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Alla vigilia delle elezioni parlamentari del 18 settembre, Amnesty International ha denunciato che candidati, attivisti delle campagne elettorali ed elettori stanno sempre più subendo attacchi e minacce da parte dei talebani e di altri gruppi di insorti.
Questo rischio riguarda in particolare le candidate, che hanno raccontato ad Amnesty International di essere state lasciate prive di protezione e persino sbeffeggiate quando hanno denunciato di aver subito minacce e violenze.
Una di esse, sotto garanzia di anonimato, ha riferito ad Amnesty International che, presentatasi a una stazione di polizia per consegnare una lettera minatoria, si è sentita dire da un agente che se intendeva competere per un seggio in parlamento, allora meritava di essere minacciata.
Da luglio, almeno tre candidati e 15 attivisti delle campagne elettorali sono stati uccisi e molti altri feriti. Almeno due candidati sono stati rapiti e poi rilasciati. I talebani hanno rivendicato gli omicidi dei tre candidati e molti degli altri attacchi.
Amnesty International ha sollecitato il governo afgano a garantire che tutti i candidati abbiano uguale accesso alla protezione da parte della polizia, sulla base di valutazioni relative alla sicurezza e non al genere o all’alleanza politica.
‘La popolazione dell’Afghanistan non deve essere costretta a scegliere tra la propria incolumità e la partecipazione alla vita pubblica. Tutti, in particolare le donne, devono essere in grado di prendere parte alle elezioni senza timore di subire attacchi e minacce‘ – ha dichiarato Madhu Malhotra, vicedirettore del Programma Asia e Pacifico di Amnesty International. ‘Il governo di Kabul deve reagire a ogni attacco o minaccia contro i candidati e ordinare indagini immediate quando si verifichino episodi del genere. I talebani devono cessare immediatamente gli attacchi contro i civili, compresi quelli che prendono parte alle elezioni‘.
Amnesty International ha ricevuto notizie di candidati le cui ripetute richieste di essere protetti dagli attacchi dei talebani non sono state prese in considerazione.
Un’altra candidata, che a sua volta ha chiesto di rimanere anonima, ha raccontato ad Amnesty International di essere stata ferita a colpi di arma da fuoco durante la campagna elettorale. La polizia ha arrestato due persone per poi rilasciarle immediatamente. Terrorizzata da questo sviluppo, ha chiesto protezione alla polizia senza ottenerla.
Il 5 settembre la Commissione elettorale indipendente, l’organismo governativo che supervisiona lo svolgimento delle elezioni, ha dichiarato che almeno 938 dei 6800 seggi non saranno aperti per ragioni di sicurezza. Questi centri si trovano soprattutto nell’est e nel sud del paese, zone controllate in buona parte dai gruppi di insorti.
Il 13 settembre l’ufficio della presidenza ha affermato che le forze di sicurezza erano completamente preparate a garantire una consultazione elettorale sicura in tutto il paese.
Tuttavia, secondo l’Organizzazione non governativa Fondazione afgana per libere ed eque elezioni (Fefa), i candidati di 14 delle 34 provincie si sono detti preoccupati per l’inadeguatezza delle misure di sicurezza trovate in occasione dei comizi. Altri candidati hanno manifestato ad Amnesty International il timore che il giorno delle elezioni la situazione non migliorerà. Nella regione orientale di Nangarhar, gli osservatori della Fefa hanno riscontrato grandi differenze tra la protezione fornita ai candidati vicini al governo locale e quella fornita agli altri.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 16 settembre 2010
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