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Un’altra storia di vergognoso accanimento contro il volontariato dedito all’accoglienza e di criminalizzazione della solidarietà in Europa è terminata bene.
Il 29 gennaio i cosiddetti “15 di Stansted” hanno vinto il ricorso in appello: quando nel 2017 penetrarono all’interno dell’aeroporto londinese per impedire l’espulsione di 60 migranti a bordo di un volo charter con destinazione Ghana e Nigeria non commisero alcun reato.
In primo grado non era andata così. Inizialmente accusati di “invasione aggravata di proprietà privata”, i 15 attivisti erano stati imputati di un reato previsto dalle norme antiterrorismo britanniche, “messa in pericolo della sicurezza di uno scalo aeroportuale”, per il quale è previsto persino l’ergastolo.
Nel febbraio 2019 tre dei 15 erano stati condannati a pena detentiva, poi sospesa, e gli altri 12 erano stati assegnati ai servizi comunitari.
Va sottolineato che l’azione dei “15 di Stansted” ebbe successo, perché nessun venne espulso: da allora, almeno quattro dei 60 migranti hanno ottenuto un permesso di soggiorno e sulle richieste di permanenza degli altri nel Regno Unito si attende ancora una pronuncia.
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