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Belgio. Covid-19, residenze per anziani a un punto cieco
Il rapporto intitolato “Le case di riposo a un punto cieco. I diritti umani delle persone anziane durante la pandemia da Covid-19 in Belgio” rivela una serie di violazioni di diritti umani – compresi il diritto alla salute, alla vita e alla non discriminazione – subita dalle persone anziani residenti in case di riposo e case di riposo e cura in Belgio, nel contesto della pandemia da Covid-19 tra marzo e ottobre 2020 e le cui conseguenze sono state disastrose.
“I risultati della nostra indagine ci consentono di affermare che le case di riposo, e le persone lì residenti, sono state abbandonate dalle autorità del paese, e ciò è avvenuto fino alla denuncia pubblica di questa tragedia e fino a che il peggio della prima fase della pandemia è passato”, ha dichiarato Philippe Hensmans, direttore della sezione belga francofona di Amnesty International. “Nonostante i rischi evidenti, e sebbene ne fossero consapevoli, le nostre autorità non sono riuscite a mettere in atto misure rapide e sufficienti per proteggere non solo le persone residenti, ma anche il personale delle case di riposo, che ha svolto e continua a svolgere un lavoro cruciale in condizioni molto difficili”, ha proseguito Philippe Hensmans.
Il 23 ottobre 2020, delle circa 10.600 persone morte in Belgio a seguito del contagio del Covid-19, 6467 erano residenti in case di riposo e in case di riposo e cura, numero che rappresenta 61,3 per cento di tutti i decessi attribuiti al Covid-19 nel paese. Questa percentuale sale al 63,3 per cento se prendiamo in considerazione il periodo dall’11 marzo (data della prima morte per Covid-19 in Belgio) al 21 giugno 2020. Amnesty International insiste peraltro anche sul fatto che la stragrande maggioranza di questi decessi è avvenuta nelle stesse case di riposo e riposo e cura, mentre quasi tutti gli altri decessi da Covid-19 sono avvenuti in ospedale.
Le ricerche condotte da Amnesty International hanno messo in evidenza che le lacune strutturali da un lato e la frammentazione organizzativa dell’assistenza sanitaria in Belgio dall‘altro hanno contribuito all’impatto deleterio della pandemia da Covid-19 sui diritti umani dei residenti delle case di riposo. Pertanto, sia il sistema ospedaliero che le case di riposo sono stati costretti a operare con personale e fondi certamente insufficienti.
La mancanza di preparazione delle case di riposo per affrontare una pandemia spiega anche l‘entità di questo disastro. All‘inizio della pandemia, il personale delle case di riposo si è trovato sopraffatto da un notevole surplus di lavoro, che ha ridotto la capacità di cura.
Amnesty International è stata anche in grado di stabilire che, durante il periodo in esame, alcune persone residenti nelle case di riposo e di riposo e cura sono state private della possibilità di essere trasferite in ospedale.
“A causa della mancanza di accesso alla migliore assistenza sanitaria disponibile, un elemento chiave del diritto alla salute, alcune persone anziane sono probabilmente morte prematuramente: per via della micidiale interpretazione delle linee guida per lo smistamento dei pazienti”, deplora Philippe Hensmans. “Lo stato non ha fatto abbastanza per contrastare queste pratiche discriminatorie e deleterie in modo sufficientemente chiaro, rapido e inequivocabile. È stato quindi necessario attendere diversi mesi affinché una circolare precisasse esplicitamente che il trasferimento in ospedale doveva sempre essere possibile, se conforme all’interesse e ai desideri del paziente, indipendentemente dall’età”, ha proseguito Philippe Hensmans.
L’assistenza che abitualmente era fornita negli ospedali ha dovuto essere dispensata all‘interno delle stesse case di riposo e case di riposo e cura, senza le risorse del personale e le competenze di cui dispongono le strutture ospedaliere. Limitare l’accesso dei medici generici alle case di riposo e alle case di riposo e cura ha ulteriormente peggiorato la situazione. Questa situazione è stata amplificata dall’assenza di linee guida governative precise, chiare, adeguate e legali sul Covid-19 nelle case di riposo.
Le persone con cui Amnesty International ha parlato per l’elaborazione di questo rapporto hanno messo in evidenza il netto contrasto tra i mezzi di cui gli ospedali hanno potuto beneficiare nella prima fase della pandemia e quelli delle case di riposo, in particolare per ciò che riguarda la fornitura di dispositivi di protezione individuale (Dpi) adeguati e in numero sufficiente. Inoltre, il personale non ha potuto avere accesso prioritario alle operazioni di test.
“Anche se il settore lo chiedeva con urgenza da marzo, sottoporsi a un test regolarmente non è stato possibile per i membri del personale delle case di riposo e riposo e cura – e neppure per le persone residenti – se non a partire da agosto 2020, e con un massimo di un test al mese. A ottobre sono stati nuovamente sospesi i test preventivi, fatta eccezione per i nuovi residenti e le persone che erano state ricoverate in ospedale. Queste carenze hanno permesso al virus di diffondersi ulteriormente e costituiscono una violazione dell’obbligo che ha il governo di proteggere il diritto alla vita e alla salute, senza discriminazione, del personale e delle persone residenti”, ha proseguito Philippe Hensmans.
Amnesty International invita le autorità competenti ad attivarsi affinché sia rispettato il diritto delle persone residenti nelle case di riposo al miglior livello possibile di assistenza, in particolare garantendo loro pieno ed equo accesso alle cure ospedaliere. Le persone anziane residenti devono anche poter beneficiare dell’accesso prioritario ai test e di Dpi adeguati, così come il personale.
A causa della mancanza di Dpi e di test da una parte e del carico di lavoro aggiuntivo dall’altra, il personale delle case di riposo ha dovuto far fronte a situazioni limite, che in alcuni casi hanno portato a delle negligenze. Inoltre, vista la sospensione delle visite, gli aiuti informali dei parenti, degli assistenti e dei volontari si è interrotta improvvisamente.
Le testimonianze rese ad Amnesty International hanno così evidenziato dei casi drammatici, come quello di questo uomo la cui suocera è morta in seguito a un breve soggiorno in una casa di cura: “Sono arrivato in questa stanza e mia suocera era sdraiata lì, mezza morta, emaciata. […] Ho chiamato subito un dottore … ha visto che qualcosa non andava: ‘è completamente disidratata, non ha avuto acqua per una settimana e mezza […]’ … L’infermiera del primo piano è passata e mi ha detto: ‘la mia collega è malata e io sono qui da sola per 20 persone’”.
Dopo il primo lockdown, l’organizzazione delle visite è stata in gran parte lasciata alla discrezione delle case di riposo. Le disposizioni che ne sono conseguite sono state decise talvolta senza consultare le persone residenti, come anche le altre misure (generalmente restrittive) messe in atto per evitare ulteriori contagi. In questo contesto, la libertà e l’autonomia decisionale delle persone residenti, spesso, non sono state debitamente prese in considerazione.
“Alcune restrizioni relative alle visite, e il divieto per le persone residenti di lasciare le case di riposo anche solo per fare una passeggiata, che non si basano su una valutazione individuale del rischio potrebbero rivelarsi sproporzionate e discriminatorie. Chiediamo quindi a tutte le autorità competenti di garantire che le misure relative alle visite alle case di riposo pongano al centro delle preoccupazioni l’interesse superiore delle persone residenti. Sosteniamo inoltre l’istituzione di un processo di consultazione che includa le persone residenti, le loro famiglie e il personale, che permetta di esaminare tutte le opzioni che limitano il meno possibile i diritti delle persone anziane”, ha commentato Philippe Hensmans.
Amnesty International è inoltre preoccupata per le informazioni che indicano un aumento dell’utilizzo di mezzi di contenzione, meccanici e chimici, per le persone anziane con demenza.
In questo contesto, Amnesty International sottolinea il fatto che le operazioni di ispezione sono state sospese durante il periodo in cui le visite ai familiari erano vietate, l’accesso dei medici curanti era limitato e il personale era oberato di lavoro. Durante questo periodo è stato presentato un numero maggiore di denunce.
«Questa sospensione delle ispezioni è stata un errore. In generale, il controllo di organismi indipendenti è una garanzia essenziale volta a garantire il rispetto dei diritti umani, inclusa la protezione contro i maltrattamenti. Ci sembra quindi urgente migliorare i meccanismi di sorveglianza e rafforzare le misure volte a portare i responsabili delle violazioni dei diritti umani delle persone residenti nelle case di riposo a renderne conto”, ha proseguito Philippe Hensmans.
Amnesty International ricorda che il Belgio, ai sensi del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali che ha firmato e ratificato, è tenuto a garantire che le strutture, i beni e i servizi sanitari siano disponibili in quantità sufficiente; accessibili a tutte le persone senza alcuna discriminazione; accettabili per tutte le persone, cioè rispettosi dell’etica medica e culturalmente appropriati; di buona qualità.
“Mentre la crisi sanitaria continua e si stanno elaborando delle misure più a lungo termine che mirano a contrastare la pandemia, è fondamentale che le autorità diano particolare priorità al rispetto dei diritti umani delle persone residenti nelle case di riposo e di riposo e cura e che, più in generale, considerino le persone anziane come titolari in pieno di diritti. Sarà anche importante garantire che qualsiasi inchiesta pubblica sugli errori del governo durante la pandemia da Covid-19 tenga conto del quadro dei diritti umani”, ha concluso Philippe Hensmans.