©MOHAMED EL-SHAHED/AFP via Getty Images)
Tempo di lettura stimato: 3'
Scade oggi, 12 aprile, il periodo a disposizione delle organizzazioni non governative (Ong) indipendenti egiziane per registrarsi ai sensi della repressiva legge sulle Ong del 2019. Chi non si sarà adeguato entro tale termine, ha ammonito il 5 aprile la ministra della Solidarietà sociale, rischia la chiusura: è il caso di molte Ong che forniscono assistenza legale gratuita e si occupano di diritti umani.
La ministra ha dichiarato che, alla data del 5 aprile, si erano registrate 35.653 Ong. In precedenza, le autorità avevano comunicato che in Egitto operavano 52.500 gruppi della società civile.
La legge, contestata dalle Ong locali e internazionali così come dalle Nazioni Unite, conferisce alle autorità poteri molto ampi in materia di registrazione, scioglimento e controlli sul finanziamento e sulle attività delle Ong; limita il loro campo d’azione allo “sviluppo della società”, una formulazione molto vaga che potrebbe escludere le attività in favore dei diritti umani; vieta, infine, di svolgere ricerche e pubblicarne le conclusioni senza la preventiva autorizzazione del governo.
Molte delle Ong che si sono già registrate hanno lamentato ritardi nell’approvazione, se non direttamente la bocciatura, di progetti e finanziamenti.
Negli ultimi nove anni le autorità egiziane hanno intensificato la repressione, tra indagini, processi e arresti illegali, nei confronti delle Ong egiziane.
L’indagine, iniziata oltre dieci anni fa e nota come “caso 173/2011” sui finanziamenti dall’estero, vede ancora coinvolti 15 operatori e operatrici di Ong tra i quali Mohamed Zaree (direttore dei programmi dell’Istituto di studi sui diritti umani del Cairo), Aida Seif al-Dawla, Madga Adly e Suzan Fayan (del Centro al-Nadeem per la riabilitazione delle vittime di tortura), Hossam Bahgat (direttore dell’Iniziativa egiziana per i diritti personali) e Gamal Eid (direttore della Rete araba per l’informazione sui diritti umani, costretta a chiudere nel 2022 dopo 18 anni).
Tutte le persone indagate non possono viaggiare all’estero e sono sottoposte al congelamento dei beni.
Parecchi operatori di Ong sono ingiustamente in carcere. Mohamed Baker, fondatore e direttore del Centro Adalah per i diritti e le libertà, in carcere dal 29 settembre 2019, è stato condannato alla fine del 2021 a quattro anni di reclusione, al termine di un processo gravemente iniquo, per “diffusione di notizie false”, nient’altro che ricerche sulla situazione delle prigioni e sull’uso della pena di morte.
Il 5 marzo 2023 un tribunale d’emergenza ha condannato Ezzat Ghoniem, fondatore del Coordinamento egiziano per i diritti e le libertà, e altri 29 imputati a pene da cinque anni all’ergastolo a causa delle loro attività in favore dei diritti umani.