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Circa 1600 migranti attualmente detenuti sull’isola di Lampedusa rischiano il rimpatrio forzato. Secondo quanto reso noto il 23 gennaio dal ministro dell’Interno Maroni, dall’inizio dell’anno sono stati rimpatriati già 150 migranti.
Tutti i migranti attualmente detenuti sull’isola sono a rischio di rimpatrio forzato senza la possibilità di opporsi al rimpatrio nell’ambito di procedure effettive di controllo giudiziario e con il rischio di un mancato accesso alla procedura d’asilo. Qualora rimpatriati in assenza di queste garanzie, potrebbero trovarsi a rischio di subire torture e altre gravi violazioni dei diritti umani.
Il 28 gennaio il ministro dell’Interno ha dichiarato che, in base a un accordo stipulato tra l’Italia e la Tunisia sul rimpatrio dei migranti irregolari, 500 migranti tunisini sarebbero stati rimpatriati nei due mesi successivi. Il 3 febbraio, inoltre, il ministero dell’Interno ha annunciato che 120 migranti irregolari sarebbero stati rimpatriati immediatamente in Tunisia. Non è stato precisato se altri migranti siano stati o sarebbero stati trasferiti in altri centri italiani.
Il centro di detenzione in cui si trovano i migranti è stato costruito per accogliere 850 persone. Il 23 gennaio, l’Ufficio dell’Alto commissariato delle nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) ha espresso preoccupazione sulle condizioni di vita nel centro di detenzione e ha chiesto alle autorità italiane di intraprendere tutte le azioni necessarie per affrontare la difficile situazione umanitaria in cui si trovano i detenuti.
Secondo una dichiarazione rilasciata dall’UNHCR il 9 gennaio, ‘Ai richiedenti asilo deve essere permesso di sbarcare in un posto sicuro dove possano ricevere informazioni sui loro diritti e avere una reale opportunità di formulare una domanda di asilo che venga valutata in base a una procedura equa. Rimandare indietro i rifugiati in paesi dove non possono ottenere un’effettiva protezione, potrebbe rappresentare una violazione degli obblighi internazionali presi dagli Stati di rispettare il principio del non-refoulement (non respingimento)’.
Da dicembre, oltre 1000 persone di diverse nazionalità sono sbarcate sull’isola siciliana di Lampedusa. Secondo dati dell’UNHCR, circa il 75 per cento delle 36 mila persone arrivate in Italia via mare nel 2008 ha presentato domanda d’asilo, a circa la metà è stato accordato lo status di rifugiato o sono state protette dal rimpatrio forzato.
A gennaio il governo ha messo in atto nuove politiche secondo le quali le procedure di identificazione e di asilo vengono svolte mentre i migranti si trovano detenuti sull’isola. Questo trasferimento accresce le diffuse preoccupazioni relative all’accesso a procedure corrette e a una rappresentanza legale adeguata.
Amnesty International sta sollecitando le autorità italiane a non rimpatriare forzatamente nessun migrante in un paese in cui possa rischiare di subire gravi violazioni dei diritti umani, in linea con gli obblighi dell’Italia in quanto stato parte della Convenzione 1951 sui Rifugiati e della Convenzione contro la tortura.
‘ll diritto internazionale sui diritti umani e sui rifugiati obbliga l’Italia a permettere a ogni migrante di chiedere asilo attraverso procedure imparziali e soddisfacenti e a garantire protezione contro il rimpatrio in un paese in cui si troverebbe a rischio di subire gravi violazioni dei diritti umani‘ – ha dichiarato David Diaz-Jogeix, vicedirettore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.