Le donne in prima linea nella difesa dei diritti umani

11 Dicembre 2009

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Le donne sono in prima linea nella difesa dei diritti umani

(11 dicembre 2009)

Le donne sopportano il peso maggiore della povertà, della violenza e delle violazioni dei diritti umani. A causa della discriminazione cui vanno incontro in ogni parte del mondo, ne vengono colpite più degli uomini. Oltre il 70 per cento delle persone che vivono in povertà sono donne. Percepiscono solo il 10 per cento del reddito globale ma rappresentano due terzi della forza lavoro del mondo. Producono fino all’80 per cento del cibo ma posseggono solo l’un per cento della terra. Costituiscono i tre quarti della popolazione mondiale analfabeta.

Ma nonostante queste schiaccianti avversità, le donne sono spesso le più attive protagoniste del cambiamento sociale all’interno delle proprie comunità e s’impegnano senza sosta per migliorare le proprie condizioni di vita e quelle dei loro familiari. Le donne sono alla guida dei più popolari e incisivi movimenti per i diritti umani del mondo.

Le donne svolgono un grande ruolo nella difesa dei diritti umani, in particolare nel campo del lavoro, usando metodi non violenti‘ – afferma Gertrude Hambira, segretaria del Sindacato dei lavoratori e delle lavoratrici agricoli e delle piantagioni dello Zimbabwe (Gapwuz). ‘Il nostro sindacato svolge molte campagne, fa formazione e sensibilizzazione stimolando le donne a prendere la parola su questioni che riguardano la loro vita quotidiana‘.

Prima di venire ai nostri centri, le donne non sapevano a chi rivolgersi per difendere i loro diritti. Ora sono molto più consapevoli e informate‘ – dice Zebo Sharifova, presidente della Lega delle donne avvocato. ‘Molte donne che non riescono a trovare una via d’uscita alla violenza domestica finiscono col togliersi la vita. Nei nostri centri abbiamo degli psicologi che si prendono cura di loro. Quando aiutiamo una donna a vincere un processo, vediamo nei suoi occhi la commozione, la gioia e la gratitudine. Abbiamo proposto una Legge sulla protezione dalla violenza domestica e stiamo raccogliendo tantissime firme‘.

Questo impegno in prima linea provoca spesso la dura reazione dei governi.
Quando avevo 20 anni mi hanno rapita e fatta sparire. Poi, nel 2005, mi hanno torturata in mezzo alla strada, spaccandomi tre costole. Poi mi hanno processata e condannata, per false accuse, a sette mesi di carcere‘ – racconta Aminatou Haidar, attivista per i diritti umani dei saharawi.
 
L’occupazione marocchina sta cercando di prosciugare la nostra cultura. Per una donna sahrawi, è difficile difendere i nostri valori in casa e contemporaneamente essere attivista lontano da casa. I nostri figli hanno sempre paura di perderci. Crescono vedendo coi loro occhi l’oppressione della polizia. Immagina un bambino che, invece di disegnare un giocattolo, vede un poliziotto con pistola e manganello picchiare un’altra persona…‘.

Aminatou Haidar attualmente è bloccata all’aeroporto di Lanzarote, nelle isole Canarie, dopo essere stata privata dei suoi documenti dalle autorità marocchine. Dal 15 novembre sta facendo uno sciopero della fame. Amnesty International ha lanciato un’azione urgente affinché la donna possa far rientro nel Sahara occidentale.