Filippine: difensori dei diritti umani assassinati, altri a rischio

16 Settembre 2009

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(17 settembre 2009)

Una serie di omicidi politici avvenuti recentemente nelle zone in cui si sono in corso attività controinsurrezionali ha suscitato nuovi timori per l’incolumità dei difensori dei diritti umani e dei leader di comunità delle Filippine. Amnesty International ha chiesto al governo di Manila di fornire protezione alle persone che rischiano di essere i prossimi obiettivi e di avviare indagini rapide, indipendenti, esaurienti ed imparziali sui recenti omicidi.

La strategia controinsurrezionale del governo, che intende ‘stroncare l’insurrezione entro il 2010’, spesso non fa differenza tra i combattenti del Nuovo esercito del popolo (New People’s Army, Npa) e i difensori dei diritti umani che agiscono all’interni di organismi legali e riconosciuti.

 Il 6 settembre, nella provincia di Samar Nord, l’auto di padre Cecilio Lucero, uomo di Chiesa e difensore dei diritti umani, è stata circondata da una trentina di uomini armati. Uno di essi ha spaccato un finestrino e ha ucciso padre Lucero con un colpo di pistola a bruciapelo. Il reverendo, che era capo del dipartimento diritti umani del Centro di azione della Diocesi di Catarman, aveva denunciato violazioni dei diritti umani commesse nella provincia dai gruppi armati e dalle forze di sicurezza.

Il giorno prima, nella confinante provincia di Samar, un attivista e contadino di nome Romulo Mendova, era stato assassinato da due uomini a bordo di una motocicletta. In precedenza Mendova era stato convocato a una base dell’esercito perché sospettato di essere coinvolto in un attacco dell’Npa. 
 
Secondo il gruppo per i diritti umani Karapatan, nell’ultimo decennio vi sono stati oltre 1000 omicidi con queste caratteristiche, almeno 34 dei quali solo nella prima metà del 2009.