Tempo di lettura stimato: 3'
Per la prima volta in 30 anni le autorità di Hong Kong hanno vietato, citando le misure di distanziamento sociale per il contrasto al Covid-19, lo svolgimento della tradizionale commemorazione di Victoria Park in ricordo del massacro di Pechino del giugno 1989.
“Il Covid-19 non può essere usato come scusa per stroncare la libertà d’espressione. Le autorità di Hong Kong dovrebbero piuttosto collaborare a realizzare una cerimonia in regola con le disposizioni sul distanziamento sociale piuttosto che vietarla. Se c’è un giorno in cui i cittadini di Hong Kong dovrebbero poter esercitare il loro diritto di manifestazione pacifica, è proprio il 4 giugno“, ha dichiarato Joshua Rosenzweig, vicedirettore di Amnesty International per l’Asia orientale e sudorientale.
“Nelle ultime settimane la polizia di Hong Kong ha ripetutamente reagito alle manifestazioni pacifiche con arresti arbitrari di massa e uso eccessivo della forza, compresi i gas lacrimogeni e pallottole al pepe. Definendo ‘illegale’ questa importante ricorrenza, la polizia di Hong Kong ancora una volta vuole esacerbare gli animi impedendo a migliaia di persone di accendere una candela per ricordare i loro cari uccisi nei terribili fatti del 4 giugno 1989“, ha prosegiuto Rosenzweig.
“Con questo divieto e una disastrosa legislazione sulla sicurezza nazionale alle porte, chissà se in futuro le commemorazioni di Tiananmen potranno mai svolgersi“, ha concluso Rosenzweig.
Ulteriori informazioni
Il divieto di riunione di più di otto persone resta in vigore fino al 5 giugno. A Hong Kong nelle ultime sei settimane sono stati registrati 10 casi di positività al Covid-19.
Mercoledì 27 maggio la polizia ha sparato indiscriminatamente pallottole al pepe per disperdere una manifestazione procedendo a oltre 300 arresti arbitrari.
Le proteste a Hong Kong si sono nuovamente riaccese nelle ultime settimane a seguito dell’imposizione, da parte del governo di Pechino, di una serie di norme sulla sicurezza nazionale e della proposta di legge, da parte delle autorità locali, che criminalizzerebbe la ridicolizzazione dell’inno nazionale cinese.
A maggio il governo di Macao aveva vietato la consueta mostra fotografica annuale in memoria delle vittime di Tiananmen nonostante non fossero in vigore misure di distanziamento sociale.