Cina, impedite manifestazioni ispirate a quelle del Medio Oriente

22 Febbraio 2011

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Amnesty International ha sollecitato le autorità cinesi a porre fine agli arresti e ad altre forme di vessazione nei confronti di oltre un centinaio di attivisti intenzionati a organizzare proteste antigovernative sull’esempio di quelle in corso in Medio Oriente e in Nord Africa.

Oltre una decina di noti avvocati sono stati arrestati o posti sotto sorveglianza o agli arresti domiciliari, a seguito di un appello lanciato il 17 febbraio attraverso i social network a organizzare la versione cinese della ‘rivoluzione dei gelsomino’ della Tunisia.

L’appello si è propagato attraverso i blog e Twitter, con le parole l’ordine ‘Vogliamo cibo, vogliamo lavoro, vogliamo case, vogliamo equità’.

Altri avvocati presi di mira si erano appena riuniti a Pechino per parlare del caso di Chen Guangcheng, un ex prigioniero di coscienza che aveva diffuso poco tempo prima un filmato girato di nascosto in cui descriveva il periodo trascorso agli arresti domiciliari con la sua famiglia. Gli avvocati intendevano intraprendere azioni per contrastare la pratica illegale degli arresti domiciliari.

Un noto avvocato pechinese, Tang Jitian, arrestato il 16 febbraio, è ancora in carcere. Di un altro, Jiang Tianyong, arrestato il 18 febbraio, si sono perse le tracce. La polizia, che dopo l’arresto ha perquisito la sua abitazione confiscando un computer e altro materiale, sostiene che egli sia detenuto in relazione a un ‘reato’.

Teng Biao, esperto di Legge, Gu Chuan, attivista, e i cyberattivisti della provincia del Sichuan, Chen Wei e Ran Yunfei, sono a loro volta ancora agli arresti. Altri due noti avvocati per i diritti umani, Li Fangping e Xu Zhiyong, sono sottoposti a sorveglianza di polizia.

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