‘Centinaia di vittime lasciate a se stesse’. Rapporto di Amnesty International sui crimini d’odio in Polonia

16 Settembre 2015

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Secondo un rapporto presentato oggi da Amnesty International, il sistema legale della Polonia è pericolosamente inadeguato a proteggere le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate (Lgbti) e altre minoranze dai crimini d’odio. Il rapporto, intitolato ‘Colpiti dall’odio, dimenticati dalla legge‘, denuncia che interi gruppi sono esclusi dalla legislazione sui crimini d’odio, come le persone senza fissa dimora, le persone disabili e le persone Lgbti.

La Polonia ha un sistema legale a due binari, che protegge alcune minoranze e ne abbandona altre a loro stesse.
Quando una persona gay, lesbica, disabile o senza fissa dimora subisce un attacco a causa di ciò che è, la polizia tratta l’episodio come un reato ordinario, anziché un crimine d’odio. Questo vuoto di protezione legale dev’essere chiuso immediatamente‘ – ha dichiarato Marco Perolini, esperto di Amnesty International sulla discriminazione in Europa e in Asia centrale.

La comunità Lgbti polacca è vittima di una diffusa e radicata discriminazione in tutto il paese. In assenza di statistiche ufficiali attendibili, la Campagna contro l’omofobia (una delle principali organizzazioni Lgbti della Polonia) ha registrato almeno 120 crimini d’odio omofobici o transfobici solo nel 2014. Si ritiene che il totale effettivo sia molto più alto. Le persone Lgbti di Szczecin vivono nella paura da quando, nel gennaio 2014, un gay di 20 anni è stato brutalmente ucciso all’uscita da un locale gay. Il suo corpo venne ritrovato in un cantiere nei pressi del locale, col volto segnato dagli ematomi e i pantaloni abbassati. La morte fu attribuita ad annegamento, dato che la testa dell’uomo era stata ripetutamente spinta in una pozza d’acqua. Le autorità hanno ignorato l’ipotesi che l’omicidio fosse stato motivato da omofobia e il tribunale, nel condannare gli autori, li ha considerati responsabili di un reato comune. A Zywiec, nel maggio di quest’anno, un attivista anti-nazista e artista di strada di nome Dariusz è stato preso a calci e a sputi di fronte a uno dei suoi murales, un arcobaleno, è ripetutamente insultato come ‘checca e puttana’. Nella sentenza contro i responsabili, si parla unicamente di ‘volgarità‘, senza alcun riferimento alla natura omofobica delle offese. Negli ultimi anni si sono registrate numerose brutali aggressioni a persone senza fissa dimora. Sebbene alcune di esse fossero almeno in parte motivate dalla condizione socio-economica della vittima, la polizia le ha trattate come reati ordinari. Nell’ottobre 2012 Stanislaw, un senza fissa dimora di Rzeszow, è stato picchiato e dato alle fiamme. Sebbene i responsabili avessero dichiarato di aver aggredito lui e altre persone senza fissa dimora ‘per noia‘, la sentenza non ha riflettuto la gravità della motivazione.’

La Polonia ha adottato alcune positive misure per contrastare i crimini d’odio motivati da razzismo e xenofobia, ma è difficile da digerire il fatto che ad altre minoranze che subiscono lo stesso clima di paura e di minaccia non sia stata data la stessa importanza‘ – ha commentato Perolini. ‘Ai sensi del diritto internazionale, la Polonia ha l’obbligo di assicurare che tutte le minoranze siano protette allo stesso modo dalla discriminazione. Non facendolo, la Polonia si comporta a sua volta in modo discriminatorio‘ – ha sottolineato Perolini. La mancanza di protezione significa che non c’è alcun meccanismo istituzionale – come ad esempio procuratori o dirigenti di polizia specializzati – che si occupi di attacchi basati sulla discriminazione per motivi di disabilità, orientamento sessuale, identità di genere e condizione socio-economica.
Non vi sono neanche tentativi di sviluppare politiche efficaci per prevenire questi crimini d’odio, indagare su tutti i casi e perseguire sul piano penale i responsabili. Non si registrano neanche seri tentativi di raccogliere, da parte delle autorità, i dati sugli attacchi contro questi gruppi.

Così, non c’è modo di conoscere la dimensione del problema.
La riforma del codice penale è a un punto morto, nonostante nel 2012 fosse stata presentata una proposta di legge per proteggere le persone Lgbti, i disabili e gli anziani dai crimini d’odio. La proposta ha incontrato una furiosa resistenza da parte di alcuni settori della società polacca. Quest’anno, un parlamentare l’ha definita come un tentativo di ‘introdurre una malsana ideologia gender che promuove le patologie sessuali’.
È possibile che il tema rimanga controverso nelle settimane che precederanno le elezioni generali del 25 ottobre.’La Polonia deve fare una volta per tutte passi concreti per assicurare che tutte le minoranze del paese ricevano uguale protezione dalla legge. Il prossimo governo e il nuovo parlamento dovranno considerare i diritti umani una priorità e, in primo luogo, porre fine alla discriminazione.
Nessuna persona in Polonia dovrebbe essere costretta a vivere con la paura di subire attacchi violenti sono a causa di ciò che è‘ – ha concluso Perolini.