Bosnia ed Erzegovina: la ricerca degli scomparsi sia una priorità dello stato

27 Agosto 2015

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In occasione del 30 agosto, Giornata internazionale degli scomparsi, Amnesty International sollecita le autorità della Bosnia ed Erzegovina a impegnarsi sinceramente per risolvere gli oltre 8000 casi di persone scomparse durante la guerra degli anni 1992-95 e a fornire alle loro famiglie accesso alla verità, alla giustizia e ai diritti socio-economici.

Tra luglio e agosto, centinaia di attivisti di Amnesty International hanno scritto a Danis Zvizdic, presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia ed Erzegovina, chiedendogli di premere sul governo centrale affinché sia finalmente applicata la legge del 2004 sulle persone scomparse.
La legge richiede allo stato di istituire un fondo di sostegno per le famiglie degli scomparsi, la cui importanza è cruciale per garantire i loro diritti sociali ed economici.
Spesso si tratta di famiglie povere, che durante la guerra hanno perso l’unico percettore di reddito. Il fondo costituirebbe anche una risorsa per le organizzazioni che sostengono le famiglie nella loro lotta per ottenere la verità.

Amnesty International chiede inoltre alle autorità bosniache di fornire adeguato finanziamento all’Istituto nazionale delle persone scomparse, istituito per legge, che anno dopo anno si è visto tagliare i fondi e venir meno la disponibilità di risorse tecniche e umane, col risultato che vi sono state sempre meno nuove esumazioni, analisi delle prove e identificazioni dei resti umani.

L’associazione dei cittadini di Prijedor Izvor, un’organizzazione non governativa impegnata nel chiarimento della sorte di migliaia di persone scomparse nella zona e nella documentazione delle esumazioni, ha denunciato gravi problemi nella raccolta di informazioni su possibili nuove fosse comuni.
Sebbene le unità di polizia abbiano maggiori capacità di svolgere questo lavoro, non lo hanno mai fatto. L’intero onere è finito sulle spalle delle commissioni locali, scarsamente equipaggiate, che poi sono state aggregate all’Istituto nazionale delle persone scomparse.

Inoltre, ben pochi magistrati sono coinvolti nelle esumazioni. A volte, passano diversi anni prima che un magistrato si rechi a ispezionare una possibile fossa comune. I processi per crimini di guerra che comprendono anche casi di sparizione forzate non danno luogo a nuove esumazioni, anche nei casi in cui è stato raggiunto un patteggiamento per la messa a disposizione, da parte degli imputati, di informazioni utili.

All’inizio di luglio, una delegazione di alto livello della Commissione internazionale sulle persone scomparse ha incontrato il presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia Erzegovina.
Questi ha dichiarato ai delegati che il Consiglio dei ministri stava “elaborando il suo programma di governo e ognuno di noi comprende in pieno quanto la questione degli scomparsi sia importante per la stabilità e la ripresa della Bosnia ed Erzegovina. Ci impegniamo a portare avanti questa azione”.

A maggio, la sparizione forzata è diventata reato penale, in linea con la Convenzione per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate, ratificata dalla Bosnia ed Erzegovina nel 2012.
Si è introdotta anche una norma specifica a garanzia dell’accesso delle vittime alla giustizia.
Vent’anni dopo la fine della guerra in Bosnia ed Erzegovina, non c’è altro tempo da perdere.