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Sebbene le autorità dell’Iraq avessero assicurato ad Amnesty International che ogni sfollato dai luoghi di conflitto sarebbe ritornato su base volontaria, le notizie provenienti da Hamman al-Alil, un campo nei pressi di Mosul, lasciano intendere che questa politica sia cambiata.
Il 28 agosto centinaia di persone, per lo più donne e bambini, sono state caricate sugli autobus e riportate ad Hawija, nella provincia settentrionale di Kirkuk, una città in larga parte in macerie.
Molte di queste persone non hanno più una casa dove abitare e sono destinate ad avere enormi problemi nell’accedere ad acqua potabile, cure mediche e corrente elettrica.
Negli ultimi anni, Amnesty International ha documentato sgomberi, arresti, episodi di violenza sessuale e di discriminazione nei confronti delle famiglie tornate nei luoghi di origine, soprattutto se sospettate di aver avuto legami con lo Stato islamico.
A queste persone vengono spesso negati nuovi documenti d’identità al posto di quelli andati distrutti o smarriti.