Colombia: i diritti delle comunità native e dei discendenti africani vengono prima degli interessi economici

3 Novembre 2015

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In occasione di un nuovo rapporto diffuso questa mattina, Amnesty International ha chiesto al governo della Colombia di dare priorità al diritto delle comunità native e dei discendenti africani di decidere sul destino delle loro terre, rispetto alle intenzioni delle compagnie di sfruttarle a scopo di profitto.

L’accesso alle terre, ricche di risorse, e il loro uso sono tra gli aspetti più cruciali dei negoziati di pace in corso tra il governo e i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia (Farc) in corso all’Avana. Molti di coloro che sono stati costretti ad abbandonare le loro terre a causa del conflitto armato sono alla ricerca di un modo per tornarvi e reclamarvi i diritti.

Il possesso e l’occupazione delle terre è stato al centro della brutale guerra della Colombia, che dal 1985 ha provocato la fuga di sei milioni di persone. Qualunque accordo di pace sarà privo di senso se non privilegerà il diritto delle comunità native e dei discendenti africani di tornare nelle loro terre e decidere come usarle, rispetto alle intenzioni delle compagnie di sfruttarle a scopo di profitto‘ – ha dichiarato Erika Guevara Rosas, direttrice del Programma Americhe di Amnesty International.

A seguito del conflitto armato, sei milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro terre, dopo anni di minacce e uccisioni ad opera delle forze di sicurezza, dei gruppi paramilitari loro alleati e della guerriglia.

Almeno otto milioni di ettari – il 14 per cento del totale – sono stati abbandonati o sono stati acquisiti illegalmente, spesso per essere sfruttati attraverso attività minerarie. La maggior parte delle persone sfollate apparteneva alle comunità contadine, native e dei discendenti africani. La loro intera esistenza dipendeva dai prodotti delle terre.

Nel corso degli anni, le autorità colombiane hanno concesso licenze a compagnie minerarie e di altro genere per sfruttare quelle terre e le loro risorse naturali. Nel caso delle comunità native e dei discendenti africani, ciò è spesso avvenuto senza consultazione adeguata e senza ottenere il loro consenso preventivo, libero e informato.

Nel 2012 il governo ha avviato un programma di restituzione delle terre e riparazione per alcune delle vittime del conflitto armato. Si è trattato di un significativo passo avanti ma è stato attuato in modo insufficiente e con lentezza.

Poche, infatti, delle persone che reclamano di rientrare in possesso delle loro terre sono riuscite a tornarvi e riprenderne legalmente la proprietà, con uno scarso sostegno da parte delle autorità.

Inoltre, nuove norme introdotte di recente potrebbero rendere più complicato il recupero delle terre e il loro effettivo controllo. La legge 1753 approvata dal Congresso nel giugno 2015, rischia di favorire l’avvio di operazioni da parte delle compagnie su terre acquisite indebitamente o il controllo delle quali è stato assicurato attraverso violazioni dei diritti umani, tra cui le terre collettive delle comunità native e dei discendenti africani.

Dal 2008, le autorità colombiane hanno registrato richieste di avvio di attività minerarie e concesso le relative licenze su oltre il 60 per cento delle terre della comunità nativa di Alto Andágueda, nella regione nordoccidentale di Chocó, il ché pone a rischio la stessa esistenza della comunità.

Tuttavia, nel settembre 2014 proprio Alto Andágueda è stata protagonista della prima sentenza avente per oggetto la restituzione delle terre native.

La sentenza ha dato speranza a migliaia di persone costrette a lasciare le loro terre a causa della violenza delle forze di sicurezza, dei paramilitari e della guerriglia. Purtroppo le autorità non hanno dato attuazione a molte delle misure di restituzione ordinate dalla sentenza.

Per le comunità di contadini, per quelle native e per quelle di discendenza africana l’accesso alla terra non è un capriccio ma un elemento intrinseco della loro identità e della loro esistenza come comunità. Non favorendo il ritorno sostenibile di queste comunità sulle loro terre, le autorità colombiane stanno condannando migliaia di persone a vivere in povertà e a continuare a subire violazioni dei diritti umani‘ – ha concluso Guevara Rosas.