Tempo di lettura stimato: 5'
Amnesty International ha sollecitato la Russia e altri paesi che possono esercitare influenza sulla Siria ad agire per porre immediatamente fine ai bombardamenti sulla città di Homs.
Dal 3 febbraio, oltre 200 persone, per lo più civili privi di armi, sono state uccise a seguito dei bombardamenti o dei colpi dei cecchini.
L’offensiva militare contro Homs è proseguita senza sosta ed è persino aumentata d’intensità durante la visita a Damasco del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, che il 7 febbraio ha incontrato il presidente siriano Bashar al-Assad. Amnesty International ha chiesto alla Russia di dire in modo chiaro, in forma pubblica o privata, al governo siriano che gli attacchi contro Homs devono cessare immediatamente.
L’organizzazione per i diritti umani ha anche chiesto alla Lega araba di proseguire i suoi sforzi diplomatici nei confronti della Siria.
La situazione a Homs è critica e sta producendo una grave crisi umanitaria. La Russia ha bloccato il tentativo della comunità internazionale di fermare le massicce violazioni dei diritti umani in Siria, sostenendo di avere un piano migliore per risolvere la crisi. Se così è, sostiene Amnesty International, il governo russo e altri governi che possono essere ascoltati dalla Siria devono fare ogni sforzo per far sì che le autorità di Damasco tengano a freno le loro forze di sicurezza e le obblighino a porre fine all’uso dell’artiglieria pesante sui centri abitati. La Russia dovrebbe anche spiegare al governo siriano che il veto di sabato alla risoluzione del Consiglio di sicurezza non ha dato il via libera a stroncare la resistenza di Homs con ogni mezzo.
Dal 3 febbraio la città di Homs è sottoposta a bombardamenti da parte delle forze governative. Vi sono stati intensi scambi di fuoco coi combattenti antigovernativi che si trovano nella zona. Il governo ha dispiegato carri armati in alcune aree della città, mentre i gruppi armati impiegano kalashnikov e anticarro Rpg.
Amnesty International ha ricevuto finora i nomi di 246 persone uccise a Homs, tra cui almeno 17 bambini. Alcuni degli uccisi erano combattenti armati, ma la maggioranza erano civili privi di armi. Altre centinaia di persone sono rimaste ferite e vengono curate in ospedali di fortuna o nelle loro abitazioni.
Gli abitanti di Homs hanno riferito ad Amnesty International che c’è grande carenza di personale medico, di attrezzature e di medicinali per curare i feriti. Il 6 febbraio un ospedale da campo che prestava cure tanto ai civili quanto ai combattenti è stato colpito dall’artiglieria.
La Syrian News Agency ha affermato che 30 membri dell’esercito e delle forze di sicurezza sono stati sepolti dopo essere stati uccisi da ‘gruppi terroristi’ in varie parti del paese.
Amnesty International è in possesso dei nomi di oltre 5400 persone uccise in Siria nel contesto delle proteste scoppiate nel marzo scorso.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani, in Siria stanno avendo luogo crimini contro l’umanità, come peraltro concluso anche dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta delle Nazioni Unite a novembre. Amnesty International continua a chiedere che la situazione siriana sia deferita alla Corte penale internazionale, che sia imposto un embargo totale sulle armi alla Siria e siano congelati i beni patrimoniali del presidente Bashar al-Assad e dei suoi più stretti collaboratori.
FINE DEL COMUNICATO Roma, 9 febbraio 2012
Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia – Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it