Arabia Saudita, otto anni di carcere per difensore dei diritti umani

29 Maggio 2016

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Il 29 maggio 2016 Abdulaziz al-Shubaily, uno dei fondatori dell’Associazione saudita per i diritti civili e politici (Acpra), è stato condannato a otto anni di carcere per vari reati tra cui essere stato in contatto con organizzazioni straniere e aver fornito informazioni ad Amnesty International, poi utilizzate in due rapporti sulle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita.

Se la condanna sarà confermata in appello, anche l’ultimo dei fondatori dell’Acpra a piede libero finirà dietro le sbarre. Come pena aggiuntiva, al-Shubaily non potrà lasciare il paese né scrivere sui social media per otto anni.

L’Acpra è stata chiusa tre anni fa e da allora le autorità saudite hanno arrestato e processato uno a uno tutti i fondatori. Al-Shubaily è stato il rappresentante legale di nove di essi.

Già convocato nel 2013 e ammonito a cessare ogni attività in favore dei diritti umani, al-Shubaily era stato incriminato nel luglio 2014 per una lunga serie di reati: oltre a quelli sopra descritti, aver incitato a sovvertire l’ordine pubblico convocando manifestazioni, aver accusato le forze di sicurezza di repressione, tortura, assassinii e sparizioni forzate, aver descritto il sistema politico saudita come ‘uno stato repressivo di polizia’, aver offeso le autorità giudiziarie e aver lavorato per una ‘organizzazione non registrata’.