In caso di ulteriore conflitto armato in Ucraina, conseguenze devastanti per i diritti umani di milioni di persone

28 Gennaio 2022

@Photo: Russian Defense Ministry Press Service / Handout/Anadolu Agency via Getty Images

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Di fronte alla crescente minaccia dell’uso della forza militare da parte della Russia, Amnesty International ha ammonito che un’altra escalation del conflitto armato in Ucraina avrebbe conseguenze devastanti per i diritti umani nella regione: minaccerebbe le vite civili, i beni di sussistenza e le infrastrutture, produrrebbe un’acuta crisi alimentare e potrebbe causare sfollamenti di massa.

In Ucraina si registra già un impatto negativo sui diritti economici e sociali: i prezzi dei generi alimentari e dei beni di prima necessità, compresi i medicinali, sono aumentati a detrimento dei diritti alle cure mediche e a un adeguato standard di vita, soprattutto delle persone anziane, di quelle giovani e di quelle a basso reddito.

Anche il diritto all’istruzione risulta penalizzato a causa della chiusura a intermittenza delle scuole, durante le ultime due settimane, per motivi di sicurezza.

In Russia il valore del rublo è raddoppiato e i prezzi sono in crescita.

“La minaccia dell’uso della forza militare da parte della Russia sta già danneggiando i diritti umani di milioni di persone in Ucraina e altrove”, ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

“Le conseguenze dell’uso effettivo della forza militare sarebbero probabilmente devastanti. La recente storia dell’Ucraina è punteggiata da conflitti con le truppe russe, nella regione dell’Ucraina orientale del Donbass e in occasione dell’annessione illegale della Crimea. Comunità sono rimaste divise, vite sono andate in frantumi, le forze armate hanno calpestato impunemente i diritti dei civili. È il momento di spezzare questo circolo vizioso”, ha aggiunto Callamard.

Nei conflitti armati i civili devono essere protetti e chiunque commetta violazioni dev’essere chiamato a renderne conto. Amnesty International monitorerà da vicino la situazione, per denunciare violazioni del diritto internazionale umanitario (le cosiddette leggi di guerra) e del diritto internazionale dei diritti umani ad opera di tutte le parti.

Nel 2014-2015, nella fase peggiore del conflitto nel Donbass tutte le parti hanno violato il diritto internazionale umanitario costringendo alla fuga oltre un milione di persone. Vi sono stati 13.000 morti e il loro numero è ancora in aumento.

L’esercito russo: una litania di violazioni 

Considerata la mancanza di rispetto per il diritto internazionale mostrata negli ultimi anni dalle truppe russe anche in altri contesti, rimasta peraltro impunita, Amnesty International è estremamente preoccupata che la storia si ripeta.

Ad esempio, nel 2015 in Siria una serie di attacchi aerei russi su zone abitate di Homs, Idlib e Aleppo ha causato la morte di almeno 200 civili. Nel 2020, sempre in Siria, l’aviazione russa ha preso di mira edifici scolastici e ospedali, alcuni dei quali le Nazioni Unite avevano dichiarato che avrebbero dovuto essere protetti da ogni attacco.

Nel conflitto dell’Ucraina orientale, le forze separatiste sostenute dalla Russia hanno violato il diritto internazionale umanitario usando armi imprecise contro centri abitati. Lo stesso hanno le forze ucraine. Abitazioni e strutture civili sono state utilizzate per immagazzinare armi e lanciare attacchi.

“La storia degli interventi militari russi in Ucraina e in Siria e della campagna militare in Cecenia è segnata dal palese disprezzo per il diritto internazionale umanitario. L’esercito russo ha ripetutamente violato le leggi di guerra non proteggendo i civili e persino attaccandoli direttamente. Le forze russe hanno lanciato attacchi indiscriminati, usato armi vietate e a volte colpito intenzionalmente civili e obiettivi civili rendendosi in questi casi responsabili di crimini di guerra”, ha commentato Callamard.

Amnesty International è anche particolarmente preoccupata dalla prospettiva che si creino nuove milizie nel territorio ucraino. I gruppi armati del Donbass, sostenuti dalla Russia, sono noti per il loro disprezzo per le norme del diritto internazionale umanitario e per l’impunità di cui godono, al pari dei gruppi paramilitari favorevoli al governo dell’Ucraina.

Una potenziale crisi dei rifugiati

Il conflitto dell’Ucraina orientale ha provocato, tra il 2014 e il 2015, una crisi dei diritti umani di ampie proporzioni, le cui conseguenze si avvertono acutamente ancora oggi. Milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro abitazioni e chi è tornato o è rimasto nelle zone di conflitto vive un’esistenza precaria, poiché l’economia della regione è devastata. Vi sono state centinaia di esecuzioni extragiudiziali e di altre uccisioni illegali, nonché torture, rapimenti, sparizioni forzate e arresti arbitrari ad opera dei separatisti come delle forze governative.

Secondo il ministro delle Politiche sociali dell’Ucraina, vi sono ancora un milione e 450.000 sfollati interni dalla regione del Donbass e dalla Crimea occupata.

“È tremendo immaginare quale dimensione potrebbe raggiungere la crisi dei rifugiati in caso di escalation delle ostilità in Ucraina. Si tratterebbe di un disastro umanitario su scala continentale, con milioni di persone in cerca di protezione negli stati europei circostanti”, ha sottolineato Callamard.

“L’Ucraina è attualmente luogo di arrivo per coloro che fuggono in cerca di protezione dalla Russia, dalla Bielorussia e dagli stati dell’Asia centrale. Se la Russia dovesse usare la forza militare contro l’Ucraina, dovrebbero cercare rifugio altrove”, ha proseguito Callamard.

L’impatto sulla regione e altrove

Il conflitto comprometterebbe il rispetto dei diritti umani nel caso, probabile, di protratte azioni di guerriglia in Ucraina, accompagnate da flussi illeciti di armi, dall’arrivo di militari al soldo di agenzie private che non risponderebbero a nessuno del loro operato e dal complessivo aumento della violenza e dell’impunità. La devastazione economica e le sue ripercussioni in Europa, per via delle forniture di gas dalla Russia che passano attraverso i territori ucraini, sarebbero enormi.

“Un altro conflitto armato al centro dell’Europa che coinvolgesse una potenza nucleare e vi trascinasse probabilmente altri stati minaccerebbe l’intero sistema di pesi e contrappesi geopolitici, con implicazioni imprevedibili sui diritti umani a livello globale. Se l’Occidente e la Russia entreranno in una fase più aspra del loro confronto, potranno derivarne un loro intervento più attivo nei conflitti regionali, un uso come arma di guerra delle politiche energetiche e un maggior numero di stati pronti a usare la forza come strumento della loro politica estera”, ha concluso Callamard.