COVID-19: la decisione ministeriale dell’OMC sull’Accordo TRIPS non stabilisce delle regole che potrebbero salvare vite umane

20 Giugno 2022

@Renata De Souza

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In risposta alla decisione ministeriale in materia di Accordo TRIPS, adottata dall’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) in data 17 giugno 2022, Tamaryn Nelson, ricercatrice di Amnesty International sui diritti economici, sociali e culturali ha dichiarato:

“A più di due anni dallo scoppio della pandemia da COVID-19, l’OMC non ha ancora apportato i cambiamenti necessari a garantire l’accesso a prodotti sanitari di vitale importanza alle persone che ne avrebbero maggiormente bisogno”.

Secondo i termini della decisione in oggetto, centinaia di milioni di persone provenienti da Paesi in via di sviluppo continueranno a vedersi negato l’accesso a tali prodotti.

“Questa decisione difficilmente potrà fare la differenza nell’ambito dell’accesso globale ai vaccini contro il COVID-19, e il fatto che l’OMC abbia rinviato di ulteriori sei mesi la decisione sull’estensione dell’accordo ai prodotti diagnostici e terapeutici, dimostra come l’organizzazione non voglia prendere atto della realtà dei fatti”.

“Oltre a non fornire una reale risposta alla pandemia da COVID-19, questa decisione sottintende che i diritti di proprietà intellettuale abbiano più importanza dei diritti alla salute e alla vita. Dopo oltre 18 mesi di discussioni, l’OMC ha perso l’opportunità di usare il suo potere per stabilire regole commerciali globali in grado di salvare vite umane, creando un precedente preoccupante per la cooperazione internazionale, in vista di possibili future emergenze di salute pubblica”.

 

Background

L’Accordo TRIPS dell’OMC stabilisce gli standard minimi di molte forme di proprietà intellettuale come i diritti d’autore, i marchi, i brevetti, le informazioni non divulgate (compresi i segreti commerciali e i dati sperimentali) e le pratiche anticoncorrenziali.

Poiché i diritti di proprietà intellettuale possono creare ostacoli all’accesso tempestivo ai prodotti sanitari, l’Accordo TRIPS prevede delle clausole di salvaguardia, anche note come clausole di flessibilità, che permettono agli Stati di modificare le proprie leggi e adottare determinate misure per affrontare le emergenze sanitarie, ad esempio attraverso il rilascio di licenze obbligatorie che consentano a un’azienda di produrre un farmaco senza rispettare le norme sulla proprietà intellettuale.

La pandemia da COVID-19 ha sollevato dubbi in merito all’efficacia delle clausole di flessibilità davanti a bisogni urgenti: infatti, generalmente, esse si applicano paese per paese, caso per caso, farmaco per farmaco e prevedono importanti requisiti di rendicontazione.

Nell’ottobre 2020, l’India e il Sudafrica hanno chiesto una deroga temporanea (IP/C/W/669) alle protezioni della proprietà intellettuale, per consentire ai Paesi di produrre più facilmente i prodotti COVID-19. Sebbene la loro proposta abbia ricevuto il sostegno di oltre 100 Paesi, la bozza si è arenata a causa dell’opposizione di un piccolo gruppo di Stati ricchi.

Successivamente, è stata posta in discussione una nuova bozza di decisione ministeriale, basata sulle proposte dell’Ue e promossa dal Direttore generale dell’OMC (WT/MIN(22)/W/15), e tale proposta è stata adottata nell’ambito della 12° Conferenza ministeriale dell’OMC (MC12), che si è svolta tra il 12 e il 17 giugno 2022.

Il contenuto della decisione, più che prevedere una deroga alle protezioni della proprietà intellettuale, fornisce alcuni chiarimenti riguardo alle clausole di flessibilità e prevede un’eccezione limitata alle restrizioni all’esportazione di vaccini COVID-19, per la durata di cinque anni.