La Cina rischia di legalizzare le sparizioni

6 Marzo 2012

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Amnesty International ha inviato un memorandum al Congresso nazionale del popolo chiedendo di respingere uno tra i i molti emendamenti al codice di procedura penale che rischia di rendere legale la detenzione segreta e, di fatto, la sparizione nelle mani della polizia di persone ritenute politicamente ‘sovversive’.

L’accusa di ‘minaccia alla sicurezza nazionale’ è da tempo usata dalle autorità cinesi contro chi critica in modo pacifico il governo. La nuova bozza di codice di procedura penale priverebbe le persone sospettate di questo reato, di ‘terrorismo’ e di ‘crimini gravi’ di alcuni diritti fondamentali, tra cui quello di informare i familiari sulla detenzione e di poter contattare un avvocato.

Il memorandum sollecita inoltre il Congresso nazionale del popolo a introdurre nel codice di procedura penale il diritto a non rispondere, il principio della presunzione d’innocenza fino a prova contraria e specifiche misure per impedire l’abuso delle intercettazioni nel corso delle indagini.

Nel memorandum, Amnesty International manifesta apprezzamento per alcune proposte di riforma relative alla tutela dei minori e delle persone con disabilità mentale e, in particolare, l’esclusione delle prove ottenute illegalmente dai processi penali e dai ricorsi in appello contro le condanne a morte.

Nell’ultimo anno, le autorità cinesi hanno represso le richieste pacifiche di una ‘rivoluzione gelsomino’ ispirata alle manifestazioni del Medio Oriente e dell’Africa del Nord, imprigionando arbitrariamente decine di attivisti. Alcuni di essi sono stati posti in detenzione segreta, picchiati e torturati.