi segreti egiziani sono stati iscritti nel registro degli indagati delle Procura di Roma per l’omicidio di Giulio Regeni. Nei loro confronti i pubblici ministeri contestano il reato di sequestro di persona. L’atto formalizzato dal pm Sergio Colaiocco riguarda poliziotti e agenti della National Security, il servizio segreto civile egiziano, che erano stati identificati dagli uomini di Ros e Sco, con nomi e cognomi.
Sempre il 29 novembre 2018, il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato “che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di relazione diplomatica con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e un processo che sia risolutivo”.
Il 13 dicembre 2018 il Parlamento europeo ha votato una risoluzione che fa il punto sulla “situazione dei diritti umani in Egitto e si chiede lo stop delle esportazioni di tecnologie di sorveglianza”. Il Parlamento europeo dichiara che “continuerà a esercitare pressioni sulle autorità dell’Ue affinché si impegnino con le loro controparti egiziane a accertare la verità sulla morte di Giulio Regeni. I deputati ricordano anche che l’Egitto ha nuovamente respinto la richiesta della procura italiana di identificare gli agenti coinvolti nella scomparsa e morte del giovane ricercatore”.
Sono stati tre anni faticosi, impegnativi e carichi di emozioni. Rimbombano nella testa le parole di Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, che ci raccontano “di tutto il male del mondo che ho visto sul corpo di Giulio […] un corpo riconosciuto solo dalla punta del naso”.
Queste parole hanno dato il via ad una campagna nazionale per la ricerca della verità che ancora oggi va avanti e non ha intenzione di fermarsi.
In questo terso anniversario di lutto e di domande che la famiglia Regeni continua a fare senza ottenere risposte, è fondamentale non consegnare Giulio Regeni alla memoria e alla commemorazione.
Grazie all’aiuto delle nostre attiviste e dei nostri attivisti continuiamo, giorno dopo giorno, a chiedere la verità con iniziative da nord a sud del paese.
Continueremo fino a quando ci sarà una verità giudiziaria che coincida con quella storica, che attesti quel “delitto di stato”, ne accerti le responsabilità individuali e le collochi lungo una precisa catena di comando.
Con questo desiderio fissato nel cuore, il 25 gennaio alle 19.41 porteremo in tutte le piazze d’Italia una candela, il “giallo Giulio”.
Quella del 25 gennaio non è una semplice manifestazione, ma vuole essere un abbraccio fortissimo di sostegno di tutta Italia dedicato a Giulio Regeni e alla sua famiglia.
Di seguito l’elenco (in fase di aggiornamento) degli enti e delle associazioni che aderiscono all’iniziativa.