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Il 31 agosto la Corte europea dei diritti umani ha concluso che le autorità russe non hanno indagato adeguatamente sul rapimento e l’assassinio, avvenuti in Cecenia nel 2009, della difensora dei diritti umani Natalia Estemirova.
Esponente dell’ong “Memorial” in Cecenia, Estemirova si era occupata delle gravi violazioni dei diritti umani – tra cui sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e torture – commesse dalle forze russe durante il secondo conflitto della Cecenia (1999-2009). In questo modo si era attirata critiche e minacce da parte di varie autorità locali, compreso il leader ceceno Ramzan Kadyrov.
Il 15 giugno 2009 fu rapita da uomini armati nel centro della capitale cecena Grozny. Venne ritrovata uccisa il giorno stesso nella vicina Inguscezia. Nessuno è stato mai portato di fronte alla giustizia.
“La sentenza della Corte europea mette in evidenza l’impunità per l’omicidio di Estemirova e la cinica mancanza di azione da parte delle autorità russe. Nei 12 anni trascorsi da questo assassinio le autorità russe non solo non hanno identificato e portato a processo i responsabili ma sono anche rimaste silenti e compiaciute quando altri difensori dei diritti umani in Cecenia sono stati attaccati, minacciati, perseguitati giudiziariamente e persino uccisi, come nel 2019 Zarema Sadulaeva e suo marito Alik Dzhabrailov”, ha dichiarato Denis Krivosheev, direttore ad interim di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale.