Egitto, un altro ‘punto in basso’ sulle restrizioni alle Ong

21 Febbraio 2013

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Amnesty International ha definito un altro ‘punto in basso’ per la libertà d’associazione in Egitto l’intento delle autorità del Cairo di proibire i contatti delle Organizzazioni non governative (Ong) locali e quelle internazionali in assenza di autorizzazione da parte degli organismi di sicurezza.

In una lettera all’Organizzazione egiziana per i diritti umani, il ministro per la Sicurezza e gli affari sociali ha comunicato le istruzioni ricevute dal primo ministro, in base alle quali  ‘a nessuna entità locale’ è consentito di entrare in alcun modo in contatto con ‘entità internazionali’ senza il permesso degli ‘organismi competenti per la sicurezza’.

Amnesty International ha avuto una copia della lettera.  Il linguaggio vago usato nei confronti delle  ‘entità internazionali’ è probabilmente voluto per includere sia organizzazioni internazionali per i diritti umani che gli organismi delle Nazioni Unite.

‘Le Ong Egitto subiscono già restrizioni sconcertanti,  ma questa disposizione rappresenta un nuovo  punto in basso’ – ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord  di Amnesty International.’ È un indicatore allarmante di quello che potrebbe succedere ai gruppi che si occupano di diritti umani sulla base della nuova legge del governo’.

Già nell’attuale legislazione sono previsti numerosi ostacoli per le Ong, come le restrizioni per la registrazione e per ottenere finanziamenti stranieri.  Le nuove proposte legislative esaminate da Amnesty International rafforzano ulteriormente i vincoli, in alcuni casi limitando fortemente la capacità delle Ong di condurre missioni d’ inchiesta e altre attività essenziali,  e restringono ulteriormente la possibilità di accedere a finanziamenti.

‘Abbiamo paura che ancora una volta le autorità si stiano preparando attraverso la legge a soffocare la società civile, per prevenire le sue critiche’ – ha commentato Sahraoui.

Dalla ‘rivoluzione del 25 gennaio’ del 2011, le autorità egiziane hanno continuato il giro di vite contro le organizzazioni internazionali e i gruppi per i diritti umani.
Nel luglio 2011, il governo egiziano ha avviato  un’indagine sui fondi stranieri delle Ong,  condotta anche attraverso una serie senza precedenti di raid, nel mese di dicembre, nelle sedi di organizzazioni internazionali e locali. A seguito di quei raid, 43 esponenti di organizzazioni internazionali sono stati rinviato a processo con l’accusa di operare senza la registrazione ufficiale e di ottenere fondi stranieri senza il permesso delle autorità. Amnesty International ha sollecitato le autorità a far decadere tali accuse.

‘Le autorità devono smettere di usare  le organizzazioni indipendenti della società civile come capro espiatorio di tutti i mali dell’Egitto’ – ha sottolineato  Sahraoui. ‘Vietare i contatti con cosiddette ‘entità’ internazionali richiama le pratiche dell’era Mubarak con le quali l’attuale presidente ha promesso di rompere.’

‘Esortiamo le autorità egiziane a garantire che ogni nuova legge in materia di Ong  sia conforme al diritto internazionale, rispetti i diritti alla libertà di espressione e di associazione e sia fondata su consultazioni trasparenti con organizzazioni per i diritti umani e altre Ong’.
Il governo egiziano si è recentemente attirato altre critiche su un altro disegno di legge che limita la libertà di assemblea e pare che ulteriori leggi restrittive siano in corso di stesura.

L’Organizzazione egiziana per i diritti umani si è vista rifiutare lo scorso anno il permesso  di lavorare su un progetto sul la libertà di associazione.