La morte di Stefano Cucchi

2 Novembre 2009

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Dichiarazione della Sezione Italiana di Amnesty International sulla morte di Stefano Cucchi

(2 novembre 2009)

La Sezione Italiana di Amnesty International esprime preoccupazione per le informazioni emerse sinora relativamente alla morte di Stefano Cucchi e chiede che essa sia oggetto di indagini approfondite, efficaci e imparziali. 
 
Le autorità italiane dovrebbero favorire l’accertamento della verità e scongiurare il più possibile ogni rischio di impunità, garantendo una collaborazione piena e attiva alle indagini e dichiarando apertamente che è interesse delle istituzioni fare piena luce su quanto accaduto a Stefano Cucchi, accertare le eventuali responsabilità e condurre davanti alla giustizia le persone indiziate di comportamenti criminali.
 
La Sezione Italiana di Amnesty International ricorda che l’Italia non si è ancora dotata di un organismo indipendente di monitoraggio sui diritti umani, né di meccanismi di prevenzione dei maltrattamenti nei luoghi di detenzione, non avendo peraltro ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, il quale richiede una disamina regolare del trattamento delle persone private della libertà. 
 
‘Lo stato è responsabile della tutela dei diritti umani di tutte le persone, comprese coloro che si trovano sottoposte al controllo delle forze di polizia. Queste ultime, a loro volta, hanno la responsabilità di fare uso della forza entro i limiti di legalità, necessità e proporzionalità richiesti dal diritto e dagli standard internazionali sui diritti umani. Quando una persona si trova in stato d’arresto, le forze di polizia hanno l’obbligo di proteggerla dai maltrattamenti’ –
ha dichiarato Christine Weise, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. ‘Ogniqualvolta emergano dubbi circa l’effettivo rispetto di tali obblighi, indagini efficaci sono necessarie per garantire che la giustizia faccia il suo corso’.