Le armi non uccidono da sole – L’editoriale

2 Luglio 2018

Tempo di lettura stimato: 3'

Cara amica, caro amico,

le armi non uccidono da sole. Non sprigionano il proprio potenziale distruttivo senza che una o più persone abbiano deciso se e come utilizzarle.

Dietro ogni bomba che cade c’è un pilota che la sgancia ma anche un superiore gerarchico che glielo ordina, un governo che ne ha autorizzato l’uso, spesso un altro governo che ne ha permesso l’esportazione, un fabbricante che l’ha prodotta. Dietro ogni arma che uccide ci sono attività e dunque responsabilità umane.

Ciò è vero anche per quegli strumenti che possono essere usati per compiere azioni belliche, pur non essendo finalizzati esclusivamente a tale scopo. I droni, da un certo punto di vista, non sono molto diversi dagli elicotteri. Pilotati da uomini, possono essere usati bene o male, per salvare vite o per distruggerle.

Al di là della “neutralità” dello strumento e della responsabilità umana di chi lo usa, vi sono tuttavia alcuni elementi particolarmente preoccupanti che riguardano i droni. Questi infatti possono trasportare e sganciare bombe senza che lo stato che li impiega corra alcun rischio di subire perdite umane. Potrebbe trattarsi, in un certo senso, di un elemento positivo, se non fosse per il fatto che questo rende enormemente più facile la scelta di farne un uso distruttivo della vita di altri.

Inoltre, i droni sono azionati di solito da grandissima distanza, riducendo al massimo, in chi li pilota, la consapevolezza delle tragedie che da quella bomba sono causate (ancora una volta rendendone più facile l’utilizzo).

L’assenza di costi umani (per lo stato che ne fa uso) e la deresponsabilizzazione degli individui che li azionano rende i droni, se usati come arma, uno strumento di morte assai “funzionale” e dunque ancora più terribile, che causa distruzione e morte.

Per questo Amnesty International ha scelto di documentare l’uso dei droni nell’ambito del programma di uccisioni mirate extraterritoriali degli Stati Uniti e di denunciare l’assistenza fornita a tale programma da diversi stati europei, tra cui l’Italia.

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