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Amnesty International ha accusato le forze di sicurezza dell’Iran di aver stroncato con la forza illegale, arresti di massa, sparizioni forzate e torture le proteste prevalentemente pacifiche che hanno interessato varie zone del paese nelle ultime settimane.
Secondo immagini e video diffusi sui social media e analizzati da Amnesty International insieme alle testimonianze oculari di tre manifestanti, tre parenti di manifestanti e sei difensori dei diritti umani, il 7 agosto le forze di sicurezza iraniane hanno usato gas lacrimogeni e pallini da caccia contro una manifestazione pacifica dei curdi nella città di Naqadeh, nell’Azerbaigian occidentale, ferendo decine di persone. Molte hanno rinunciato a recarsi negli ospedali per il timore di essere arrestate. Un uomo, Mohammad Alizadeh, è stato ucciso da una persona in abiti civili.
Quel giorno erano presenti sul posto gli agenti dell’unità speciale anti-sommossa della polizia e molte persone in borghese che, per l’abbigliamento e le armi che portavano, sono state identificate come membri della milizia volontaria paramilitare Basij. Altri civili, ritenuti abitanti del luogo, hanno attaccato i manifestanti con lanci di pietre, coltelli e bastoni.
Nelle settimane precedenti, le forze di sicurezza iraniane avevano usato proiettili veri contro le proteste per la mancanza d’acqua nella provincia del Khuzestan e poi in quella del Lorestan. I morti erano stati 11, compreso un ragazzo, e i feriti centinaia. Una protesta solidale svoltasi il 26 luglio a Kermahshah, nell’omonima provincia, era stata repressa con decine di arresti.
Un uomo della provincia del Khuzestan, rilasciato dopo 12 giorni di detenzione in isolamento, ha denunciato di essere stato bendato, preso ripetutamente a schiaffi e costretto a firmare una dichiarazione senza averla potuta leggere.
Altre persone arrestate sono uscite dai centri di detenzione ancora con i segni dei pestaggi sul volto e su altre parti del corpo.
