Guantanamo, 84 detenuti in sciopero della fame

23 Aprile 2013

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Amnesty International ha chiesto alle autorità statunitensi di porre immediatamente fine alla detenzione a tempo indeterminato dei detenuti di Guantánamo, oltre la metà dei quali (84 su 166) è in sciopero della fame.

I primi rifiuti di assumere cibo sono iniziati a febbraio, come forma di protesta nei confronti di perquisizioni arbitrarie nelle celle e del peggioramento delle condizioni di detenzione.

Le autorità militari hanno dapprima rigettato i reclami dei detenuti per poi ammettere l’esistenza di un senso di disperazione tra i detenuti, che si sentono abbandonati dopo che l’amministrazione Usa ha deciso di rinunciare alla chiusura di Guantánamo.

Il 22 marzo Amnesty International aveva scritto al segretario alla Difesa, Charles Hagel, esprimendo preoccupazione per la salute e il benessere dei detenuti e chiedendo all’amministrazione Usa di trovare una soluzione, insieme al Congresso, per rendere nuovamente prioritaria la soluzione dei casi giudiziari dei detenuti e chiudere Guantánamo.  Non vi è stata ancora risposta.

Secondo fonti militari, 16 detenuti in sciopero della fame vengono alimentati tramite cannula e altri cinque sono stati ricoverati in ospedale.

Il tema dell’alimentazione forzata solleva questioni di etica medica e chiama in causa il consenso informato del paziente. L’alimentazione artificiale e obbligata costituisce un trattamento crudele, disumano e degradante qualora sia eseguita in modo da causare dolore e sofferenza non necessarie.

Dal 2002, a Guantánamo sono stati detenuti 779 uomini, 166 dei quali sono ancora all’interno del centro di detenzione. Circa 600 detenuti sono stati rilasciati e trasferiti in altri paesi. Sette detenuti sono stati condannati dalle commissioni militari, cinque dei quali a seguito di patteggiamenti preprocessuali che hanno dato luogo a sconti di pena in cambio dell’ammissione di colpevolezza. Dei sette condannati, quattro sono stati rimpatriati. Sei detenuti stanno attualmente subendo un processo iniqui di fronte alle commissioni militari. Nove detenuti sono morti in custodia. Nel 2010, l’amministrazione Usa ha reso noto che 48 detenuti saranno trattenuti a tempo indeterminato, ovvero né rilasciati né processati.