Tempo di lettura stimato: 2'
Alireza Molla-Soltani, un ragazzo di 17 anni condannato per l’omicidio del campione di sollevamento pesi dell’Iran, è stato impiccato in pubblico a Karaj all’alba del 21 settembre.
Alireza Molla-Soltani era stato condannato a morte per aver accoltellato a morte Ruhollah Dadashi, atleta molto noto nel paese, durante una rissa tra automobilisti avvenuta il 17 luglio. Il ragazzo si era difeso sostenendo di aver agito per autodifesa, dopo che Dadashi lo aveva aggredito. La condanna a morte per ‘omicidio intenzionale’ era stata emessa il 20 agosto e ratificata l’11 settembre.
L’esecuzione è avvenuta a piazza Golshahr, nello stesso luogo in cui era era morto Dadashi.
Un funzionario iraniano ha sostenuto che, siccome l’Iran segue il calendario islamico e gli anni sono più brevi, Alireza Molla-Soltani, nato nel dicembre 1993, era maggiorenne e dunque non c’era alcun motivo per cui l’esecuzione non avesse luogo. Sempre secondo le autorità iraniane, impiccare gli omicidi non significa applicare la pena di morte, trattandosi di una ‘retribuzione’ privata, per ‘lavare’ il sangue della vittima, di cui lo stato non è responsabile.
L’Iran è uno dei pochissimi paesi in cui continuano a essere eseguire condanne a morte di minorenni al momento del reato. Ad aprile, due di essi sono stati messi a morte a Bandad Abbas. Sempre ad aprile,nella provincia del Khuzestan, sarebbe stato messo a morte un sedicenne, Hashem Hamidi.
Dall’inizio del 2011, Amnesty International ha registrato 400 esecuzioni, oltre 30 delle quali avvenute in pubblico. A settembre, le esecuzioni sono state almeno 96.