Francia, rinnovo dello stato d’emergenza: la normalizzazione dei poteri straordinari?

16 Dicembre 2016

© Pierre-Yves Brunaud / Picturetank

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Il 15 dicembre il parlamento francese ha approvato la nuova legge che prolunga lo stato d’emergenza di altri sette mesi, alla fine dei quali i poteri straordinari saranno stati in vigore da 20 mesi.

Lo stato d’emergenza era stato inizialmente dichiarato dal presidente Francois Hollande alcune ore dopo i sanguinosi attentati di Parigi del 13 novembre 2015, dando attuazione a una legge introdotta nel 1955 durante la guerra d’Algeria che conferisce al ministero dell’Interno e alle autorità di governo locali ampi poteri di perquisizione e di limitazione della libertà di movimento senza mandato giudiziario.

Il ministro dell’interno francese Bruno LeRoux ha giustificato l’estensione dello stato d’emergenza affermando che la minaccia del terrorismo rimane “estremamente alta”, soprattutto nell’imminenza di “un intenso periodo elettorale” che vedrà svolgersi tra aprile e luglio del 2017 le elezioni presidenziali e quelle parlamentari.

“Di rinnovo in rinnovo, lo stato d’emergenza sta lentamente diventando la norma e questo è un pericolo per una democrazia basata sullo stato di diritto. Dato che il terrorismo rimarrà probabilmente una minaccia nel lungo termine, le autorità francesi dovrebbero riflettere seriamente se affidarsi a misure eccezionali piuttosto che tornare alle norme esistenti” – Nadim Houry, direttore del programma terrorismo e antiterrorismo di Human Rights Watch

La legge che estende lo stato d’emergenza limita il periodo di arresti domiciliari a 12 mesi, a meno che il Consiglio di stato – il massimo organo della giustizia amministrativa francese – non approvi un’ulteriore estensione di tre mesi. Delle 95 persone sottoposte agli arresti domiciliari alla data del 6 dicembre, 37 lo erano da un anno o più.

Secondo la commissione parlamentare incaricata di supervisionare l’applicazione dello stato d’emergenza, dal novembre 2015 sono state condotte 4292 perquisizioni di abitazioni private senza mandato, sono stati ordinati 612 arresti domiciliari ed effettuati 1657 controlli d’identità e fermi ai posti di blocco stradali.

Queste misure hanno dato luogo soltanto a 61 indagini per terrorismo, 20 delle quali sulla base del reato generico di “associazione criminale con un’impresa terroristica” e le restanti 41 per il reato minore di “apologia del terrorismo”.

L’unità antiterrorismo presso la procura della Repubblica ha nello stesso periodo, e senza applicare le norme dello stato d’emergenza, aperto 169 indagini.

La stessa commissione parlamentare ha recentemente ammesso che le perquisizioni condotte sulla base dello stato d’emergenza hanno contribuito solo “modestamente” all’attività dell’unità antiterrorismo. In precedenza, nel luglio 2016, la commissione d’inchiesta sugli attentati del novembre 2015 aveva dichiarato che lo stato d’emergenza aveva avuto un “impatto limitato” sul rafforzamento della sicurezza.

La Francia ha già a disposizione un’ampia legislazione antiterrorismo, molte norme della quale contengono disposizioni problematiche rispetto ai diritti umani circa indagini, arresti e procedimenti giudiziari nei confronti di persone sospette. Dopo gli attentati del novembre 2015, i poteri previsti dalle leggi ordinarie antiterrorismo sono stati ampliati.  Nell’agosto 2016, il sito del governo francese che informa sul contrasto al terrorismo sottolineava che il governo aveva “completato il suo apparato legale e posto in essere un rafforzamento senza precedenti delle forze di polizia, dell’apparato giudiziario, delle forze armate e dei servizi segreti”.

Nel febbraio 2016, in occasione della seconda estensione dello stato d’emergenza, il Consiglio di stato aveva ammonito che “uno stato d’emergenza rimane uno ‘stato di crisi’ che è di per sé temporaneo. Di conseguenza, i suoi rinnovi non dovrebbero essere a tempo indefinito”.

Secondo il diritto internazionale, durante lo stato d’emergenza i governi possono temporaneamente limitare alcuni diritti – tra cui quelli alla libertà di movimento, di espressione e di associazione – ma sono nella misura in cui ciò sia strettamente necessario rispetto a quanto esige la situazione”. I governi devono assicurare che tali misure siano proporzionali rispetto al loro obiettivo e che i poteri di emergenza non siano applicati in modo discriminatorio e non stigmatizzino determinati gruppi etnici, religiosi o sociali.

“L’estensione decisa il 15 dicembre rischia di trasformare una generica minaccia alla sicurezza in un costante stato d’emergenza. Il prolungato uso di poteri esecutivi sproporzionati e scarsamente controllati sta dando luogo a tutta una serie di violazioni dei diritti umani. Nel lungo termine, la scelta tra diritti e sicurezza che viene presentata alla popolazione francese si rivelerà falsa” – John Dalhuisen, direttore per l’Europa di Amnesty International